Tav, siamo tutti Stefano Esposito

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Tav, siamo tutti Stefano Esposito

23 Luglio 2013

"Ormai la tua vita non vale più niente". E due. Dopo la lettera di minacce al sindaco di Milano, nel mirino di fantomatiche nuove Brigate Rosse finisce il senatore Stefano Esposito del Pd, da sempre favorevole alla Tav. L’autunno caldo invocato da guru e ministri vari nei giorni scorsi a quanto pare si sta materializzando presto. Solo che nel caso dei No Tav o di certa parte del movimento contro la Torino Lione non è una novità. Negli anni scorsi, terroristi di Prima Linea, gente con un passato di carcere alle spalle, erano riapparsi intorno presso il cantiere di Chiomonte, mescolati a centri sociali, blocco nero e semplici valligiani. Le minacce a Esposito e alla sua famiglia hanno provocato una immediata risposta delle forze politiche, dal capogruppo Pd Zanda, al ministro Lupi, al sindaco di Torino Fassino, al presidente della Commissione Lavori pubblici del Senato, Altero Matteoli. "So che le intimidazioni non hanno fermato Stefano Esposito sinora e non lo fermeranno," dichiara Lupi, "ma è un nostro dovere non lasciare che venga isolato chi in prima persona difende quest’opera". E ancora, "Il fatto poi che la minaccia a Esposito venga firmata con una stella a cinque punte che ricorda quella delle Brigate rosse dovrebbe risvegliare la memoria e la coscienza di tutti, anche di chi é contrario alla Tav, per agire in modo che venga evitata ogni ambiguità nella condanna della violenza". Vero. Ma colpisce la puntualità di questi recapiti e il destinatario. Il braccio destro e si dice successore del sindaco di Milano. Un uomo del Pd che va contro il politicamente corretto sull’alta velocità. Mentre discute di Congresso e tagliandi, la sinistra che ha scelto le larghe intese tenga alta la guardia. Non solo la sinistra, ovviamente. Per questo, siamo tutti Stefano Esposito.