Terremoto, altro “regalo” dal Governo: il decreto “salva” Peppina ma lascia in 1200 senza casa

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Terremoto, altro “regalo” dal Governo: il decreto “salva” Peppina ma lascia in 1200 senza casa

03 Febbraio 2018

Sembra assurdo ma purtroppo è la triste verità: dal 31 gennaio, più di 1200 terremotati sono ufficialmente senza una casa grazie al decreto “Salva Peppina“. Si, proprio così. In pratica, chi in questi mesi ha provveduto autonomamente a sistemarsi in camper, casette di legno, casette con le ruote o altro per evitare di lasciare il proprio paese, ora rischia addirittura una penale e la demolizione della propria abitazione provvisoria, oltre a ritrovarsi senza il contributo di autonoma sistemazione per non essersi autodenunciato al Comune. Tutto questo, perché la soluzione trovata, in virtù del provvedimento, risulta abusiva. I comitati del Terremoto Centro Italia hanno fatto notare le evidenti storture del decreto al commissario De Micheli che però, di tutta risposta, ha ribadito che il provvedimento ormai è legge e non si cambia, riservandosi di valutare le soluzioni proposte dai rappresentati dei comitati.

Insomma, il provvedimento che doveva risolvere la situazione, l’ha resa invece ancora più complessa. E, alla fine, a pagare pegno non sarà chi è stato incapace di gestire adeguatamente il dopo terremoto, ma chi è voluto restare ostinatamente nella sua terra, nel suo paese, arrangiandosi in totale solitudine e a sue spese.

Nonostante ciò, il premier Paolo Gentiloni qualche giorno fa inaugurando la nuova sala operativa della Protezione civile della Regione Lazio, ha dichiarato: “E’ ancora una lunga strada da fare sulla ricostruzione ma gli aspetti dall’emergenza non sono più dominanti”. Come dire: state tranquilli, è tutto ok. Dichiarazioni che per le popolazioni terremotate, anche alla luce di quanto detto, suonano come una beffa. E a dirlo non sono i soliti slogan da campagna elettorale per screditare il governo, ma i fatti snocciolati uno ad uno dai Comitati: il 35% della soluzioni abitative di emergenza, le cosiddette Sae, sono ancora da consegnare e oltre 2500 persone sono ancora senza “casette”, oltre 2 milioni di tonnellate di macerie attendono ancora di essere rimosse, impedendo de facto la ricostruzione, interi paesi sono ancora isolati ad oltre un anno dalle scosse più distruttive. Volendo citare solo quelli che in uno slancio di ottimismo potremmo chiamare “disagi” più evidenti.

Quindi, niente da fare: il tentativo, in pieno stile gentiloniano, di normalizzare il tutto è andato a vuoto. “Le frasi di Gentiloni sanciscono l’incolmabile lontananza della politica dai propri cittadini e l’incapacità di chi ci governa di comprendere le reali esigenze dei terremotati nonché di assegnare le giuste priorità” spiegano Francesca Mileto e Francesco Pastorella, coordinatori dei Comitati Terremoto Centro Italia. Una lontananza che non si colma, certo, con un semplice “tutto ok”, per cercare di tenere fuori dalla campagna elettorale il disastro gestionale del dopo terremoto.