Cie. Il 21 agosto via al processo per i clandestini accusati di violenza
15 Agosto 2009
di redazione
Mentre si aggiorna la conta dei feriti dopo la rivolta che giovedì ha devastato due sezioni del Cie di via Corelli (20 fra agenti e reclusi), il tribunale ha fissato per il 21 agosto il processo per quattro nigeriane, una cittadina del Gambia, quattro marocchini, tre algerini, un ivoriano e un portoghese. Sono accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e incendio doloso.
Gli extracomunitari denunciano invece violenze da parte delle forze dell’ordine, che secondo le testimonianze dei reclusi avrebbero percosso anche le donne per reprimere la rivolta. Accuse che sono state riferite da molti degli immigrati in aula, durante l’udienza di convalida per direttissima dei fermi. All’arrivo in tribunale gli stranieri sono stati accolti dagli applausi dei manifestanti dei centri sociali. La rivolta, secondo l’avvocato Mauro Straini, "è una conseguenza della scelta del legislatore di aumentare il termine massimo di detenzione".
Alberto Bruno, il segretario provinciale della Croce Rossa che ha in gestione il centro, ieri ha visitato le due sezioni interessate dalla protesta e dipinge uno scenario apocalittico: "Sono stati sradicati dal muro i lavandini, tutti i vetri sono rotti, gli stranieri in rivolta hanno persino divelto i caloriferi". Ugualmente drammatici i racconti – dettagliati e concordanti – che fanno i reclusi, parlando di idranti usati per disperdere chi protestava. "A quanto ci è dato sapere, gli idranti sono stati impiegati sono per spegnere i falò appiccati", risponde la Croce Rossa.
La rivolta di giovedì, a pochi giorni dall’entrata in vigore del reato di clandestinità, rilancia il dibattito sulla necessità di aprire nuovi centri di identificazione ed espulsione. Secondo il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, la capienza complessiva di 500 posti nei tre Cie di Milano, Torino e Gorizia è del tutto inadeguata rispetto alla presenza di 150mila clandestini nella sola Lombardia. "Sarebbe opportuno realizzare Cie in ogni provincia del Nord – afferma in una nota De Corato – magari convertendo a questo nuovo uso immobili di Demanio militare, dello Stato e degli Enti locali. Uno servirebbe, entro la fine dell’anno, a Malpensa, per rendere più efficienti i rimpatri".