Sull’immigrazione il governo fa il dilettante allo sbaraglio
04 Luglio 2007
Il clandestino come “versione aggiornata e no global del proletario”, e l’immigrazione come “uno dei terreni privilegiati sui quali pesa in modo determinante la pregiudiziale ideologica della sinistra radicale”. Il risultato? Una deregulation sistematica, pregiudizialmente distruttiva, a metà strada tra l’approssimazione dei dilettanti allo sbaraglio e la scientificità di chi, alla fin fine, guarda solo ai propri fini di lucro. Politico, s’intende.
E’ questa la provocazione politica attorno a cui si sviluppa “Immigrazione senza regole”, una pubblicazione del senatore Alfredo Mantovano, edita dalla Fondazione Magna Carta nell’ambito della collana “I libretti blu”, presentata a Palazzo Madama da Gianfranco Fini, i capigruppo del centrodestra e il presidente della Fondazione Gaetano Quagliariello. Un pamphlet agile nella lettura ma denso e significativo nei contenuti, che partendo dalla considerazione che nulla di quanto fatto dal precedente governo è perfetto e tutto può e deve essere migliorato, smonta punto per punto, non senza ironia, gli snodi cruciali del ddl Amato-Ferrero licenziato appena qualche giorno fa dal Consiglio dei ministri.
Il leader di Alleanza nazionale ha assicurato che in Parlamento ci sarà “un’opposizione durissima” e, se questo non basterà a fermare la furia iconoclasta della sinistra, “seguirà una massiccia mobilitazione per la raccolta delle firme per un referendum abrogativo”. Deciso anche Renato Schifani, capogruppo azzurro: “L’opposizione si muoverà all’unisono, e al Senato farà sentire la propria voce contro il governo. Ammesso che per allora sia ancora in carica…”. Il punto, come ha ben spiegato Mantovano, è che l’analisi critica del ddl Amato-Ferrero, a differenza delle argomentazioni della sinistra, non ha nulla di ideologico, “ma si basa su dati di fatto”. Numeri inequivocabili, che dimostrano come la legge Fini-Bossi, seppur migliorabile, abbia dato buoni risultati al di là di ogni ragionevole dubbio. Eppure – commenta l’autore della pubblicazione – la politica del governo Prodi punta a “scardinare” l’attuale legislazione, nel quadro di una precisa strategia che passa per “la cittadinanza breve e poi il voto, nella presunzione che si indirizzerà a sinistra”.
Quanto la maggioranza sia consapevole dei suoi numeri traballanti e della difficoltà di far passare in Parlamento il ddl, lo dice il fatto stesso che per una materia così delicata, tecnicamente articolata e politicamente sensibile sia stata scelta la strada della legge delega, che consente di strozzare gli spazi di confronto con l’opposizione. L’unico sistema per portare avanti contro ogni evidenza e ragionevolezza quella che Quagliariello ha chiamato “un’operazione di sistematico smantellamento”, cui il senatore azzurro si dice stupito che “un politico avveduto e di lungo corso come Giuliano Amato abbia accettato che fosse associato il suo nome. Tutto ciò – conclude il presidente di Magna Carta – rafforza quel che abbiamo tante volte pensato: sull’immigrazione, cercando di conciliare pragmatismo e multiculturalismo ideologico, la sinistra ha contratto una sorta di ‘sindrome di Tafazzi’. Gli evidenti calcoli di bottega e qualche perla di involontaria ironia sono dati di contorno che non riescono a modificare la diagnosi. Dal nostro punto di vista niente di male, se non fosse che a breve a pagarne le conseguenze sarà il nostro Paese”.