Sulle tasse ci sono fatti che “Il Fatto” non vede
24 Gennaio 2012
di redazione
La gente comune, senza un penchant da tributarista, quando confrontata con il termine “carosello” al massimo pensa ai magnifici filmetti pubblicitari che sino agli anni ’70 del secolo scorso facevano sentire grandi i piccoli e piccoli i grandi, vendendo tra le righe prodotti in gran parte made in Italy. A quasi quarant’anni da quella stagione, oggi quando si dice “carosello” (o più formalmente vendita con falsa cessione all’estero, fonte linguistica Guardia di Finanza) si fa riferimento invece ad una ‘gabola’ fiscale che permette ad aziende italiane che operano nell’import-export di fingere la vendita di prodotti in un paese dell’Unione Europea, quando in verità i beni e servizi non lasciano mai il paese e sono venduti in Italia interamente o parzialmente al nero e dunque senza Iva, con distorsione sui prezzi di mercato a causa delle imposte evase.
Lontani dalla teoria, vicino alla pratica. Alcune di quelle aziende – che si piegavano al sogno vivere in un mondo senza tasse – sono state pizzicate dalla GdF. La notizia è di due mila e cinquecento persone denunciate per reati tributari; stime d’evasione complessiva per 50,6 miliardi di euro tra ricavi e costi deducibili; 8,2 miliardi di Iva non versata. Stime. Quanto ai dati reali delle operazioni rese pubbliche ieri, la GdF ha scoperto effettivamente un giro da 1,8 miliardi di euro Iva evasa e “scovato” 7 miliardi di euro in base imponibile evasa. Il verbo ‘scovare’ piace tremendamente a quelli del “Il Fatto Quotidiano” che hanno titolato in prima pagina nell’edizione del 24 Gennaio “Dunque gli evasori si possono scovare”, più o meno esplicitamente insinuando che oggi la GdF è messa (finalmente?) in condizione di prendere di mira quei furfanti degli evasori totali e vincere la scommessa da lotta di classe, patrocinata anche da un certo sindacalismo, del ‘pagare tutti per pagare meno’, dopo l’acquiescenza berlusconiana nei confronti di un serio contrasto all’evasione, e che ora con Monti sarebbe finalmente possibile.
Ammesso che ciò sia vero, che tassare tutti e tutto in tempo di crisi sia la cosa giusta dare e ammettendo pure che il clima sia effettivamente cambiato, e che vi sia quella “maggiore fiducia” di cui ha parlato l’attuale Comandante generale della GdF, Nino di Paolo in un’intervista al “Sole”, possibile che non ci sia mai una volta che “Il Fatto Quotidiano” sia disponibile a raccontare i fatti per quelli che sono? Assodato che il governo Monti non sia in possesso della bacchetta magica – se così fosse farebbe d’un colpo scomparire i tassisti dal Circo Massimo, disperderebbe i tir dai caselli autostradali e riaprirebbe in un attimo i benzinai -, non sarebbe il caso di riconoscere almeno quando c’è una pista giornalistica induttiva da seguire, che la lotta all’evasione è stata sicuramente potenziata dal governo precedente, quello del tandem Berlusconi-Tremonti? Insomma possibile che “Il Fatto” proprio non riesca a riconoscere i Fatti e a darne notizia, per quelli che sono? Un po’ di onesta intellettuale non guasterebbe di tanto in tanto.