Tancredi: “Eurobond per rilanciare Piano trasporti”

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Tancredi: “Eurobond per rilanciare Piano trasporti”

11 Febbraio 2013

L’Adriatico deve puntare sulla programmazione di Europa 2020 per potenziare il proprio sistema intermodale dei trasporti. Una forte discussione ha circondato la nascita degli "eurobond", gli strumenti di finanziamento decisivi per quel piano infrastrutturale che rilanci la crescita nell’ottica delle "macro-regioni" europee. Strumenti necessari, secondo Paolo Tancredi, senatore del Pdl e in corsa alle elezioni politiche per la Camera dei Deputati.

Senatore, quando si parla di programmazione europea dei trasporti per la macro-regione adriatica che significa in termini concreti per l’Abruzzo?

Il concetto chiave è l’intermodalità e il punto di partenza il nostro sistema marittimo e portuale. All’Abruzzo serve un vero porto commerciale, l’investimento sul quale puntare è Ortona ma, ammesso che si riesca a creare un bacino che supporti il traffico di merci e la mobilità, tutto questo funzionerà soltanto integrando i porti con ferro e gomma.

Antonio Tajani dice che l’Italia deve puntare sui trasporti all’interno del Connecting Europe Facility, il primo pezzo della strategia di Europa 2020.

Sono felice che per Tajani i trasporti siano una priorità. Dobbiamo sviluppare anche la vocazione turistica dell’Abruzzo, l’incoming come l’outcoming, penso ai porti di Pescara, Giulianova, Vasto. La nautica da diporto va messa a sistema con i porti della Croazia che sono di fronte a noi.

Riassumendo?

Uno, i porti. Due, maggiore connessione fra costa adriatica e tirrenica, tra Roma e Napoli. L’Abruzzo è al centro di una stella che ha come asse portante la direttrice Roma-Spalato. Tre, l’intermodalità, ovvero potenziare i collegamenti ferroviari e autostradali.

La rete su ferro in Abruzzo non è proprio all’avanguardia

Su questo punto sarà decisiva la sinergia con altre Regioni, il Molise, le Marche.

Sarà sufficiente questo?

Possiamo sfruttare le ferrovie regionali se Trenitalia non riuscisse a garantire la copertura dei piani. Le società a guida regionale potrebbero essere sussidiarie di Trenitalia, valga il principio della "coopetizione", la competizione cooperativa.

Tutto questo grazie agli "eurobond". Sono strumenti di finanziamento sicuri?

C’è stata una forte discussione sul Patto di Stabilità chiedendosi se e quali forme d’investimento occorreva creare per rilanciare la crescita. A noi gli eurobond servono e bisogna farlo capire agli altri partner a Bruxelles. I Paesi membri devono avere margini negoziazione nel decidere qual è lo spazio di indebitamento. Pensi allo European Stability Mechanism, l’ESM, che ci mette già oltre i parametri di Maastricht.

Creare nuovi titoli di debito europei?

Sì, oppure lasciare ai singoli Paesi la possibilità di indebitarsi concordando il piano di investimenti con la Ue. Tenga presente i costi spesso ambiziosi delle grandi infrastrutture. Ripeto, senza finanziamenti europei o finanziamenti pubblici non si va da nessuna parte.

Una specie di Recovery Plan?

Keynes è vivo e lotta insieme a noi (ride)

Controindicazioni?

Serve la massima prudenza e trasparenza nella rendicontazione. Ma il rilancio dell’economia non può che passare da uno sblocco dei vincoli in Europa. Insomma, sì agli eurobond ma stabilendo qual è la capacità di indebitamento di un Paese e quale deve essere il sostegno agli investimenti fatti sulle infrastrutture.