Telecom, ecco come Rossi studia la controffensiva

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Telecom, ecco come Rossi studia la controffensiva

04 Aprile 2007

Marco Tronchetti Provera ha veramente mollato gli ormeggi. Non abita più nel capitalismo di relazioni e si permette di rompere, e in modo plateale, con una relazione del calibro di Guido Rossi. Per l’attuale presidente di Telecom Italia, che pure aveva detto e ripetuto di gradire la permanenza nell’incarico, non è stato trovato un posto nelle liste dei consiglieri di amministrazione da votare in assemblea il 16 aprile. Significa che, per quanto riguarda Tronchetti Provera (tuttore detentore, attraverso Olimpia, del pacchetto di controllo del gruppo telefonico), Rossi può considerare conclusa la sua preziosa collaborazione, prendersi la liquidazione e tornare dall’altra parte del pianerottolo, visto che il suo studio è nello stesso palazzo e nello stesso piano della sede milanese di Telecom.

Ma Rossi, comprensibilmente, non si arrende. E di palazzo ha deciso di frequentarne un altro, quello di Piazzetta Cuccia dove ha sede Mediobanca, per partecipare a una lunga riunione a margine dell’incontro del comitato esecutivo della banca d’affari nel quale era già all’ordine del giorno la partita Telecom. E’ la riunione dalla quale potrebbe nascere la controffensiva italiana per organizzare la cordata in grado di rilanciare rispetto all’offerta negoziata da Tronchetti Provera con gli americani.

Altro che capitalismo di relazioni, insomma, qui è saltato tutto. Quella stessa Mediobanca, nel cui patto di sindacato siedono le banche che hanno aiutato, a suo tempo, la Pirelli di Tronchetti Provera a prendere il controllo della Telecom, ora potrebbe partire all’attacco del suo ex pupillo e dei suoi nuovi amici di oltre Atlantico. I movimenti di Borsa degli ultimi giorni e delle ultime ore sembrerebbero confortare questa tesi. Di mani forti sul mercato azionario se ne vedono ormai diverse. E un po’ di shopping sul titolo Telecom, per mettere via azioni utili in vista della prossima assemblea e anche dei successivi scontri sulla proprietà, fa comodo a tutte le parti in causa, quindi potremmo individuare tra gli indiziati dei rastrellamenti azionari la At&t assieme a America Movil, ma anche le banche italiane e anche, soprattutto i grandi gruppi di telecomunicazioni italiani e europei di cui si vocifera che potrebbero essere della partita, come ad esempio i tedeschi di Deutsche Telekom.

D’altra parte la strategia dei resistenti all’operazione è stata adombrata sul Corriere della Sera da Massimo Mucchetti, giornalista molto lucido e anche molto ben collegato al mondo di Intesa-San Paolo. Mucchetti si è limitato a ricordare che la banca guidata da Giovanni Bazoli, più una serie di altri protagonisti comunque facenti parte dello stesso giro, come il finanziere Romani Zaleski, già ora sono intorno al 13% del capitale di Telecom. E allora non sarebbe uno sforzo improponibile quello che porterebbe questa cordata fino a una soglia in grado di costringere gli americani a un costoso rilancio. Se poi, magari con la mediazione di Rossi, si realizza una larga convergenza, una specie di governassimo della finanza, unendo per l’occasione le forze e le intenzioni di Intesa-San Paolo a quelle di Mediobanca e Assicurazioni Generali, ecco che la partita si fa davvero dura, ma anche appassionante.