Sulle staminali embrionali Obama continua a essere vago e superficiale

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Sulle staminali embrionali Obama continua a essere vago e superficiale

23 Marzo 2009

La settimana scorsa la Casa Bianca mi ha invitato alla cerimonia di ratifica che ha ribaltato l’ordine esecutivo numero 43 di Bush sulla ricerca delle cellule staminali. Immagino che l’abbia fatto perché, per molto tempo, ho sempre sostenuto sulle colonne di questo giornale e durante i miei cinque anni nel Consiglio sulla Bioetica del presidente che, al contrario della politica di Bush, il finanziamento federale dovrebbe essere esteso anche alla ricerca sulle linee di cellule staminali embrionali che provengono dagli embrioni scartati dalle cliniche di fertilità.

Ho rifiutato l’invito. Una volta che metti la faccia in eventi del genere, diventi un sostenitore tacito di qualsiasi cosa ne venga fuori. La mia precauzione era giustificata.

Così come aveva spiegato nel suo discorso del 9 agosto del 2001, Bush limitò il finanziamento federale per la ricerca sulle cellule staminali embrionali solamente a quelle cellule derivate da embrioni che erano già stati distrutti. Se da un lato sono a favore di spostare quella linea di demarcazione morale verso un’autorizzazione aggiuntiva per l’utilizzo degli embrioni in eccedenza delle cliniche di fertilità, è pur vero che Obama ha voluto cancellare del tutto questa linea. Il presidente americano ha visibilmente lasciato aperta la possibilità di usare embrioni umani clonati – ed embrioni derivati dallo sperma e dagli ovuli non clonati – creati solamente con lo scopo dello smembramento e uso delle singole parti.

Non sono una persona religiosa. Non credo che l’umanità venga conferita dal concepimento. Ma non credo neanche che un embrione umano sia l’equivalente morale delle cuticole e meriti lo stesso rispetto di un’appendice. Per di più, dato il potere variabile inscritto nella manipolazione degli embrioni – le tentazioni che offre alla scienza e la ben nota propensione umana verso il male persino nella ricerca del bene – è necessario tracciare delle linee di confine. Suggerisco che una linea intelligente sarebbe il divieto di creare deliberatamente embrioni umani solo per lo scopo strumentale della ricerca, una chiara violazione dell’imperativo categorico di non fare della vita umana (anche se si tratta di una potenziale vita umana) un mezzo invece di un fine.

Su questo argomento, Obama non ha nulla da dire. Lascia la questione interamente nelle mani degli scienziati. Questo è molto di più di un’abdicazione morale. Si tratta di acquiescenza nei confronti della mistica della “scienza” e della sua connessa benevolenza morale. E’ difficile capire come faccia qualcuno così sofisticato come Obama a credere in cose come queste quando è ancora viva la memoria di Mengele e Tuskegee e la falsa (e coercitiva) ricerca sulle cellule staminali in Corea del Sud.

Questa parte della cerimonia – che ho seguito a debita distanza dal mio ufficio – mi ha messo a disagio. L’altra parte – l’ostentata distribuzione di un memorandum sulla “restituzione dell’integrità scientifica al processo decisionale governativo” – mi avrebbe fatto alzare i tacchi e andar via. Restituzione? L’implicazione di questa frase, ovviamente, è che Bush era guidato dal dogma, dall’ideologia e dalla politica, mentre Obama è guidato solamente dalla scienza.

Che oltraggio! Il discorso di George Bush sulle cellule staminali, diffuso per televisione a livello nazionale, è stato il discorso sull’etica della medicina più serio da un punto di vista morale fatto da un presidente americano. Bush è stato molto scrupoloso nel presentare nel miglior modo possibile sia la sua visione, sia quella contraria, al punto che fino all’ultimo chi lo ascoltava non sapeva cosa ne sarebbe venuto fuori. Il discorso di Obama invece è stato estremamente superficiale dal punto di vista morale. Così come avviene sempre con i suoi discorsi di stampo didattico, anche questo è pieno di spaventapasseri, per esempio il monito che dobbiamo resistere alla “falsa scelta tra la scienza sana e i valori morali”. Ma esattamente 2 minuti e 12 secondi dopo aver pronunciato queste parole, il presidente è andato avanti nel suo discorso e ha dichiarato che non avrebbe mai permesso “l’uso della clonazione per la riproduzione umana”.

Non pensa forse che un essere umano clonato potrebbe essere di straordinario interesse scientifico? Nonostante questo, lo ha proibito. Il presidente è davvero così ottuso da non riuscire ad accorgersi di aver appena fatto una scelta etica nell’ambito della scienza? Al contrario di quello che ha fatto Bush – che ha spiegato attentamente il bilancio tra beni etici e scientifici che stava cercando di raggiungere –, Obama non ha neanche fatto finta di spiegare perché alcune pratiche sarebbero moralmente legittimate e altre no. Questa non è solo pigrizia intellettuale. Si tratta dell’arroganza morale di un uomo che rintuzza continuamente tutti quelli che lo criticano accusandoli di essere ideologici, mentre lui agirebbe esclusivamente spinto dal pragmatismo (in economia, nella politica sociale e nella politica estera) e dalla scienza nell’etica della medicina.

La scienza ha tutto da dire su quello che è possibile fare, ma non ha niente a che fare con ciò che è ammissibile. Il pretesto di Obama di “ridare alla scienza il suo legittimo posto” e fare della scienza, non dell’ideologia, un elemento dispositivo nei dibattiti morali è un altro gioco di prestigio retorico, questa volta per abdicare a ogni processo decisionale e colorare le sue preferenze ideologiche come autenticamente “scientifiche”. Il dottor James Thomson, che ha scoperto le cellule staminali embrionali, ha detto che “se la ricerca sulle cellule staminali di embrioni umani non ti fa stare almeno un po’ scomodo, allora vuol dire che non ci hai pensato su abbastanza”. Ed è chiaro che Obama non l’ha fatto.

Traduzione Fabrizia B. Maggi

Tratto da Washington Post