Giustizia: 8 anni per una sentenza,oggi il Csm ‘processa’ giudice

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Giustizia: 8 anni per una sentenza,oggi il Csm ‘processa’ giudice

16 Giugno 2008

Sarà ‘processato’ oggi, al Csm, l’ex giudice di Gela Edi Pinatto, oggi pm a Milano, finito sott’inchiesta per aver impiegato 8 anni per scrivere una sentenza, provocando con il suo ritardo la scarcerazione di diversi boss del clan Madonia condannati anche a pene pesanti. Un caso eclatante, sul quale ha fatto sentire la sua voce anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano per chiedere che "mai più" si ripetano cose del genere. E’ "inaccettabile", è stato il duro monito del presidente della Repubblica.

Due mesi fa, il 4 aprile scorso, la sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli aveva negato però la sospensione di Pinatto dalle funzioni e dallo stipendio, chiesta a gennaio dall’allora Guardasigilli Clemente Mastella: una richiesta non più urgente, secondo il ‘tribunale dei giudici’, anche perchè quelle sentenze nel frattempo erano state depositate. Quindi, meglio rinviare al ‘verdetto’ del giudizio nel merito delle accuse.

E’ ormai questione di ore e quel ‘verdetto’ sarà pronunciato. Pinatto rischia una nuova condanna disciplinare (che può arrivare anche alla sanzione più pesante, quella della rimozione dalla magistratura) dopo le due precedenti, sempre per gli stessi ritardi. Già il 24 marzo del 2006 era stato condannato per un "pluriennale ritardo" nel depositato di 9 sentenze: sei mesi di perdità di anzianità la sanzione che gli era stata inflitta. E altri due mesi di perdità di anzianità gli sono stati depennati con un verdetto successivo, del 15 giugno 2007, visto il "persistere" del ritardo nel deposito delle tre sentenze.

Poi, l’11 gennaio scorso l’ex Guardasigilli ha fatto sapere di aver avviato l’azione disciplinare a carico dell’ex giudice di Gela, chiedendo nel frattempo al Csm, ma non ottenendola, la sua sospensione urgente dalle funzioni e dallo stipendio per l’"ulteriore protrarsi dell’inadempienza all’obbligo di deposito" delle decisioni. Quel ritardo è "sconcertante", aveva evidenziato Mastella nell’atto d’accusa trasmesso a Palazzo dei Marescialli.