Talebani d’Italia. C’è mancato poco che Anna finisse come Sarah Scazzi
10 Ottobre 2010
La chiameremo solo "Anna" perché vogliamo rispettare la sua privacy (oggi la ragazza vive in regime di protezione). I suoi aguzzini, invece, quegli ominicchi, li denunceremo uno per uno. Domenico Cucinotta, Michele e Domenico Iannello, Domenico Cutrupi, Serafino Trinci, Vincenzo La Torre, condannati con sentenza passata in giudicato. Altri 6 del branco sono in attesa di sentenza definitiva dopo la condanna in primo grado. L’hanno struprata da quand’era una bambina di 13 fino a 16 anni. Poi lei li ha denunciati. Ne parliamo con Cristina Zagaria che ha raccontato questa storia nel romanzo "Malanova" (Sperling & Kupfer 2010), in libreria dal 5 ottobre.
Cristina, denunciamo le gravissime condizioni in cui versano le donne nel mondo islamico ma la Calabria che fa da sfondo al tuo libro sembra uscita da un incubo
Ho scritto che la Calabria è una terra con un’anima profonda e bisogna scoprirla, non sfidarla, altrimenti non serve a niente. C’è una somiglianza con la realtà islamica; come giornalista, come donna, anche io seguo con attenzione quel che accade nel mondo arabo e musulmano. Eppure, scrivendo la storia di Anna, molte di queste nostre battaglie mi sono sembrate lontane e idealistiche.
Di qualche tempo fa la notizia della ragazza araba sgozzata dal padre in provincia di Pordenone, Sanaa Dafani.
C’è una violenza, un odio verso le donne, che vanno al di là della religione. Danaa, Hina, Sarah Scazzi, Giusi Potenza… L’unica differenza è che Anna non è stata ammazzata.
Cosa ti ha spinto a raccontare la sua storia?
Volevo parlare della condizione della donna oggi. Mi chiedo quale sia la coscienza che la donna ha di sé. Non solo Anna ma anche tutte le altre di cui parlo nel libro.
A chi ti riferisci?
Le prime a scagliarsi contro di lei dopo la denuncia sono state le mogli e le madri degli stupratori. Una di loro le ha gridato contro: "Hai rovinato la nostra famiglia!".
Vittima due volte
Sì, ma c’è la legge sullo stalking. Una legge importante. Per adesso i parenti del branco sono stati ammoniti. Se continueranno a tormentarla scatterebbe l’arresto.
Lo Stato si sta prendendo cura di Anna? Nel libro la ragazza conserva gelosamente il santino di un carabiniere
Per adesso è entrata nel programma di protezione e vive in un nuova città.
Suo padre invece è rimasto a San Martino di Taurianova. In una scena del racconto dice esasperato: E chi sugnu iu? Nu mafiusu sugnu? La sua famiglia è stata solidale?
Hanno sopportato minacce di morte, insulti, il cane ammazzato. Il sangue sui panni stesi, le telefonate minatorie.
Quella del padre che non vuole andar via dal suo paese è una scena molto forte. Perché hai scelto di scrivere un romanzo?
Cercavo un pubblico diverso, non volevo scrivere qualcosa velocemente come si fa nel giornalismo, bruciando le notizie. Ho parlato con la voce di Anna, che è la voce di tutti. Sono stata un ponte.
Un ritorno al verismo?
Macchina da presa in spalla e girare per le case, nelle strade.
Hai scritto il romanzo con lei?
Sono scesa in Calabria dove ho trascorso settimane a leggere carte processuali, visitando i luoghi dov’erano avvenuti gli stupri, la stalla, la casetta, la campagna. Ho convissuto con lei. Scrivere in prima persona per me è stato devastante. Assorbire tutto quel marcio e ributtatarl0 fuori.
Com’è andata la stesura?
Quando finivo un capitolo lo spedivo per posta ad Anna. Certe volte lei mi diceva "questa parola non la uso", così la correggevo (all’epoca dei fatti narrati la ragazza frequentava le scuole medie e non ha più continuato gli studi, nda). Abbiamo impiegato due mesi a scrivere il libro. Poi ci sono state altre riletture.
"Malanova" dimostra che la letteratura femminile in Italia non è solo quella di Sophie Kinsella
Se lo leggi non vai a letto serenamente.
Maestri di stile?
Sciascia, Herta Muller, Agota Kristof
Hai avuto un editor?
Sì ne ho avuto uno. Voleva che tagliassi dal testo le parti in corsivo: le minacce reali, quello che sta subendo e ha subito la ragazza durante i processi. L’editor diceva che quelle pagine mettevano ansia.
E tu?
I corsivi sono il mio stalking sul lettore.