Tensione in Cisgiordania. Profanata una moschea
14 Aprile 2010
di redazione
Torna a salire la tensione in Cisgiordania, dove oggi una moschea è stata profanata al culmine d’una nuova ondata di atti vandalici attribuita dalla popolazione palestinese ai coloni dell’insediamento ebraico di Yitzhar.
A essere presa di mira, questa volta, è stata la moschea di Hawara, non lontano da Nablus, le cui mura sono state imbrattate durante la notte con scritte in ebraico, stelle di Davide, ingiurie a sfondo razzista e richiami al nome del profeta Maometto. Un raid intimidatorio accompagnato nelle ore precedenti dall’incendio di almeno due automobili palestinesi e dalla devastazione di un uliveto di proprietà araba dove 300 alberi sono stati sradicati in segno di sfregio. Episodi che la gente del posto non ha alcun dubbio a imputare ai coloni di Yitzhar.
"Sono stati loro, come erano stati loro a sparare la settimana scorsa contro un negozio", ha dichiarato ai giornalisti un rappresentante di al-Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas). Nel contempo è partito un appello ai dirigenti dell’Anp a predicare moderazione e a contenere – dall’altra parte della barricata – il moltiplicarsi di sassaiole e tafferugli a margine delle ricorrenti proteste della "intifada bianca" promosse con il placet dal governo di Ramallah contro la barriera che cinge la Cisgiordania. A gettare altra benzina sul fuoco delle tensioni ha provveduto invece Itamar Ben Gvir, portavoce dell’Unione Nazionale, un partito d’estrema destra legato a doppio filo con i coloni. Commentando i fatti di Hawara, Ben Gvir non ha esitato a definire la località in questione "un villaggio ostile, focolaio di attacchi contro i residenti d’Yitzhar". E ha lasciato intendere che in fondo non ci sarebbe nulla da ridire se qualcuno si fosse preso la briga di "far capire agli arabi che gli ebrei non sono pecore e il loro sangue non può essere versato impunemente".