Svuota-carceri, così il Ddl cambia volto
18 Maggio 2010
La Lega ritira tutti gli emendamenti al disegno di legge e la Commissione dà il via libera al testo con rettifiche bipartisan. Questo il risultato del lavoro, ieri, della Commissione Giustizia della Camera, che è riuscita così a dare un colpo secco all’acceleratore e a velocizzare il provvedimento. Il ddl in questione è quello noto come “svuota-carceri”. Cambiare l’ultimo anno di carcere con gli arresti domiciliari? Non ci stiamo, aveva risposto la Lega, costringendo così la Commissione a rimettere le mani sul testo.
Un provvedimento che porta il nome del Guardasigilli Alfano e che nei giorni scorsi aveva subito un duro attacco proprio dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il ddl, così come approvato dal Consiglio dei ministri, prevedeva la possibilità per i detenuti di scontare l’ultimo anno di pena agli arresti domiciliari. Ma il titolare del Viminale (e con lui i suoi) ha dato l’alt: "Peggio di un indulto", aveva detto. Così, il governo ha presentato tre emendamenti che riscrivono il testo cancellando "l’automatismo" e rimettendo la decisione sulla scarcerazione al giudice di sorveglianza, fissando un termine per la durata del provvedimento e stanziando maggiori fondi per la sicurezza.
Entriamo nello specifico. L’automatismo prevedeva l’immediato passaggio ai domiciliari nel momento in cui il detenuto iniziava a scontare l’ultimo anno di pena. Stesso discorso per i condannati a un solo anno di reclusione. Ma niente da fare. L’automatismo è stato eliminato, introducendo un "filtro": il giudice. Secondo il nuovo testo, quindi, la richiesta dei domiciliari dovrà essere valutata dal giudice di sorveglianza, che prima di dare il consenso in base alle modifiche presentate dall’esecutivo, valuterà caso per caso l’assegnazione delle misure cautelari a domicilio, valutando la "pericolosità sociale del detenuto" e se l’alloggio in cui dovrà risiedere sarà idoneo per scontare il termine della pena. Una correzione di rotta sulla quale c’è stato anche il consenso delle opposizioni, ad eccezione della radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, che da un mese sta protestando con lo sciopero della fame proprio in relazione all’emergenza carceri.
Altra modifica. Con il secondo emendamento ad hoc, invece, si è fissato il termine per la durata della legge. Sarà infatti una norma "a tempo" e durerà fino all’approvazione del piano Carceri che prevede la riforma della disciplina complessiva delle norme sulle misure alternative alla detenzione e la costruzione di nuovi penitenziari. Data di scadenza: 31 dicembre 2013.
Il terzo emendamento riguarda lo stanziamento di nuove risorse per le forze dell’ordine. E’ infatti prevista l’assunzione di nuovo personale (1.500 unità nella Polizia di Stato e di 1.500 unità nell’Arma dei Carabinieri) per il controllo sul territorio e per le esigenze connesse ai maggiori controlli derivanti dall’attuazione del ddl.
Lo "svuota-carceri" è un provvedimento nato dall’esigenza di diminuire il sovraffollamento delle carceri italiane. Infatti, secondo l’ultima fotografia scattata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nei penitenziari italiani i detenuti sono 67.593. Fra questi, 36mila sono condannati in via definitiva, dei quali 3.708 si trovano in carcere per pene inferiori a un anno. I detenuti stranieri sono 24.910, mentre quelli in attesa di giudizio 29.595 in attesa di giudizio.
"Gli emendamenti presentati dal governo – ha commentato il capogruppo Pdl in Commissione Enrico Costa – tengono conto in modo massiccio delle osservazioni arrivate anche nel corso delle audizioni". Secondo il capogruppo le modifiche del governo bilanciano le opposte esigenze della funzione educativa del carcere e della garanzia di sicurezza: "Ora è un testo equilibrato che aumenta la sicurezza” ha detto. A questo punto, come spiega Costa, “non ci saranno più i voti in Aula ma sarà definito tutto in Commissione".