Teatro Valle Occupato – o Privato?
07 Novembre 2012
Lo ammetto ho parcheggiato la vespa dove non dovevo. In via del Teatro Valle, messa un po’ di sghembo tra un’uscita di sicurezza e l’altra, sperando di non beccare una multa. Invece la multa l’ho presa, ma non dal Comune di Roma, dalla "Fondazione Teatro Valle Occupato".
Dopo un’oretta sono tornato e sul sedile della vespa c’era un volantino con su scritto: "Hai pargheggiato abusivamente, occupando suolo pubblico, versa una penale di 10 euro al Valle Occupato".
Mi ero persino dimenticato che esistesse un Teatro Valle, figurarsi se mi ricordavo dell’occupazione. Certo era un bel paradosso che gli occupanti abusivi di un intero teatro pubblico mi chiedessero una penale per aver occupato abusivamente un metro quadro di pubblica via.
Il Valle, per chi non lo sapesse, o come me non lo ricordasse, è occupato da un gruppo di "comunardi" (nei loro documenti si autodefiniscono così) dal giugno 2011. Tutta la vicenda nasce per contrastare una mai confermata volontà di cedere il Valle ai perfidi privati. Così degli altri privati cittadini – i comunardi – se ne sono impossessati in nome della tutela dei "bene comune", diventato improvvisamente cosa loro.
All’inizio il sindaco Alemanno, l’assessore Gasperini li hanno coccolati, vezzeggitati, non volevano fare la figura dei questurini insensibilli ai richiami della libertà e dell’arte. Hanno tentato qualche accomodamento, proposto soluzioni di compromesso, ma gli occupanti hanno sempre risposto picche. Ora il Comune si limita a pagare le bollette e sembra in altre faccende affaccendato.
Loro, i comunardi, intanto si sono organizzati, hanno stilato un verboso statuto della Fondazione, messo in campo un assemblea, un consiglio, un comtitato dei garanti, un direzione artistica, un tesoriere: insomma tutto quello che serve per mettere le tende sotto la volta affrescata da Silvio Galimberti. Nello statuto si chiarisce che i proventi deriveranno dai fondi del ministero oltre che da ben accetti contributi e sponsorizzazioni private.
Attorno all’occupazione ruota una corte di intellettuali e artisti che fanno a gara per porgere ai "comunardi" l’obolo della loro ammirazione e riceverne in cambio un lasciapassare democratico buono a tutti gli usi. In fondo l’occupazione nasceva in piena era berlusconiana, all’indomani della vittoria dei referendum sull’acqua, nucleare e servizi pubblici, e in epoca di tagli tremontiani alla cultura. Era facile fare festa al Valle occupato e sentirsi col vento in poppa.
Poi le cose sono un po’ cambiate: Berlusconi non c’è più, i referendum dimenticati, i tagli ora li fa anche il Pd nel governo Monti e intanto dal Valle occupato non è uscito granchè in termini di rivoluzione culturale. Se ne è accorta anche l‘Unità con un sadico articolo di Luca del Fra. "Gli occupanti? Qualcuno li ha già ribattezzati " esordisce l’autore e poi cita un giovane teatrante reduce da una delle tante assemblee, Daniele Timpano: "C’è fortemente il rischio che l’"occupazione mediatica" del Valle illumini uno spazio dove non c’è proprio un cazzo di interessante, con centri di drammaturgia senza
drammaturghi, utopie democratiche senza democrazia".
Forse oggi il Valle occupato è meno glamour di ieri, ma resta occupato da qualcuno che se ne è intestato la proprietà e la gestione in nome di tutti gli altri. Il tutto grazie a una fumosa e oramai un po’ asfissiante teoria dei beni comuni che somigilia sempre più a una privatizzazione fatta mariciare a suon di ricatti culturali sulla testa di una classe dirigente comunale così misera da farsi mettere in soggezione dalla sola parola "cultura". Facciamo un patto: io non parcheggio più la Vespa davanti al Valle ma in cambio aridatece Pirandello.
Tratto da Huffington Post