Tanto caos (calmo) per nulla
23 Marzo 2008
E’ il caso cinematografico del momento. Dopo i rilievi velenosi al Festival di Berlino della critica tedesca che ha finito per chiedersi se il cinema italiano oggi sia davvero “Caos Calmo”, il film di Antonio Grimaldi è salito nuovamente alla ribalta. Guadagnandosi addirittura 18 candidature per il David d Donatello, l’Ocar italiano.
Nuovamente, perché come si sa, in precedenza era stata la perplessità della Conferenza Episcopale Italiana circa la oramai famigerata scena di sesso tra Isabella Ferrari e Nanni Moretti a dirottare sul lavoro tratto dall’omonimo romanzo premio Strega di Sandro Veronesi, quella attenzione che generalmente un film deve pur meritarsi per la sua fattura, ancorché controversa ovvero foriera di polemiche.
Il cast è di quelli che servono per spopolare ai David di Donatello.
Valeria Golino, Alessandro Gassman, Blu Di Martino, Silvio Orlando, Hippolyte Girardot, Charles Berling, Roberto Nobile, una bellissima Kasia Smutniak, Isabella Ferrari e soprattutto Nanni Moretti.
La storia è quella di un uomo sulla quarantina, Pietro Paladini (Nanni Moretti), manager di una società che sta per affrontare una fusione che ne mette a rischio le sorti.
Un giorno di mezza estate Pietro si trova sulla spiaggia con il fratello, imprenditore di successo nel campo dell’abbigliamento (Alessandro Gassman), a salvare la vita a due donne; tornando a casa scopre che la moglie è venuta improvvisamente a mancare.
Pietro rimane solo con la figlia e cerca di trovare il bandolo della matassa emotivo e pratico in una vita improvvisamente sprofondata nel caos.
Amici e familiari appaiono e scompaiono, si fanno avanti per aiutare o per compatire, per morbosità o per generosità, come schegge impazzite di un mosaico tutto da completare. La sorella della moglie (Valeria Golino), attrice, gli rinfaccia con violenza il suo essere stato sempre “lontano”, distante dalla sorella, di non averla mai amata abbastanza, insinuandogli dubbi su dubbi, ricordandogli un loro lontano flirt e aiutandolo a metabolizzare la circostanza di fatto che lui non sembra proprio soffrire.
Pietro cerca di fare il punto della situazione con se stesso isolandosi su una panchina davanti alla scuola della figlia dove rimane per mesi, non solo per far sentire la piccola che lui c’è, sta lì, ma anche per trovare la pace e il modo di tirare le somme.
La sua inconsueta scelta lo rende preda di attenzioni non volute e paradossalmente lo pone in condizione di arrivare ai vertici della società post fusione, fino a che non incontra la donna che ha salvato quel maledetto mattino (Isabella Ferrari). Con quella donna, che ritroverà durante una gita al mare con la figlia, ci sarà del sesso, del sesso estremo (sodomia). E d’incanto come liberato attraverso la furente storia di sesso, Pietro capirà quello che deve fare.
La scelta di Nanni Moretti appare chiaramente motivata dalla performance dell’attore regista nella sua “La Stanza del figlio”. E certamente nel film si vede un Moretti a suo agio nei panni del marito turbato e del padre alle prese con la gestione del dolore suo e della figlia, ma quello che nel romanzo era un manager, un uomo d’azienda, qui ha le fattezze di un intellettuale e le scene riguardanti la crisi aziendale e il suo ruolo di confessore delle idiosincrasie e delle frustrazioni del personale in fuga risultano chiaramente irrealistiche e fredde.
I personaggi sono solo abbozzati finendo come macchiette irrisolte, il drammatico e il grottesco sono raramente sfiorati e la storia si configura come una realtà semplicemente povera e non solo per la soluzione “estrema” della trama.
Infine la scena di sesso.
Ci si permetta di dire come vedere Moretti agire in un raptus sessuale non appaia solamente paradossale quanto di cattivo gusto soprattutto per gli spettatori e ciò nonostante l’impegno di Isabella Ferrari.
«Il mio punto di partenza è stato in realtà Esiodo, la sua Teogonia, laddove dal Caos primissimo fa nascere, per scissione, Erebo e Notte, cioè la tenebra totale e quella parziale, e poi, dalla loro unione necessariamente incestuosa, Etere e Giorno, ma anche Thanatos, Hypnos, Momo, cioè il Biasimo, la Tenerezza ecc.” aveva detto Sandro Veronesi nei giorni di presentazione del suo romanzo, suscitando più di un imbarazzo.
Ugualmente imbarazzo genera la visione del film e qui non solo per la manifestazione evidente di un risultato così piccolo al cospetto di un tentativo troppo grande, ne tanto meno per il “Caos Calmo” di Grimaldi si può essere imbarazzati per bacchettonismo, quanto per l’assenza di senso estetico, quel senso estetico salvato nel romanzo dalla maestria espressiva raggiunta da Veronesi, che è però il vero assente del film.