Sulle tracce del Corridoio VIII, Italia chiama Balcani Occidentali

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Sulle tracce del Corridoio VIII, Italia chiama Balcani Occidentali

Sulle tracce del Corridoio VIII, Italia chiama Balcani Occidentali

15 Luglio 2013

Nei progetti della Ue che risalgono ai primi anni Novanta, il Corridoio VIII avrebbe dovuto rappresentare un asse strategico longitudinale in grado di unire il Mar Nero all’Adriatico, il porto di Varna con quello di Durazzo in Albania, e dunque i Balcani occidentali con la Puglia e le regioni meridionali dell’Italia. Il memorandum d’intesa sul Corridoio VIII viene sottoscritto nel settembre del 2002 a Bari che, insieme a Brindisi, sono le due città pugliesi destinate ad essere collegate con i porti della Albania, della Macedonia e della Bulgaria, in un unico sistema intermodale che avrebbe dovuto svilupparsi secondo il tracciato Bari-Brindisi-Durazzo-Tirana-Skopje-Burgas-Varna (1.270 km di ferrovie, 960 chilometri di strade).

Come abbiamo detto, Ministero delle Infrastrutture, Ferrovie dello Stato, Regione Puglia e Regione Campania individuano nella linea Napoli-Foggia-Bari una estensione del corridoio VIII. Altre estensioni vengono previste verso la Grecia e, tramite il Corridoio IV, verso la Turchia. È una sfida ambiziosa perché si guarda a Paesi, quelli dei Balcani Occidentali e della Europa Orientale, che non rientrano ancora tra gli Stati membri della Ue e che scontano una arretratezza storica nello sviluppo dei trasporti stradali e ferroviari, che in alcune tratte sono del tutto assenti. Una opportunità, quindi, per quell’angolo di Europa sud-orientale compresa tra il Basso Adriatico e il Mar Nero, ma anche una occasione per di integrazione con gli assi strategici che conducono verso il cuore industriale ed economico della Ue.

Nel 2003 viene istituito il Segretariato permanente del Corridoio VIII, finanziato dal Governo italiano con sede a Bari, che ha la funzione di sostenere lo Steering Committee impegnato nella realizzazione congiunta dell’opera e soprattutto nella ricerca e nella definizione dei finanziamenti. Nel 2005-06, sempre a Bari, si fa il punto sullo stato dell’arte dei lavori e il loro proseguimento, sottolineando, tra le altre cose, l’aspetto intermodale del progetto, come pure il fatto che la Bulgaria sia uno dei Paesi che esportano maggiormente verso l’Italia. Poi, siamo al 2010, il progetto sembra bloccarsi. Il Corridoio VIII esce dalla lista dei progetti prioritari della Unione. Qualcuno afferma che sia stato un fallimento del Governo italiano, anche se in realtà sembra che la politica nazionale abbia preferito optare per il più ‘ricco’ Corridoio V e altri progetti come le Autostrade del Mare. Essendo un corridoio paneuropeo, il Corridoio VIII non sarebbe comunque rientrato nei finanziamenti previsti per il TEN-T.

L’impressione è che la Ue, d’intesa con il governo italiano, abbia preferito procedere allo sviluppo della iniziativa realizzando singoli “lotti”, come nel caso della linea ferroviaria Napoli-Bari o del Porto di Taranto. Progetti che in ogni caso sono destinati a far progredire anche l’idea del Corridoio VIII (tratte finanziabili secondo la Ue sono quelle in Bulgaria e al confine tra Sofia e la Macedonia), pur restando escluse le tratte extraeuropee come quelle in Albania ed altre nella stessa Macedonia. Integrare i Balcani nel network europeo delle reti dei trasporti, energetiche e delle telecomunicazioni resta una scommessa per la strategia di Europa 2020. Vorrebbe dire ammodernare ed espandere le linee di percorrenza dopo la devastazione della Guerra nella ex Jugoslavia; per l’Albania, in particolare, significherebbe dotarsi di un sistema dei trasporti moderno e che la colleghi ai i Paesi vicini dopo il totale isolamento a cui l’aveva condannata la politica isolazionista del regime comunista.

L’eredità della Guerra Fredda e la scomposizione della Jugoslavia, nei Balcani Occidentali, vanno quindi superate cercando di adeguarsi il più possibile agli standard della Unione Europea, per esempio in materia ambientale e sulla sicurezza dei trasporti. Ricordiamo che nel 1999 veniva istituito lo Stability Pact for South Eastern Europe, che nel 2008 è stato sostituito dal Sarajevo Regional Co-operation Council, come pure citiamo il South East Europe Transport Observatory (SEETO), una serie di fori e strumenti per la cooperazione all’interno dei Balcani, per facilitare e attrarre investimenti e tenere alta la attenzione delle principali istituzioni finanziarie istituzionali. Almeno tre dei corridoi paneuropei, V, VIII, X, incrociano i Paesi dei Balcani occidentali, Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica di Macedonia, Montenegro, Kosovo. Dal 2004, gli investimenti fatti dal SEETO comprehensive network ammontano a oltre 13 miliardi di euro, il 75 per cento nelle reti stradali e autostradali.

Obiettivo della strategia di Europa 2020 dovrebbe quindi essere quello di diversificare puntando sulle linee ferroviarie e sul sistema marittimo e delle vie fluviali, usando le reti di trasporto, energetiche e di telecomunicazione come il volano per accelerare le politiche di avvicinamento e di integrazione con il mondo balcanico.