Svizzera, arriva il sì ai limiti per i frontalieri. Già è polemica
26 Settembre 2016
Gli elettori del Cantone svizzero hanno approvato a larga maggioranza l’iniziativa popolare ‘Prima i nostri’ per frenare il flusso degli oltre 60mila frontalieri italiani che ogni giorno attraversano il confine per recarsi a lavorare in Ticino. Al termine di un’accesa campagna, all’ombra di manifesti con una mela rossocrociata, il referendum è stato approvato dai cittadini ticinesi con oltre il 58% di voti favorevoli.
Il Canton Ticino dice sì, allora, ai limiti per i lavoratori frontalieri provocando l’ira dell’Italia, con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che paventa conseguenze nei rapporti tra l’Ue e la Svizzera senza il rispetto della libera circolazione.
Il testo, promosso dal partito di destra Udc e sostenuto dalla Lega dei Ticinesi, vuole ancorare nella Costituzione ticinese la “preferenza indigena” al momento dell’assunzione e chiede alle autorità del Cantone di garantire che sul mercato del lavoro ticinese “venga privilegiato a pari qualifiche professionali chi vive sul suo territorio”. Il risultato delle urne non giunge a sorpresa.
Il testo ricorda l’iniziativa, questa volta nazionale e intitolata ‘Contro l’immigrazione di massa’, approvata il 9 febbraio 2014 dalla maggioranza degli svizzeri con il 50,3% dei voti: in Ticino aveva incassato il 68,2 % di Sì. Ma per i promotori di ‘Prima i nostri’, che parlano di “vittoria storica”, il trionfo di ieri rappresenta un chiaro messaggio al governo e al parlamento federali. “I ticinesi non vogliono farsi intimorire dall’Unione europea”, ha detto il presidente della sezione ticinese. Prima di essere resa effettiva, la modifica costituzionale approvata in Ticino dovrà essere avallata dall’Assemblea federale di Berna, a cui spetta valutare la sua conformità al diritto nazionale.
Il segretario regionale Pd Alessandro Alfieri ha invece puntato il dito contro l’amicizia fra il Carroccio e Lega dei ticinesi, mentre l’europarlamentare Lara Comi (Fi) ha annunciato di aver scritto alla commissaria Ue Marianne Thyssem per chiedere di “poter avviare urgentemente la sospensione di tutti gli accordi ad oggi in essere tra Svizzera ed Europa”. Mentre il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ha commentato la “scelta (di fatto) anti-italiana” del Ticino affermando che “non risponde ad una scelta razionale ma emotiva ed ideologica, l’ideologia della chiusura nazionalista, dei muri contro lo straniero ‘a prescindere'”.