Telecomunicazioni: ultimo miglio libera tutti
09 Marzo 2012
E’ stato votato ieri nel decreto legge Semplificazioni il testo di un emendamento sul costo dell’accesso nelle telecomunicazioni che il 6 marzo era stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, con il parere favorevole del Governo. L’emendamento, proposto in forme analoghe dalla Lega e da Pd, Pdl e Terzo Polo, potrebbe eliminare ostacoli alla concorrenza nelle telecomunicazioni fisse, così come è avvenuto per la telefonia mobile.
La misura prevede infatti che “il prezzo del servizio di accesso all’ingrosso di rete fissa deve indicare separatamente il costo della prestazione dell’affitto della linea ed il costo delle attività accessorie quali il servizio di attivazione della linea stessa ed il servizio di manutenzione correttiva”. Che tradotto significa che il canone che gli operatori alternativi pagano a Telecom Italia per far passare sul rame i loro servizi potrebbe in futuro essere disaggregato dai costi di manutenzione del network, con la possibilità per gli operatori di scegliere una società “terza”. L’emendamento recita così: “I servizi di accesso all’ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata in modo che gli Stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori”.
Il problema sta nel fatto che i costi di manutenzione che gli operatori alternativi devono pagare a Telecom Italia rappresenta oggi ben il 20 per cento del costo finale del canone di unbundling che è di 9,28 euro al mese per linea, mentre il costo relativo alla voce è di 6,83 euro. Un costo così elevato ha fatto sì che il costo dell’unbundling in Italia continui a crescere e di questo extra margine si avvantaggia solo Telecom Italia, l’ex monopolista, che ha ancora oggi una quota del 70% del mercato di accesso. La commissione europea, in una lettera di critica alle decisioni di Agcom in materia di prezzi all’ingrosso nelle Tlc, aveva già messo in luce un anno e mezzo fa che il problema era proprio quello dei costi di manutenzione applicati da Telecom Italia ai concorrenti, che non corrispondevano a criteri di efficienza.
Proprio per rendere più efficiente e concorrenziale il mercato di accesso all’ingrosso delle Tlc ora sono intervenuti parlamento e governo nel dl semplificazioni. “Abbiamo riaperto i termini della concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni fisse. Questo porterà vantaggi per la pubblica amministrazione, per i cittadini e per le imprese” hanno dichiarato i deputati del Pdl Paolo Romani e Stefano Saglia (relatore del provvedimento). “Infatti, sarà meno gravoso per i concorrenti l’accesso all’ultimo miglio della rete fissa. Liberalizzare la concorrenza spingerà anche l’operatore ex monopolista a privilegiare gli investimenti in fibra ottica con grossi vantaggi sia dal punto di vista tecnologico che per gli utenti finali”, spiegano i parlamentari pidiellini.
L’emendamento approvato ieri rimette la rete dell’ex monopolista delle Tlc nelle stesse condizioni dei proprietari di altre reti ex monopoliste, come, ad esempio, quella elettrica dell’Enel che già oggi garantisce agli operatori alternativi che operano in regime di unbundling di poter gestire direttamente le attività accessorie. Spiega l’Istituto Bruno Leoni, che pubblica ogni anno l’Indice delle liberalizzazioni sul grado dell’apertura di 16 mercati nell’economia italiana, in un’analisi intitolata “La liberalizzazione diabolica dell’accesso alla rete fissa” che “se l’incumbent potrebbe eccepire i rischi per la sicurezza e l’efficacia delle operazioni sulla rete connessi alla perdita del controllo sui soggetti preposti, questo pericolo si può senz’altro ridimensionare, da un lato, considerando che già oggi queste attività sono stabilmente esternalizzate dall’ex monopolista; e dall’altro, ipotizzando un ruolo di sorveglianza dell’Agcom sulla professionalità delle imprese terze e sulle procedure con cui esse intervengono sull’infrastruttura, come per altro già previsto dall’emendamento approvato”.