Tagliare i pollici e rompere i dentini: musica da odiare

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Tagliare i pollici e rompere i dentini: musica da odiare

Tagliare i pollici e rompere i dentini: musica da odiare

25 Dicembre 2009

Tunka,tunka,tunka! il tatuato in macchina al semaforo.

Bum, bum! misurarsi le scarpe nuove coi bassi che rimbombano nello stomaco.

Swishhh! l’onda acustica che esce dal negozio di intimo giovanile, e a noi strappa i capelli, ma abbiamo il sospetto che alle commesse gli elimini il cervello.

Trrrrrr! tentare di parlare sul tram mentre la famiglia di zingarelli canta.

Entriamo al bar per il cappuccino, e c’è il sottofondo. Non quel simpatico tintinnio di cucchiaini, tazze e chiacchiere che vorremmo. No! La clientela dev’essere intrattenuta con la musica. Cantanti del passato, che già allora non sopportavamo: Bob Marley e il suo noiosissimo raggae, Barry White, borbottone gastrico, oppure moderni programmi di radio private frenetici di rock e pubblicità. Superfluo parlare del volume.

E’ la civiltà dell’amplificazione, bellezza. Musica per tutti, dappertutto!

Proprio sotto casa nostra c’è una rinomata pizzeria, venti metri più in la ce n’è un’altra, dietro  l’angolo due bar.

Ogni giorno, e specialmente d’estate, ma il clima di Roma consente almeno otto mesi di ristorazione all’aperto, a pranzo e a cena c’è l’intrattenimento musicale. Arriva il violinista, profugo dell’est, poi il clarinettista di colore, poi il fisarmonicista rom, poi il cantante chitarrista spagnolo. E purtroppo suonano. E noi da casa ascoltiamo un repertorio fatto di corsa perché c’è il giro delle trattorie da completare. Suonato naturalmente male, forte e arrogante, ripetendo sempre gli stessi errori negli stessi punti con una precisione tale che i solisti li riconosciamo in anticipo. Il violinista stona straziante, il clarinetto squadra implacabile, il cantante sembra Julio Iglesias in agonia. E il programma è quasi uguale per tutti, con tre presenze ossessive: O sole mio, My way e Il padrino.

Penso che a questo punto sia chiaro con quale malata bramosia immaginiamo noi stessi, scatenati terminator, scendere le scale di casa, precipitarci fuori del portone e con un colpo netto rompere gli incisivi dello sventurato pifferaio, o disarticolare (non c’è neanche bisogno di tagliarli) con mossa repentina i pollici e anche qualche altro dito dei suonatori di corde e archetti. Che sfogo! Anche perché il passaggio degli strumentisti è continuo, come la migrazione degli gnu, e uno avrebbe anche da occuparsi della propria musica, che magari sta componendo.

E’ una nostra fantasia di cui vorremmo essere i protagonisti, ma ci accontenteremmo anche della collaborazione di un sicario.

Ovvio, non è realizzabile, e allora ci limitiamo a sbattere la finestra. I camerieri ridono e i suonatori continuano imperterriti.

Il proprietario della pizzeria, simpatico amico e buon vicino, quando scendiamo da lui ci dice spesso: “Che te ne importa? So’ bisognosi! Non li ascoltà e magna tranquillo”. Una volta gli abbiamo chiesto se lui avrebbe assunto un cattivo cuoco in cucina, se bisognoso; ci ha risposto di no. E allora? Saranno anche dei poveracci che devono campare, il problema è che uno chiude gli occhi, ma le orecchie no, non ci riesce, e qui viene fuori il potere pericoloso di un cattivo suonatore. Basta da solo per rovinare una cena a trenta persone. Un cattivo cuoco forse no.

L’archivio del Cavalier Serpente, o meglio la covata di tutte le sue uova avvelenate, sta al caldo nel nostro blog. Per andare a visitarlo basta un click su questo link: http://blog.libero.it/torossi