Target-Tremonti: Crosetto (e non solo) spara sulla manovra
26 Giugno 2011
Cosa c’è dietro l’affondo del ‘gigante buono’ (in senso fisico) Guido Crosetto? Il suo ‘questa manovra è da psichiatra’ è la frase che resta agli atti di una settimana che tra caos rifiuti a Napoli e niet leghista, Consiglio nazionale del Pdl e soprattutto manovra economica che giovedì approda in Consiglio dei ministri, non si apre sotto i migliori auspici per il Cav. Target-Tremonti. E l’uscita del ‘mite’ sottosegretario alla Difesa segnala che non si tratta né di un colpo di caldo, tantomeno di un gesto isolato. Nel partito e a Palazzo Chigi.
I pochi numeri che filtrano sulla manovra pluriennale da 40 miliardi (cioè lacrime e sangue da qui al 2014 per portare in pareggio il deficit di bilancio come chiede l’Europa) e il top secret col quale da via XX Settembre per ora si risponde, è questione che nelle ultime ore ha riacceso il ventilatore delle tensioni dentro la maggioranza. Il Prof di Sondrio non condivide, si tiene tutto il dossierone per sé fino a quando non sarà il momento di dispiegarlo sul tavolo di Palazzo Chigi. Non è una novità, lo ha già fatto per evitare assalti alla diligenza, ma questa volta è diverso. Dopo tre anni di rigore, rigore, rigore – sacrosanto per tenere in ordine i conti pubblici e gestire il debito – adesso sono in molti a sollecitare quella che viene considerata l’unica via per ridare fiato a famiglie e imprese: coniugare rigore e crescita.
Una formula che va riempita di contenuti e di azioni, ma a quanto pare le poche e scarne bozze che cominciano a circolare non sembrano andare nella direzione auspicata. Così monta il malumore, specie tra numerosi ministri, oggi poco disposti a chinare il capo davanti al superministro e ai suoi diktat. Non c’è dubbio che l’uscita di Crosetto, berlusconiano di ferro, ne sintetizzi e rilanci il disappunto. Colpo pesante, indirizzato dritto in faccia a Tremonti e proprio per il fatto che Crosetto non ha uno stile barricadero, appare evidente che non si sia trattato di un gesto estemporaneo.
Difficile dire se ‘concordato’ – ad esempio con i ministri insofferenti o addirittura fatto col placet del Cav., cosa che Crosetto smentisce –, tuttavia se si mettono in fila i fatti del fine settimana si comprende come tra Silvio e Giulio sia tornato il gelo. E c’è più di un indizio che porta al freezer. Intanto il colloquio tra Berlusconi e Crosetto al matrimonio di Mara Carfagna, oltre a espressioni alquanto critiche del premier nei confronti del ministro dell’Economia; senza contare lo screzio di venerdì quando il ‘superministro’ non avrebbe gradito le parole del Cav. sulla manovra e per questo avrebbe sollecitato un comunicato ‘riparatore’ da Palazzo Chigi.
Prima di Crosetto, di manovra ieri ha parlato Berlusconi anche se in termini più generali e con toni soft (forse per non irritare lo stesso Tremonti), indicando la necessità di proseguire con una politica di rigore e prudenza, pur confermando l’impegno del governo sia con Bruxelles sui conti pubblici, sia con gli italiani sull’alleggerimento della pressione fiscale . E il tutto dovrà essere fatto non in deficit.
Nel pomeriggio ci ha pensato Crosetto a dare fuoco alle polveri con frasi che anche dopo la ‘correzione’ di Bonaiuti (“parla a titolo personale”), conferma senza riserve. Già dall’incipit, si capisce dove sta andando a parare: “Le bozze filtrate sulla manovra andrebbero analizzate da uno psichiatra”, avverte il sottosegretario per il quale è “ormai evidente” che così Tremonti vuole “far saltare banco e governo”. Passaggi durissimi che chiamano in causa non solo la manovra di cui il governo discuterà giovedì, quanto tutta la politica economica del dicastero di via XX Settembre, perché Crosetto accusa il ministro di aver “tenuto in vita il Paese, ma mettendolo in coma farmacologico” e di non aver compreso che, oltre a questo, andava aiutata “l’economia reale”, anziché “essere bloccata con regole di oppressione fiscale. Ha promesso un aiuto alle piccole e medie imprese” ma nel frattempo “ si flirtava” con grandi banche e gruppi, incalza il sottosegretario.
Un uno, due dritto in faccia al quale Tremonti decide di non rispondere. E Crosetto ci aggancia un invito che in realtà suona come un monito: “E’ una persona intelligente, lo dimostri proponendo un progetto serio al Consiglio dei ministri e alla Camere”. Come? Aprendo alla condivisione e ai miglioramenti perché “non è il depositario del verbo e sono finiti i tempi in cui si approvava una cartellina vuota”. Riferimento quest’ultimo alla Lega e a feeling in crisi con lo stesso Tremonti.
Per finire – se mai tutto questo non fosse stato sufficiente – Crosetto stigmatizza il piano taglia-spese, con la cura dimagrante per i costi della politica: “Non è più il momento di tacere per rispetto, anche perchè mi sono stufato di sentire pontificare una persona che predica benissimo e razzola malissimo: l’unico ministero che non ha subito tagli alla spesa corrente, ma anzi l’ha aumentata, è il suo! Il ministero nei quali i dirigenti sono più pagati è il suo!”. E se adesso la “crociata di Tremonti, sullo stile di De Magistris, è quella di lanciarsi contro i privilegi”, Crosetto ricorda che “ci sono privilegi ben maggiori delle auto blu e degli aerei di Stato che, tra l’altro, se vengono utilizzati nell’interesse del Paese non sono privilegi. Parlo, ad esempio, dei privilegi di poter disporre di migliaia di nomine all’interno dello Stato o altre cose meno evidenti sulle quali il Tesoro non ha mai coinvolti nessuno”.
finirà? E’ presto per dirlo, ma a questo punto i malumori sottotraccia nei confronti del ministro dell’Economia sono venuti a galla. E rischiano di rivelarsi esplosivi.
E Bossi? Tace e pure questo è un indizio eloquente nel fine settimana in cui il Senatur non è stato di certo con la bocca cucita: ha ribadito il suo no al decreto rifiuti per Napoli e ha rimesso in riga (o almeno ha provato a farlo) Maroni.