Tempi stretti per intervenire e accelerare la ricostruzione post sisma
18 Aprile 2012
Si è aperta una settimana delicata per il proseguo della ricostruzione post terremoto in Molise. Il 30 aprile scade infatti la proroga concessa dal Governo nazionale sullo stato di criticità, che consente al territorio la gestione operativa di procedure e appalti. La Regione ha però deciso di intervenire con una legge ad hoc. La bozza del documento è pronta e a disposizione del Consiglio regionale. È prevista la nascita di un’agenzia con l’obiettivo di includere al suo interno i 220 professionisti della struttura post sisma e personale della Protezione civile.
Senza il lavoro dei tecnici, infatti, i Comuni che hanno subito danni dal terremoto del 31 ottobre 2002 non sono in grado di gestire i fondi stanziati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) per continuare la ricostruzione. Il primo obiettivo è rimettere in moto i cantieri, mentre l’altro è garantire il proseguo del rapporto di lavoro per chi, da dieci anni, sta collaborando con le amministrazioni locali alla fase di emergenza. In altre regioni colpite in passato dal terremoto, molti di questi tecnici sono stati stabilizzati, ma in Molise mancano i fondi per il personale e il governo nazionale chiede di tagliare le spese. Per la ricostruzione, però, ci sono 340 milioni di euro disponibili (fondi Cipe), 17 dei quali – spalmati in tre anni – andrebbero a finanziare la nuova legge regionale che punta a rinnovare i contratti a tutti i lavoratori che operano nella gestione del dopo terremoto. Per entrare nell’agenzia bisognerà superare un concorso, destinato ai tecnici che hanno maturato nella gestione post sisma tre anni di servizio. Nella bozza di legge c’è un capitolo destinato anche a quei professionisti dei 12 Comuni della provincia di Campobasso meno colpiti dal terremoto, in cui non ci sono edifici con ordinanza di sgombero. L’idea della Regione è di mettere a disposizione dei centri più colpiti anche la professionalità di questi lavoratori.
L’iter della legge non dovrebbe essere lungo. Una volta consegnato il testo nell’apposita commissione regionale, sarà la volta delle audizioni con i sindaci e le parti interessate. La stessa commissione dovrà poi approvare la bozza e a quel punto le legge finirà in Consiglio regionale, a cui spetterà l’ultima parola. I tempi, però, sono stretti: la scadenza del 30 aprile è vicina. Intanto, in settimana torneranno a riunirsi anche i tecnici dei Comuni proprio per fare il punto sullo stato della ricostruzione e sui contenuti della nuova bozza di legge.
E mentre si cerca di risolvere il problema del rinnovo dei contratti al personale che opera nella ricostruzione, è scoppiata in Molise anche la polemica sul pagamento dell’Imu. A sollevarla è stato Franco D’Abarno, esponente del Movimento piccoli Comuni, che ha denunciato la disparità di trattamento nell’applicazione dell’Imposta municipale unica sulla prima casa tra terremotati dell’Abruzzo, Umbria e Molise. In pratica, i redditi dei fabbricati inagibili che si trovano nelle zone colpite dal sisma abruzzese del 6 aprile 2009 non saranno soggetti all’Imu. La stessa cosa non accadrà in Molise. La decisione è stata presa negli ultimi giorni dalla Commissione bilancio della Camera dei Deputati. Per il rappresentante del Movimento piccoli Comuni, il provvedimento porta a trattare diversamente cittadini che hanno subito lo stesso dramma del terremoto, senza contare che, a dieci anni dal sisma, la ricostruzione in Molise è ferma al 30%. Con questa decisione della Commissione bilancio, in pratica, il 70% dei residenti nei Comuni terremotati del Molise che hanno una casa inagibile sarà costretto a pagare l’Imu sugli immobili (anche se nella misura del 50%) pur non potendoci abitare. Il Movimento piccoli Comuni si sta attivando in queste ore per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso, ma a dieci anni dal terremoto che ha distrutto San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, bisogna interrogarsi ancor prima sui tempi e le procedure della ricostruzione. È imperativo accelerare il programma dei lavori, altrimenti, quello che è stato sbandierato in più di una occasione come “il modello Molise” resterà solo una slogan da campagna elettorale e null’altro.