Sullo scudo stellare è ancora scontro tra Stati Uniti e Russia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sullo scudo stellare è ancora scontro tra Stati Uniti e Russia

23 Aprile 2007

La seduta del Consiglio Nato-Russia svoltasi il 19 Aprile a
Bruxelles ha affrontato il tema che da alcuni mesi anima i rapporti tra
Washington e Mosca, nonché tra Mosca e diversi paesi europei: il dispiegamento
in Polonia e Repubblica Ceca delle componenti di un sistema antimissilistico
americano, necessarie ad intercettare e distruggere in volo eventuali missili
lanciati da est o da sud est contro il Nord Europa o gli Stati Uniti.

Il piano è stato proposto per la prima volta in ambito Nato
dagli Stati Uniti nel 2002, rivolto in particolare ai partner cechi, ungheresi
e polacchi. Nel gennaio del 2007, l’Amministrazione americana ha chiesto
formalmente a Repubblica Ceca e Polonia l’autorizzazione ad istallare nei
propri territori rispettivamente il sistema di avvistamento radar ed una decina
di missili intercettori. Lo scopo dichiarato è prevenire ed annullare qualsiasi
minaccia missilistica proveniente dai “rogue states” del Medio Oriente, ed in
particolare dall’Iran che con i missili Shabab 3 è già in grado di colpire il
territorio dell’Unione Europea con testate che, in un prossimo futuro,
potrebbero contenere anche ordigni nucleari.

L’istallazione di tali missili ha tuttavia suscitato le ire
di Putin, che nel discorso dello scorso 10 febbraio ha usato toni quasi da
Guerra Fredda, accusando duramente gli Stati Uniti di destabilizzare con tale
politica unilaterale ed arrogante l’intera Europa orientale. Di fronte a tale
importante questione l’Unione Europea si è presentata come al solito divisa,
tuttavia in misura minore rispetto al passato e soprattutto secondo linee
diverse dallo stereotipo di “vecchia” e “nuova” Europa.

La Francia ad esempio, vista anche l’impasse politica dovuta
alla campagna elettorale per l’Eliseo, non ha preso ufficialmente posizione ma
secondo Le Monde “esiste a Parigi una corrente favorevole al sistema
antimissile percepito come una soluzione possibile, e per di più gratuita per
gli europei, di fronte alla minaccia iraniana”. In Germania la questione
rischia di spaccare la Grosse Coalition, con la CDU favorevole allo scudo
antimissilistico e la SPD che si preoccupa maggiormente dei rapporti con Mosca
seguendo la linea inaugurata dal suo ex leader Schroeder, ora stipendiato
direttamente dal Cremlino. La filo-americana Ungheria invece ha rifiutato la
proposta di ospitare sul suo territorio dei componenti di tale sistema,
preoccupata che ciò possa avere riflessi negativi sulle sue forniture
%0Aenergetiche controllate dalla compagnia russa Gazprom. Va inoltre tenuto
presente che tale scudo lascerebbe scoperti rispetto alla minaccia missilistica
iraniana alleati della Nato come la Turchia e la Grecia.

Gli americani si sono sforzati di rassicurare la Russia e
gli alleati europei più dubbiosi che il sistema anti missile non è rivolto
contro Mosca. In effetti tecnicamente non può esserlo, per due semplici motivi:
i missili intercettori che si prevede di dispiegare in Europa sono poche
decine, mentre l’arsenale russo conta migliaia di testate nucleari; le
postazioni in Polonia e Repubblica Ceca sarebbero troppo vicine alle rampe di
lancio russe per dare il tempo necessario al missile intercettore di seguire la
traiettoria corretta per centrare il bersaglio.

Il motivo della levata di scudi di Mosca non risiede dunque
nella sostanza del progetto antimissilistico, ma nella più ampia politica russa
verso l’Occidente. Politica che ha il primo obiettivo di dividere i paesi
europei tra di loro e rispetto agli Stati Uniti, in modo da aumentare il
peso mondiale di Mosca e tornare ad essere una grande potenza. Un
interessante commento sul Financial Times del 13 aprile nota come “a questo
scopo Putin ha usato le risorse di petrolio e gas per seminare discordia tra i
suoi vicini. Nella difesa missilistica ha visto un’altra opportunità di creare
divisione”.

Date tali premesse il vertice Nato-Russia non poteva certo
concludersi con una soluzione condivisa, tuttavia si è registrato da parte
russa un netto abbassamento dei toni rispetto alla retorica bellicosa delle
settimane precedenti. Ciò è dovuto al fatto che il Cremlino sta negoziando su
più tavoli con l’Occidente, ed un cedimento russo sul sistema di difesa
antimissilistico può essere la contropartita secondo Le Monde per concessioni
da parte americana su “l’ingresso della Georgia nella Nato, il dibattito
all’ONU sull’indipendenza del Kossovo, la candidatura russa al WTO”.

Sembra evidente dunque che se non si può parlare di un ritorno alla
Guerra Fredda non si può più neanche sperare, per ora, che la Russia costruisca
un legame stabile con la Nato e l’Ue sulla base di comuni valori di stampo
occidentale. La Russia di Putin è tornata una potenza mondiale a sé stante che
persegue i suoi obiettivi in gran parte contrapposti a quelli europei e
americani, e la cosa migliore da fare da parte occidentale è prenderne atto e
sedersi al tavolo delle trattative come si usa tra potenze mondiali
cordialmente rivali: cioè, come diceva Theodore Roosevelt, “parlando a bassa voce e
tenendo sotto il tavolo un nodoso bastone”.