Taglio a stipendi parlamentari, è scontro tra Renzi e 5 Stelle

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Taglio a stipendi parlamentari, è scontro tra Renzi e 5 Stelle

24 Ottobre 2016

Costi della politica e taglio degli stipendi dei parlamentari, sarà questa da oggi la battaglia destinata a infuocare il dibattito parlamentare. Approda in Aula la proposta di legge che ha come prima firmataria la deputata del Movimento 5 stelle Roberta Lombardi e che punta a dimezzare la misura della indennità dei parlamentari. In commissione non è stato possibile raggiungere un accordo su un testo unico sul quale votare. La prima votazione potrebbe arrivare martedì, con la proposta di un eventuale ritorno del provvedimento in commissione, sostenuto da un vasto schieramento di forze politiche. 

Boatos danno Beppe Grillo presente alla Camera per assistere al dibattito, insieme ai simpatizzanti del Movimento 5 Stelle. La proposta della Lombardi chiede di fissare un ammontare fisso per la indennità parlamentare, pari a 5.000 euro al mese al lordo delle imposte per dodici mensilità, in pratica circa la metà al netto, con adeguamento ogni anno in base all’indice Istat. Viene aggiunto un rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio, entro un limite massimo di 3.500 euro mensili, che va a sostituire l’attuale disciplina che prevede due voci separate per diaria e rimborsi. Del rimborso per il soggiorno ed il viaggio non possono beneficiare i parlamentari residenti a Roma. 

Lombardi propone anche di fissare per legge il rimborso spese per l’esercizio del mandato rappresentativo e per la retribuzione dei collaboratori, confermando gli attuali 3.690 euro mensili stabiliti fin qui dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Infine la proposta di legge chiede di prevedere per i parlamentari una indennità di fine mandato analoga al trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti; un adeguamento dei rispettivi trattamenti previdenziali; l’applicazione a deputati e senatori, per quanto compatibile, della disciplina relativa ai congedi di maternità, paternità e parentale. 

L’istituto della indennità parlamentare è previsto dall’articolo 69 della Costituzione, a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo. Rispetto ai tetti previsti, negli ultimi ani gli Uffici di presidenza di Camera e Senato sono intervenuti per contenere le spese. La proposta di legge presentata dalla deputata Cinquestelle Lombardi non è la sola in discussione alla Camera. La proposta dell’on. Guglielmo Vaccaro propone di adeguare l’indennità a quella dei parlamentari europei, mentre Donata Lenzi e Sesa Amici, del Pd, chiedono invece un allineamento con la retribuzione prevista per i sindaci di Comuni con più di 250mila abitanti. Infine il parametro a cui fa riferimento la proposta presentata dall’ex deputato di Scelta civica Paolo Vitelli è lo stipendio dei professori universitari. Anche Forza Italia è pronta a presentare una proposta per l’abolizione delle indennità. 

Il Governo sembra condividere l’idea di ridurre i costi della politica, ma “l’importante è vedere come”. Per esempio si potrebbe legare “l’indennità parlamentare alle presenze”, ha detto il premier Matteo Renzi intervenendo a in mezz’ora su Rai3 in merito alla proposta del Movimento 5 stelle. “Perchè ai parlamentari invece di dare l’indennità piena la diamo sulla base delle presenze? Di Maio ha il 37% delle presenze. Di Maio prende il doppio di me che non sono parlamentare, ma se fa il 37% delle presenze possiamo dire che alla fine del mese gli diamo il 37% dello stipendio?”, ha detto Renzi

“Il Pd è favorevole a ridurre gli stipendi, ma il problema è come. I Cinque Stelle la buttano in calcio d’angolo perché sono in difficoltà: avendo annunciato il No al referendum che taglia i costi della politica, hanno buttato lì una proposta, che secondo noi non funziona. I Cinque Stelle fanno i più puri ma alla fine sono non dico peggio degli altri ma come gli altri”, ha aggiunto Renzi. 

“Renzi ha detto che vuole legare l’indennità dei parlamentari alla loro presenza in Aula. Renzi arriva tardi perché Fratelli d’Italia ha presentato ben tre anni fa una proposta, che è stata anche accolta sulla carta dalla Camera dei deputati, per legare l’indennità dei parlamentari all’andamento dell’economia italiana”, il commento di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. “A me piacerebbe che l’indennità crescesse quando diminuisce la disoccupazione e diminuisse quando aumenta la disoccupazione. Il principio è lo stesso che vale nelle aziende: se le cose vanno bene c’è un utile da distribuire, mentre se vanno male non c’è”. “La proposta di FdI – ha aggiunto Meloni – è stata approvata a Montecitorio ma non è ancora stata applicata. Per questo dico a Renzi: visto che è lui ad avere la maggioranza in Parlamento, prenda questa proposta e la applichi”.