Sulle riforme, Berlusconi e Veltroni Nemici Amici
01 Dicembre 2007
di redazione
Continuano le trattative tra leader di Forza Italia e quello del neonato Partito Democratico che si sono incontrati ieri a Montecitorio per un faccia a faccia sulle scottanti questioni della riforma elettorale e della fine dell’attuale legislazione.
L’incontro di Montecitorio tra Berlusconi e Veltroni sulla riforma elettorale è finito con un accordo di massima che è stato salutato da Casini come la probabile fine della democrazia dell’alternanza nella quale si “demonizza l’avversario”.
I due avevano preparato a lungo l’incontro di ieri, che è finito con proclamazioni d’intento dall’una e dall’altra parte ma senza un vero e proprio accordo politico da mettere sul tavolo dell’esecutivo Prodi. Berlusconi ha infatti spinto per la riforma della legge elettorale e per il voto al più presto possibile, pur non considerando la data di eventuali elezioni come “una pregiudiziale”. Veltroni mette in chiaro, invece, di voler “tenere distinte la dimensione del governo da quella delle riforme istituzionali. Se le due cose fanno cortocircuito schiantiamo la possibilità di una convergenza”.
Il Cavaliere è il primo a parlare per la stampa alla fine dell’incontro, riassumendo così le posizioni dei rispettivi partiti, precisando che ci sono ostacoli da superare: “penso che siano problemi risolvibili. Concordiamo su diversi punti del modello di Veltroni”.Il leader di Fi ha detto alla stampa di aver confessato al suo interlocutore “la preoccupazione per la crisi nella quale versa il nostro paese per l’obiettiva inadeguatezza di questo governo ad arrivare a quelle riforme che sarebbero necessarie per il futuro dell’Italia. Il primo dovere che abbiamo è uscire da questa situazione e tornare al voto”.
A questo punto è opportuno non farsi venire in testa strane idee sulla Germania e sulla Merkel, perché Berlusconi mette in chiaro: “non si è parlato di grosse koalition nel modo più assoluto. E preciso che anche in passato non ho mai parlato di governo di coalizione, se non quando mi hanno chiesto cosa avrei fatto in caso di una nostra vittoria risicata dopo il voto”.
Per Veltroni esiste uno spazio di manovra laddove “c’è un territorio su cui si può lavorare cioè sulla necessità di un sistema proporzionale, che non rinunci al bipolarismo”. Il Segretario del Pd ha poi aggiunto: “Mai come oggi è di fronte a noi la possibilità di dare a questo paese, nei prossimi 12 mesi, riforme certe e nuove. Questa è la condizione che si è creata”.
Nonostante il deciso “no” di Berlusconi all’ipotesi di una grosse koalition, Casini, intervistato da La Repubblica si invece detto convinto che questo dibattito potrebbe aprire la strada ad una “grande coalizione”. Sul tema delle riforme invece il leader dell’UDC crede che il cavaliere stia cavalcando un destriero sbagliato: “Berlusconi, quando si renderà conto definitivamente che non ci sono le elezioni subito, darà il suo contributo. Per me sarebbe essenziale poter mettere mano ad alcuni interventi: il Senato regionale, il rafforzamento dei poteri del premier, il dimezzamento del numero dei parlamentari”.
Il modello di legge sul quale Berlusconi e Casini potrebbero trovare un punto d’accordo, definitivo Vassallum dal nome dal costituzionalista Sebastiano Vassallo, si trova a metà strada tra il modello tedesco e quello spagnolo. Si tratterebbe si un sistema molto complesso, un mix di maggioritario e proporzionale corretto, che porterebbe a privilegiare i grandi partiti e le coalizioni a discapito delle formazioni più piccole. Dopo la costituzione del Partito Democratico e l’imminente creazione della “creatura di centro destra” da parte di Berlusconi, si va, in pratica, sempre più nella direzione di una vita politica di tipo americano.