Sulle primarie il Pdl come l’Italia agli Europei: vietato fare errori
18 Giugno 2012
La regola aurea la declina Gaetano Quagliariello via twitter: ‘le primarie devono essere aperte, vere, con confronti effettivi e non di facciata’. E vanno fatte subito. Nell’afa meteorologica e in quella politica, il Pdl prova a rimettere in fila le cose per scollarsi dai sondaggi che lo inchiodano al 15 per cento nella peggiore delle analisi, al 18 nella migliore. Doppia password: dentro, primarie di partito e del caso, di coalizione. Fuori, riforme costituzionali. Con Monti, poi, alti e bassi dovuti alle tensioni interne nell’eterna (il gioco di parole calza bene) competizione tra falchi e colombe. In mezzo, due nuove categorie recentemente autoproclamatasi: quelli che…la società civile a prescindere e quelli che….basta sia giovane.
Primarie vere e aperte a tutti. Che significa non solo agli iscritti. Lo ripetono un po’ tutti all’uscita da via dell’Umiltà, dopo aver inaugurato il primo round al tavolo delle regole voluto da Alfano: Meloni, Gelmini, La Russa, Gasparri (solo a scorrere le agenzie di stampa). Il vicepresidente dei senatori pidiellini si spinge un po’ più in là quando dice come la pensa: non solo si devono fare aperte alla partecipazione più ampia e con regole chiare, ma bisogna farle ‘subito’. Il che segnala un cambio di passo o comunque qualcosa in più di un buon proposito, per un partito in calo di zuccheri – alias consensi -, impegnato a costruire un’offerta competitiva e appetibile per un elettorato deluso e molto lontano dal Palazzo. Contenuti e rilancio in vista del 2013.
Che lo dica oggi Quagliariello non sorprende perchè più o meno un anno fa di questi tempi, al Senato depositò un ddl per istituzionalizzare le primarie, cioè regolamentarle per legge. La stessa proposta che alla Camera presentò il capogruppo Cicchitto per la scelta dei candidati alle cariche monocratiche con elezione diretta: sindaco, presidente di provincia e governatore. Cammino dunque già tracciato e che oggi sembra entrato nel lessico di tutti, o quasi, i maggiorenti pidiellini. Scommessa importante. Siamo ai titoli, ora c’è da mettersi d’accordo sul come. Proprio adesso che prima ancora delle regole, nell’agone della competizione partecipativa ci si sono già infilati alcuni contendenti alla leadership, oltre a quello designato naturalmente: Angelino Alfano.
Giancarlo Galan ha rotto gli indugi, in attesa di parlare col segretario, sperando che “non abbia interpretato il mio impegno come mancanza di fiducia nei suoi confronti perché non lo è: lo faccio per dare voce all’area liberale degli esordi, altrimenti poco rappresentata”, spiega alla trasmissione radio “FfSocialClub”, vedi FareFuturo. C’è poi la pasionaria Daniela Santanchè che lavora già alla lista civica, pare con la benedizione del Cav.; in vista quella animalista capitanata dalla Brambilla ma non è chiaro se correrà anche lei alle primarie. Restano appesi i gossip su Feltri che peraltro ha già smentito, mentre Sgarbi sembra a un passo dal dire sì. Come Alessandro Cattaneo, il sindaco-giovane di Pavia, leader dei ‘formattatori’ Pdl che ha detto di essere pronto ma forse, aspetta un cenno da Alfano. Si tira invece fuori, Gianni Alemanno che pure sponsorizza primarie vere e aperte.
Il ‘quasi’ applicato allo stato maggiore del partito, riguarda alcuni colonnelli di An e tra questi Matteoli e La Russa, quest’ultimo a bordo campo perché “non ho la pretesa di rappresentare l’intero partito alle prossime elezioni. E poi perchè, umilmente, mi considero tra quanti hanno avuto un ruolo nella scelta di Alfano, concepita per allungare l’orizzonte temporale del Pdl ben oltre la generazione attuale. Credo che come me la pensino Gasparri, Matteoli, in parte lo stesso Alemanno..”.
Il ‘quid’ sta qui, cioè nel timore che tutta questa corsa a candidarsi possa in qualche modo rallentare il cammino di Alfano. E del resto, La Russa mostra una buona dose di prudenza quando nel dire sì alle primarie avverte: non diventino una ‘fiera delle vanità’. Prudenza anche da Gasparri che vede nello strumento partecipativo un passaggio per rafforzare il partito e aggiunge che Alfano “resta la soluzione ideale per il Pdl”. Sulle posizioni in campo e a bordo campo, svetta un dato: il rinnovamento. Facile da pronunciare, più difficile da perseguire. Ma la strada è segnata e indietro il Pdl non può tornare se non frantumandosi: servono regole, poche ma chiare. E il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Che non è solo quello del 2013.