Tedesco attacca Vendola: “Sulla sanità non poteva non sapere”

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Tedesco attacca Vendola: “Sulla sanità non poteva non sapere”

10 Marzo 2011

Area di crisi in Regione Puglia: la Sanità continua a tenere banco e per Vendola rischia di diventare la questione su cui potrebbe consumarsi definitivamente la spaccatura della sua stessa maggioranza.

Innanzitutto, ci sono le note vicende giudiziarie legate all’ambito sanitario a cui si aggiungono, in queste ore, le dichiarazioni del Senatore Alberto Tedesco: al termine, infatti, dell’audizione in Giunta delle immunità del Senato sulla richiesta di autorizzazione all’arresto nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità in Puglia, il senatore del Pd ha detto: "Io avevo chiesto di fare il presidente del Consiglio regionale, un posto richiesto anche da un’altra forza politica che ha prevalso. Allora Vendola mi chiese di fare l’assessore alla Sanità". Alla domanda, poi, se il presidente Vendola fosse a conoscenza di quanto avveniva nella Sanità pugliese, Tedesco risponde: "Sulla gestione e il governo della sanità, Vendola sapeva esattamente quanto ne sapevo io. Non poteva non conoscere quanto accadeva nel governo del settore più rilevante della Regione e che assorbe il 75% del bilancio. Vendola era a conoscenza delle politiche di intervento nel settore della sanità e le condivideva con me. Anzi, a volte, ero io che seguivo i suoi indirizzi" afferma Tedesco.

Vendola tirato in ballo quindi: non poteva non sapere, è l’evidente tesi che vien fuori dalla riunione dell’organismo senatoriale. Il che significa ulteriori problemi per il centrosinistra, che già nei giorni scorsi aveva registrato scosse telluriche sul piano di riordino ospedaliero, con l’emergere di malumori e distinguo politici non indifferenti.

E’ vero certo che la commissione Sanità della Regione aveva espresso parere favorevole, con il voto contrario del centrodestra e dell’Udc, al Regolamento di riordino della rete ospedaliera della Regione Puglia per l’anno 2010, ma le modalità a cui si era giunti al voto non avevano fatto immaginare una navigazione in acque tranquille per la maggioranza.

L’assessore Tommaso Fiore, infatti, è riuscito ad "incassare" il parere favorevole della commissione ribadendo che alcune situazioni, come ad esempio il reparto di Ostetricia di Ostuni che sarà difficile trasferire a Fasano, sono soltanto questioni prettamente tecniche. Ma già la dichiarazione di voto del Pd, affidata al consigliere Gerardo De Gennaro, non lasciava presagire nulla di buono, tanto che è stata del tenore "Votiamo a favore del regolamento per disciplina di partito, ma ne siamo già pentiti". Ed infatti, appena dopo il voto in commissione, il gruppo consiliare del Pd ha rilasciato una nota a firma dei consiglieri regionali Pino Romano, Filippo Caracciolo, Gerardo De Gennaro, Giovanni Epifani, Antonio Maniglio, con l’evidente mancanza della firma di Dino Marino.

Il senso del documento era, in sintesi, una presa d’atto che "il piano di riordino ospedaliero è monco e creerà grandi difficoltà ai cittadini pugliesi". "Registrando un consenso unanime, da tempo avevamo chiesto – dicono gli esponenti del Pd -, che insieme alla chiusura dei 18 ospedali fosse presentato  un progetto alternativo che indicasse con chiarezza i servizi sostitutivi da attivare con l’indicazione dei tempi. Prendiamo invece atto che questa strada si è ritenuta impraticabile e che il piano di riordino, nonostante le cabine di regie e le richieste di suggerimenti, bisognava approvarlo così come licenziato dalla giunta. A saperlo avremmo alzato la mano in tre secondi, e due mesi fa, senza perdere tempo".

Insomma, una durezza di fondo indicativa di una certa crisi nel centrosinistra regionale, e non solo in area Pd. Tanto è vero che pare che venerdì prossimo persino due consiglieri di Sel di provenienza socialista, ossia Pellegrino e Pastore, usciranno dal partito del Presidente Vendola per passare al gruppo misto. Perderebbe pezzi, quindi, proprio la formazione politica del Governatore.

Intanto, netta e contraria giungeva, nelle scorse ore, la posizione del Pdl, espressa dal capogruppo del partito Rocco Palese. "Sono tre i motivi principali – dice Palese – per cui il centrodestra in Terza Commissione ha votato contro il regolamento di riordino della rete ospedaliera pugliese: manca la riduzione degli sprechi mentre si riducono solo i servizi e si chiudono 18 ospedali; manca una proposta complessiva di riforma del sistema; manca una riforma della governance della spesa".

Ad infierire, invece, sulle divisioni del centrosinistra, il vicecapogruppo vicario del Pdl alla Regione, Massimo Cassano: "Le dichiarazioni di alcuni colleghi consiglieri della sinistra che giustificano con il senso di responsabilità il voto favorevole al regolamento con cui la Giunta Vendola chiude 18 ospedali, dimostrano che loro difendono gli interessi della politica, non quelli dei cittadini".

A tirare fuori la sinistra dall’empasse ci prova, maldestramente, Antonio Maniglio, vicepresidente del consiglio regionale, che ha accusato il centrodestra di essere il primo responsabile, oggi, delle misure "lacrime e sangue" contenute nel piano di rientro, "che sono pensate da Fitto per creare disservizi e caos nella sanità e sono state puntate sulla Puglia come una pistola sulla tempia".

Replica ancora Palese: "Maniglio non potendo parlare (e votare) contro il governo regionale che ha deciso di chiudere gli ospedali lasciando intatti gli sprechi, sfoga la sua legittima frustrazione – dice – contro il centrodestra regionale e nazionale".

La vicenda, in altri termini, si fa sempre più ingarbugliata per il centrosinistra, e Vendola dovrà riuscire a sbrogliare la matassa se non vorrà trovarsi travolto dalla questione sanitaria. Resta il fatto che il Governatore pare avere grosse responsabilità politiche e, nonostante i distinguo e le prese di distanza, resta pur sempre il fatto che anche il Pd ha appoggiato, con il proprio voto, il piano di riordino ospedaliero. I cittadini pugliesi ringraziano.