Tariq Ramadan smascherato dalla turco tedesca Necla Kelek

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Tariq Ramadan smascherato dalla turco tedesca Necla Kelek

08 Novembre 2008

Nel contesto italiano, nei giorni scorsi si elevata solitaria la voce di Magdi Cristiano Allam nella critica alle iniziative di Tariq Ramadan e di chi con lui si dice promotore di un “islam europeo”. Ma per fortuna Allam in Europa non è solo.

Della turco-tedesca Necla Kelek, il cui impegno in difesa delle donne musulmane è stato riconosciuto di recente con l’assegnazione del Premio “Donne-Europa-Germania”, in Italia si sa poco o nulla. Quando nel 2005 uscì in Germania il suo libro La sposa straniera, la denuncia di donne musulmane costrette a matrimoni combinati e “importate” come spose provocò violente proteste da parte di musulmani, di turchi e di loro amici politici. La Kelek venne accusata di ingigantire singoli casi. Donne d’origine turca impegnate in politica dichiararono pubblicamente d’essersi sposate per amore, con l’intento evidente di dimostrare che i matrimoni coatti non avevano nulla a che fare con la loro cultura e con l’islam.

E’ un fatto però che in Germania ogni anno migliaia di donne e uomini musulmani contraggano matrimonio dietro costrizione. “Le case che ospitano donne maltrattate e i consultori sono pieni”, ha scritto di recente la Kelek sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, perché le ragazze temono di essere portate durante le vacanze nei paesi d’origine dei loro genitori per essere lì maritate.” Ed è utile ricordare anche che la comunità islamica tedesca ha a che fare non solo con i matrimoni coatti, ma anche con i cosiddetti omicidi d’onore, con la violenza all’interno della coppia.

Dopo la triste e vergognosa vicenda che lo ha visto pessimo protagonista del boicottaggio della Fiera del Libro di Torino dell’anno scorso, Tariq Ramadan è stato indiscusso protagonista delle cronache dei giorni scorsi grazie alla sua partecipazione ai colloqui catto-islamici in Vaticano. Ebbene Ramadan è soggetto ben noto in tutta Europa e la stessa Necla Kelek ha già avuto modo di intervenire più volte per smascherare il vero fine delle sue iniziative. Tra queste, la più recente è proprio quella relativa ai matrimoni coatti. Lui e i suoi amici (le associazioni islamiche di Rotterdam e di Berlino, la “Inssan”, vicina ai Fratelli Musulmani, e Günter Piening, delegato della città di Berlino per l’integrazione) l’hanno chiamata “Mano nella mano contro i matrimoni coatti”. Ma l’iniziativa alla Kelek non è piaciuta proprio.

Pur giudicando positiva l’ammissione implicita di “un problema proprio della società islamica”, la sociologa l’ha stigmatizzata come “un tentativo di catturare quelle giovani musulmane finalmente cresciute nella loro autocoscienza e di consigliarle secondo un punto di vista musulmano, evitando così che possano recarsi nei consultori statali, oppure possano cercare rifugio nelle case per donne maltrattate e dunque che possano allontanarsi da Allah” (così dall “FAZ” del 29 luglio scorso).

L’iniziativa è stata presentata nei mesi scorsi nel quartiere di Kreuzberg, a Berlino, insieme ad una brochure in otto lingue che ne illustra i contenuti. In realtà, in nessun passo del libretto viene riconosciuto al singolo il diritto di decidere se sposarsi o meno. “La famiglia forma il nucleo della società islamica”, si dice, “ed il matrimonio nell’islam è l’unica maniera consentita di formare un famiglia.” Ma quale famiglia abbia in testa Ramadan ce lo spiega ancora la Kelek: “Con essa non si intende un nucleo costituito da madre, padre e figli, ma la grande famiglia, la stirpe. In questo modo, dalla comunità dei musulmani, la “umma”, deriva la cultura delle famiglie.” Sempre nel citato libretto si legge ancora a proposito della mutua assistenza: “In una cultura delle famiglie, la famiglia è più importante dell’individuo. La famiglia si comporta come unità per essere riconosciuta a tutti gli effetti come qualcosa di integro da parte delle altre famiglie del contesto sociale […]. Ogni individuo deve agire nell’interesse della famiglia.” “E se questo non accade”, è il commenta della Kelek, “viene ferito l’onore della famiglia.”

La sociologa, nonostante i frequenti attacchi dagli ambienti “liberal” oltre che musulmani, è figura stimata in Germania al punto da essere stata anche cooptata come consulente per l’immigrazione per il Land Baden-Wüttenberg e conosce come poche altre la condizione delle donne musulmane in Occidente. Da anni sostiene che il modello sociale musulmano è fondato sul controllo che gli uomini esercitano sulla donna e per questo motivo non crede nelle buone intenzioni di Ramadan e compagnia. Piuttosto interpreta anche questa iniziativa sui matrimoni coatti come “propaganda per la costrizione musulmana al matrimonio”, come una vera e propria “truffa”, pensata ancora una volta a spese delle donne.