“Sulle riforme Casini non ha più alibi. Nel 2013 un leghista premier”

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“Sulle riforme Casini non ha più alibi. Nel 2013 un leghista premier”

30 Dicembre 2010

Casini si decida, una volta per tutte: dentro al governo ma col sì al federalismo; all’opposizione col rischio di perdere pezzi di partito. La Lega non staccherà la spina al premier ma la condizione è che “bisogna poter governare”. Fini? “Chiarisca prima di tutto a se stesso se vuol fare il presidente della Camera o il capo di un partito”. Nessun flirt col Pd, “solo una proposta sulle riforme”. Raffaele Volpi, parlamentare bresciano del Carroccio, uno degli uomini più vicini a Senatur spiega le mosse leghiste nello scacchiere politico dove tra qualche settimana si chiariranno assetti e prospettive, nel governo e in parlamento.

Onorevole Volpi , due bombe carta a Gemonio nel quartier generale di Bossi. Che succede?

Sono gesti vigliacchi che non fanno paura e non fermeranno il lavoro della Lega Nord. Le donne e gli uomini del Carroccio a partire dal Segretario Federale Umberto Bossi che hanno una storia di pervicace determinazione certamente non si intimoriscono per atti inconsulti di intimidazione politica e continueranno con fermezza sulla strada delle riforme e del federalismo. n questi anni abbiamo subito attentati a molte sedi, in Lombardia, Veneto, Emilia e Piemonte ma abbiamo continuato sulla nostra strada con la forza delle nostre idee e la coerenza di un progetto politico forte e sempre più condiviso. La solidarietà che arriva alla Lega è ben accetta ma serve una più ferma condanna di quel latente germe di violenza che anche negli ultimi tempi è stato in parte , da alcuni, giustificato. La politica non ha bisogno di nuovi cattivi maestri che sui disagi degli altri costruiscono spazi pericolosi di protagonismo politico.

Il quadro politico. Cosa sta  combinando la Lega? Cosa c’è dietro a tutto questo iperattivismo e l’occhiolino strizzato al Pd?

Stiamo continuando con fermezza sulla linea delle riforme. Abbiamo sempre detto che è il nostro obiettivo principale. Noi rilanciamo il tavolo delle riforme e prima fra tutte quella del federalismo, invitando tutti a partecipare al di là e al di fuori della polemica politica. E’ sbagliato leggerla come una provocazione.

Perché?

Riteniamo che per cambiare questo paese servono riforme vere. Forse sono gli altri ad accampare scuse dicendo cose sbagliate per sottrarsi alle proprie responsabilità. Si parla tanto di responsabilità, poi quando si propone qualcosa di serie, tutti si arroccano.

A chi si riferisce?

Sicuramente a una parte del Pd e anche all’Udc, seppure sono sicuro che dentro il partito di Casini ci sono molti disponibili a parlare anche di federalismo. Altrimenti, dovrebbero spiegare come mai  l’Udc della Lombardia ha votato il federalismo in Consiglio regionale.

Sì, ma a Roma Casini ha votato contro. Come la mettete?

Probabilmente dovrà fare i conti anche con il disagio interno di quanti non accettano che per solo tatticismo si perda o si rallenti il treno delle riforme. Non per niente, l’Udc ha commissariato molti coordinamenti regionali tra i quali quello della Lombardia.

Udc dentro la maggioranza o all’opposizione?

Casini è un interlocutore importante del presidente del Consiglio. Ovviamente noi stiamo nel governo presieduto da Berlusconi e aspettiamo che la responsabilità dell’uno e dell’altro si esprimano in maniera compiuta con una proposta che finora non c’è stata. 

Ma col leader centrista dialoga anche Calderoli e lo stesso Bossi prima della fiducia tentò una mediazione non solo con Fini ma pure con l’ìUdc. Cosa è cambiato, perché siete diffidenti?

È cambiato che casini ha deciso il matrimonio politico con il siciliano Granata che, a quanto pare,  sta dettando il programma del terzo polo con un’unica parola d’ordine: dobbiamo disfarci di Berlusconi.

Volpi, non ci giri troppo intorno. Voi governate con Berlusconi e l’apertura all’Udc non può essere solo una questione del premier. Così lei sta giocando a scaricabarile.

Noi non facciamo tatticismi, le proposte fatte anche all’Udc sono estremamente chiare.

Cioè?

Sono le proposte rilanciate anche da Calderoli sulle riforme che non sono uno scambio, bensì una proposta politica.

C’è chi considera i messaggi di Calderoli a pezzi del Pd o ai moderati come il tentativo di costruire un fronte largo e bipartisan per incassare il federalismo e preparare il terreno nel caso in cui il governo dovesse cadere, magari giocando la carta Tremonti-premier, gradito alla Lega e pure ad alcuni settori democrat. Cosa risponde?

Non confonderei moderati con riformisti. Il punto centrale è capire chi in questo parlamento, al netto dei proclami vuol fare le riforme. Il tema dei numeri è chiaro ed è il derivato di una situazione politica, ma la proposta è sulle riforme. Alla fine, qualcuno dovrà dire  chi ci sarà per e chi contro le riforme. Peché tutti a parole sono riformisti e moderati, ma poi sembra che in un centrosinistra che guardava al futuro a prevalere sia il conservatorismo. Certamente non possiamo immaginarci che il futuro sia fatto da coloro che dicono no al federalismo, tantomento di quelli che pensano a rottamare un’intera classe politica solo per prenderne il posto.  

E l’idea di Tremonti premier?

Fantapolitica.

Berlusconi ha detto che nel 2013 potrebbe non ricandidarsi. E quello di Tremonti è uno dei più gettonati nel toto-successione.

La lega gradisce molto i suoi uomini, abbiamo ottimi ministri.

L’impressione diffusa è che la Lega in questa fase stia giocando su due tavoli: voto o proseguimento della legislatura a condizione che il federalismo vada in porto.

Il federalismo dovrebbe essere diventato un patrimonio di tutte le forze politiche e in questo senso guardo con interesse alcune nuove espressione politiche che stanno nascendo nel Mezzogiorno tese al superamento dell’assistenzialismo e convinte che il federalismo rappresenti un’opportunità di riscossa. I numeri sono importanti ma lo è anche l’attuazione del programma e rispetto a questo c’è chi ha tradito. Noi diciamo: almeno sul federalismo cerchiamo quelli interessati a farlo.  

Che succede a gennaio? Li avrete i 325 deputati che servono per governare senza inciampi? Bossi ha detto che “i numeri scarseggiano” e che “siamo nella palude romana”.

Se qualcuno pensa di essere più bravo di noi nel percorso per uscire dalla palude immaginandosi numeri e poi essere in grado di dimostrarlo a gennaio, tanto di cappello. Intanto guardiamo con attenzione a cosa farà il gruppo dei ‘responsabili’ guidato da Silvano Moffa, poi su quello si continuerà a ragionare anche sui numeri.

Ma se c’è tutto questo lavorìo per continuare la legislatura perché la Lega insiste col ritorno alle urne?

Semplicemente perché se non ci sono i numeri, è giusto andare a votare. Meglio due mesi di campagna elettorale che due mesi in parlamento ritrovandoci a parlare un’altra volta delle stesse cose senza aver risolto nulla.

Perché avete aperto proprio ora la polemica sul ruolo del presidente della Camera. Nel Pdl alcuni la considerano una mossa per alimentare la tensione, provocare lo scontro, l’incidente e così andare al voto. Che ne pensa?

Credo fosse giusto porre all’attenzione del parlamento una situazione  che è comunque un’anomalia nella storia della Repubblica. La cosa che mi lascia molto perplesso è che chi ha svolto quel ruolo con autorevolezza – penso a Casini o Violante – lo ha fatto evitando eccezioni rispetto a una particolarità che , invece, nel caso di Fini sta emergendo. Il suo rifiuto al dibattito, per quanto possa essere stata una risposta formale, ci sembra inadeguato. Noi abbiamo avanzato solo una proposta, senza alcuna guerra di religione.

Se l’anomalia c’è, cosa vi aspettate nelle prossime settimane dal presidente della Camera?

Si tratta di chiarire se uno quando parla lo fa da presidente della Camera o da capo di un partito. E non può bastare il fatto che si dica ‘Fini lavora correttamente’. Il dato di fondo è che la carica istituzionale presuppone la terzietà. In questo momento è palese che Fini sia il segretario di un partito e addirittura in alcuni incontri ai quali ha partecipato nel suo ruolo istituzionale si è espresso da capo di Fli. Credo che di questo passo si mette a repentaglio la figura della terza carica dello Stato che dovrebbe essere più asettica e distaccata dalle vicende della politica.

E dai parlamentari futuristi cosa vi aspettate alla ripresa dei lavori parlamentari, magari quando in Aula arriverà la mozione di sfiducia al ministro Bondi?

Penso che molti tra i finiani si stiano domandando se hanno fatto la scelta giusta. Non c’è solo la mozione contro Bondi, ma alla Camera presto arriveranno proposte e provvedimenti su temi etici molto importanti che riguardano ad esempio la famiglia: non so se la posizione di Della Vedova sia conciliabile con quella di altri o col programma e gli obiettivi che Granata ha declinato: sbarazzarsi di Berlusconi.  Non credo che chi è entrato in Fli, almeno per buona parte, lo abbuia fatto per poi fare ciò che altri vorrebbero imporre loro. Eppoi, anche in questo contesto c’è qualche miracolata che poteva evitare di fare certe sceneggiate.

Con chi ce l’ha?

Paradossalmente, l’antiberlusconismo sembra provenire da qualcuno che da Berlusconi ha avuto tanto, forse tutto.  

Dunque lo scenario a Montecitorio sarà ancora quello di un Vietnam parlamentare?

Noi ci aspettiamo che i finiani dicano se vogliono andare a votare oppure no.  In questa fase non dimostrano senso di responsabilità, anzi, stanno lavorando su tatticismi senza un programma con obiettivi che sembrano legati più che altro ad un utilitarismo politico da prima Repubblica. Forse sarebbe meglio che capissero che fuori nessuno ha capito perché hanno fatto certe cose. O forse hanno capito tutti che l’hanno fatto a prescindere da una questione politica.  D’altra parte, è molto anomalo che si crei un coordinamento parlamentare, come quello del terzo polo, in parte legittimo perché nasce dall’opposizione, in parte meno lecito perché parte dalla maggioranza. Probabilmente l’unico interesse è cambiare la legge elettorale per garantirsi una sopravvivenza e un futuro politico, visto che con l’attuale sistema che è giusto, non riuscirebbero nemmeno a rileggere tutti i parlamentari che oggi siedono nei banchi di Fli. 

Eppure proprio Calderoli ha legato la riforma elettorale al federalismo e il messaggio era anche per il Pd.

Calderoli ha detto una cosa diversa:  ha detto che se va in porto il federalismo ci sarà una nuova architettura istituzionale, le Camere vengono ridisegnate con l’introduzione del Senato federale. In questo contesto e solo alla fine del percorso è possibile discutere di legge elettorale. D’altra parte i sistemi elettoralin servono per governare, non per garantire posti ai parlamentari.

Casini deve entrare o no in maggioranza?

Ma secondo lei Casini sta così bene all’opposizione?

Risponda lei.

Non c’è dubbio che la storia dell’Udc e quindi il suo dna  è da sempre quello di governare. Credo che Casini dovrebbe fare  una riflessione molto seria sulla stabilità del suo partito specie se continuerà a negare ai suoi uomini la possibilità di partecipare ai governi regionali e nazionali. Potrebbe pagare molto caro una scelta di esclusione ben sapendo che la vocazione delle donne e degli uomini dell’Udc è quella di assumersi responsabilità politiche partecipando ai governi. Da parte nostra resta la solita parola d’ordine: federalismo, federalismo, federalismo.

Secondo lei quanto durerà il governo Berlusconi?

Dura finchè si può governare.

Le giro la domanda: questa legislatura arriverà alla scadenza naturale?

Se non ci arrivasse non sarebbe per responsabilità della Lega.

Parola di boy scout oppure alla fine sarà proprio il Carroccio a staccare la spina come fece nel ’94?

Non credo. Nel ’94 c’erano altre condizioni politiche. Ormai insieme ai governi Berlusconi abbiamo fatto un percorso che è stabile e solido. E’ chiaro a tutti, però, che bisogna poter governare. E non lo dice solo la Lega.