Sulle riforme i Ds cambiano rotta

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sulle riforme i Ds cambiano rotta

17 Luglio 2007

In una intervista al “il Giornale”, il vicecapogruppo dell’Unione
al Senato introduce riflessioni interessanti sul futuro politico. Al contrario
di coloro che vanno alla ricerca di fronde da acquisire col ‘metodo Mastella’,
dopo il fallimento dell’operazione Follini, il Senatore Latorre apre alla Cdl
affermando che dal confronto col suo leader Berlusconi non si possa
prescindere. “Io non sono tra quelli che privilegiano solo alcuni nella Cdl” –
afferma Latorre, e “non si può prescindere da Forza Italia”: deve essere stato
un brutto colpo per Casini!

Al di là delle solite ermetiche espressioni dei politici, ciò che
emerge dall’intervista è che si vorrebbe mettere con le spalle al muro la
sinistra radicale. Sembra che l’olezzo di stantio che proviene dall’ortodossia
neocomunista stia diventando un fardello troppo grosso per la credibilità
dell’azione politica del centrosinistra. In un contesto socio-economico di
flessibilità e di innovazione, il condizionamento conservatore di frange
reazionarie di società premoderne, ancora legate ai vecchi concetti di classe
operaia e di padronato, impedisce la realizzazione sia delle riforme, sia degli
interventi finalizzati alla crescita ed al rinnovamento.

L’apertura di Latorre è principalmente sulle riforme del sistema,
le stesse che nello scorcio finale della precedente legislatura erano state
votate a maggioranza dal Parlamento dal solo centrodestra. Si ricorda che
Prodi, allora ancora Presidente della Commissione europea, aveva posto il veto
alla sinistra intera di partecipare, assieme al centrodestra, alla stesura
delle modifiche costituzionali. Prodi e la sinistra contavano sul principio
della contestazione di ogni cosa e sull’opposizione, oltre ogni limite, ad ogni
iniziativa del governo Berlusconi, per poter costruire il successo elettorale
accreditando la tesi che quel Governo danneggiava ed era un pericolo per il
Paese.

Col principio che le Regole dovevano valere per tutti, la sinistra
che pure nella legislatura ancora precedente, aveva varato un legge sul
federalismo lacunosa e dannosa, sulla scia del prevalere della sinistra alle
elezioni politiche ha condotto una battaglia serrata per la bocciatura al
referendum delle modifiche costituzionali, con l’esito di annullare tutto
quanto e di costringere il Paese ad iniziare tutto da capo.

“Senza dubbio c’erano in quella riforma cose interessanti e
intuizioni giuste. Solo che fu fatta a colpi di maggioranza” – sostiene oggi
Latorre – ma ricordiamo ancora le espressioni di Scalfaro e gli appelli
accorati di Prodi e Fassino perché gli italiani rigettassero quella riforma che
“divideva l’Italia” ed attribuiva “poteri esorbitanti” al Capo del Governo,
evocando pericoli di derive autoritarie naturalmente del solito Berlusconi.

Nel corpo dell’intervista il senatore Latorre ne ha un po’ per
tutti, bacchetta  il sindacato che “negli
ultimi anni hanno un po’ perso di vista l’interesse generale, e il loro ruolo
si è offuscato” e riferendosi alla sinistra neocomunista afferma che “le alleanze
sono figlie della legge elettorale”. Una riflessione sorge spontanea: avrebbe
detto le stesse cose il senatore Latorre se la sinistra alle ultime elezioni
non avesse perso consensi?

Qualunque sia la risposta al quesito posto, emerge che a sinistra
dimessa l’arroganza di Prodi, stia maturando il cambio di rotta sulla chiusura
totale all’opposizione emerso subito dopo il voto.

Fermo il principio che questo Governo deve cadere perché è fuori
dalla fiducia dei cittadini italiani, ed è figlio di una competizione
elettorale falsata di cui i brogli sono solo l’ultima lettura della truffa ai
danni del Paese. La strada migliore sarebbero le nuove elezioni ma da cittadini
pensare al varo della riforma costituzionale, ed ad una nuova legge elettorale
che ponga limiti ai veti dei piccoli partiti, la tentazione c’è tutta.

Latorre è però l’uomo di D’Alema che forse sonda il terreno: cosa
sta studiando D’Alema per ostacolare l’ascesa di Veltroni, uomo della
provvidenza della sinistra con doti speciali?