Summit di Dakar: Israele e Osama nemici dell’Islam

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Summit di Dakar: Israele e Osama nemici dell’Islam

24 Marzo 2008

Il summit dell’OCI a Dakar si è chiuso in una celebrazione dell’Islam fatta di occultamento e rimozioni storiche. Un jihad ‘culturale’ che ha come unico avversario lo Stato di Israele.

 L’Organization of the Islamic Conference (OCI) è un organismo sovranazionale che esprime il potere politico, religioso ed economico di 57 Paesi musulmani. Secondo solo alle Nazioni Unite, l’OCI soddisfa il 70% della domanda di energia mondiale. Fondata al Cairo nel 1969, negli ultimi anni la Conferenza ha portato avanti una energica campagna per difendere i valori dell’Islam ed esaltarne la cultura millenaria.

 Durante il summit in Malesia del 2003, il primo ministro malese Muhammad chiuse con queste parole il suo discorso: “I primi musulmani hanno prodotto grandi matematici e scienziati, dotti, fisici, astronomi, e hanno brillato in tutti i campi del sapere del loro tempo, continuando al tempo stesso a studiare e a praticare la loro religione”. “Nello stesso periodo gli Europei erano ancora superstiziosi e arretrati… gli europei dovettero prostrarsi ai piedi dei sapienti musulmani per poter accedere alla loro stessa cultura universitaria”. Prostrazione a parte, neppure un richiamo agli influssi greci, romani, ebraici, cristiani, bizantini e persiani sulla religione islamica. Figuriamoci i tesori della scienza, della letteratura e dell’arte occidentale medievale. Se è vero che noi “non possiamo spiegare la storia dell’Europa senza tenere conto di tutto ciò che è di origine islamica,” come ha dichiarato il Consiglio d’Europa nel 1991, l’OCI può tranquillamente fare a meno della storia occidentale.       

Dopo la pubblicazione delle vignette danesi, in occasione del vertice che si è tenuto a La Mecca nel 2005, i leader dell’OCI chiesero ai rappresentati dell’Unione Europea di adottare delle misure preventive, e restrittive, contro la crescente islamofobia che si stava diffondendo nel Vecchio Continente. Sarebbe stato meglio riscrivere tutti i libri di scuola, i giornali e i film che non restituiscono un’immagine angelica del Profeta. Poco tempo dopo la dichiarazione della Mecca, le sanguinose mobilitazioni scatenate nei paesi islamici dalla pubblicazione delle caricature provocarono oltre duecento vittime e il boicottaggio dei prodotti danesi. Da allora il direttore del “Jyllands Posten” vive sotto scorta. Il 13 febbraio scorso, i giornali della Danimarca hanno coraggiosamente ripubblicato le vignette ‘sataniche’ esprimendo solidarietà al disegnatore Kurt Westergaard, dopo la scoperta di un piano islamista per ucciderlo. A questo punto le proteste nelle maggiori città pakistane sono riprese, contro il governo danese e l’Occidente.

La dichiarazione sottoscritta dai leader musulmani a Dakar lo scorso 14 marzo è in linea con il Piano messo a punto a La Mecca tre anni fa. Il presidente indonesiano Yudhoyono ha chiesto un Islam più democratico e uno sforzo nel valorizzare al massimo i valori islamici: “Quando verrà il Rinascimento Islamico sarà frutto di un jihad pacifico e costruttivo”. Per riuscirci è necessario migliorare “l’immagine” del mondo musulmano, difenderne il buon nome perché oggi “l’Islam viene associato in maniera ingiustificata alla violenza”. “La Storia ci insegna che nel passato i Musulmani contribuirono immensamente al cammino della civilizzazione, nelle scienze come nelle arti – ma, aggiunge Yudhoyono – oggi l’Islam è sulla difensiva”, deve estendere la propria cooperazione economica e “concentrarsi sull’autodeterminazione del popolo palestinese”.

La Dichiarazione di Dakar attacca gli Stati Uniti per aver imposto le sanzioni alla Siria dopo l’invasione del Libano e per le pressioni esercitate sull’Iran a proposito della sua rincorsa nucleare. L’OCI condanna anche le milizie talebane e di Al Qaeda: “Noi continuiamo a deprecare con forza tutte le forme di estremismo e di dogmatismo che sono incompatibili con l’Islam, una religione di moderazione e di coesistenza pacifica”, ma in questi giorni la voce di Osama Bin Laden è tornata a risuonare dalle caverne di Internet, chiedendo una punizione esemplare per i vignettisti danesi. Le caricature di Maometto farebbero parte di una “Nuova Crociata” indetta da Papa Benedetto XVI.  

Mentre Bin Laden promette punizioni sanguinarie per l’Europa che non si piega, l’OCI propone un meeting internazionale sul “Dialogo delle Civiltà”, che ci riporta dritti all’Alleanza messa in piedi dal governo Zapatero per organizzare il dialogo tra islamici e cristiani. Ovviamente nella dichiarazione di Dakar il terrorismo viene distinto dalla “legittima resistenza contro l’occupazione straniera” scatenata da Hamas e dalla Jihad Islamica contro Israele. Lo Stato ebraico va condannato per “crimini di guerra”, per aver violato i diritti umani e il diritto internazionale.

Il segretario generale dell’OCI, il professor Ekmeleddin Ihsanoglu, ha biasimato l’assassinio degli studenti ebrei a Gerusalemme Est spiegando che questi atti di violenza e terrore dovrebbero aprire gli occhi di chi resta in silenzio di fronte alle uccisioni di civili innocenti, inclusi i bambini palestinesi. Peccato che l’OCI non abbia preso alcuna decisione definitiva sullo status della Palestina, rimandando la questione al prossimo vertice di giugno in Uganda che a sua volta porterà all’incontro del Cairo previsto per il 2011. Una tecnica dilatoria che ha sempre contraddistinto la politica dei paesi arabi nei confronti della ‘causa’ palestinese. D’altra parte a Dakar erano assenti i leader degli Stati arabi più influenti, i re Sauditi, il Colonnello Gheddafi, il pakistano Musharraf. Ci ha pensato Bin Laden a chiamare a raccolta la Umma, “la Palestina non può essere riconquistata con i negoziati e il dialogo, ma con il ferro e con il fuoco”. Il campo di battaglia più vicino per dare manforte ai palestinesi è l’Iraq, dove si combatte contro il governo e le forze americane.