Terremoto e tsunami, Sumatra e Samoa piangono 1250 vittime
01 Ottobre 2009
Non c’è pace per l’isola indonesiana di Sumatra, a 400 chilometri da Singapore. La terra ha tremato nuovamente questa mattina con una scossa di magnitudo 6.8 registrata a Sud della zona già devastata ieri da un altro sisma di 7.6 gradi sulla scala Richter. Il numero ufficiale delle vittime è di 1100 mentre i feriti sarebbero 2.400, secondo una nota diffusa dal ministero indonesiano degli Affari sociali. E’ di 150, invece, il bilancio dei morti dello tsunami scatenato sempre ieri da un terremoto di magnitudo 8 avvenuto nell’arcipelago delle Samoa, nell’Oceano Pacifico meridionale.
Secondo le rilevazione dello United States Geological Survey (Usgs), il nuovo terremoto di questa mattina si è verificato alle 8:52 ora locale (le 2:52 in Italia) con epicentro tra le province di Jambi e Bengkulu, a circa 150 chilometri da quello della violenta scossa di ieri. Al momento non sono state diffuse informazioni su eventuali danni o vittime causati dal nuovo sisma, ma tutto fa pensare ad un tragico risvolto che si andrà ad aggiungere a quello già gravissimo di ieri, visto che migliaia di persone si trovano ancora sotto le macerie. Proprio come avvenne cinque anni fa quando il 26 dicembre un terremoto di magnitudo 9,1 causò un devastante tsunami nell’Oceano Indiano che uccise 230 mila morti in undici Paesi.
Testimoni parlano di scene di panico, con numerosi focolai di incendi a causa dei cavi elettrici spezzati. La rottura delle tubature ha invece provocato allegamenti in varie zone della città. A Pandang – la principale città dell’isola con quasi un milione di abitanti – rimasta praticamente senza elettricità né linee di collegamento con l’esterno, la situazione è drammatica: dalle immagini televisive, risultano edifici crollati, ponti caduti, strade allagate, auto accartocciate. Un’emittente tv ha detto che il tetto dell’aeroporto di Padang è stato raso al suolo. Una fonte ha raccontato che nella città regna il panico. La città, un grande porto della costa occidentale di Sumatra, si trova proprio sopra una delle zone più attive lungo l’Anello di Fuoco del Pacifico, il sistema di faglie sottostanti la regione del sud-est asiatico che viene colpito frequentemente da terremoti ed eruzioni vulcaniche.
Luigi Diodati, consigliere della legazione italiana a Giacarta ha confermato che al momento non risultano italiani coinvolti nel sisma. “Siamo riusciti a contattare una religiosa che vive a Padang e ci ha detto che non ha notizie di italiani coinvolti. Anche alcuni altri religiosi che vivono nella città stanno bene”. Diodati ha confermato che però “la situazione è confusa” e occorre vedere “se c’erano italiani di passaggio”. Ma i contatti sono resi difficili dalle linee di comunicazione che sono saltate: “Ancora non funzionano i cellulari mentre cominciano ad essere attive alcune linee di telefono fisso”. L’organizzazione umanitaria “Care International”, che da 40 anni opera in Indonesia, è in contatto con le autorità governative locali, con altre organizzazioni umanitarie e con le agenzie delle Nazioni Unite per individuare i programmi di emergenza. La Commissione europea ha intanto stanziato 3 milioni di euro per provvedere alle prime esigenze umanitarie.
Intanto, a migliaia di chilometri di distanza, nell’arcipelago delle Samoa iniziano a contarsi le vittime e i danni materiali dello tsunami scaturito da un forte terremoto di magnitudo 8 avvenuto ieri nell’arcipelago delle Samoa, nel Pacifico meridionale. Gli abitanti delle località scavano a mani nude per trovare i loro congiunti ma ogni attività è complicata dalla pioggia e la mancanza di ruspe per portare via le macerie. Da qualche ora sono cominciati ad arrivare i primi aerei carichi di cibo, medicine, sacchi per i cadaveri, alimenti per bambini, tende, coperte e operatori sanitari. Ma cresce il timore di infezioni ed epidemie.
Al momento, secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità locali, ammontano a 150 i morti ma anche in questo caso è previsto che il dato aumenti drammaticamente. Le fonti locali parlano infatti di interi villaggi rasi al suolo e di strutture alberghiere devastate. Ma la situazione è davvero desolante. Nell’isola di Upolu, la seconda dell’arcipelago delle Samoa, risultano completamente distrutti 70 villaggi, abitati da 300-800 persone ciascuno. Nell’isola di Toputapu, a Tonga, il 90 per cento delle abitazioni sono state devastate, ha annunciato il portavoce del premier Feleti Vakàuta Sevele. La Croce rossa stima siano 32.000 le persone sfollate a causa dello tsunami in tutta l’area. Numeroso ma ancora imprecisato il numero dei dispersi.
Nella notte sono inoltre avvenuti altri due eventi sismici in Perù e nella Russia Orientale che, però, non hanno riportato feriti né gravi danni: una scossa di magnitudo 6.3 nella regione peruviana di Puno e una scossa di 5 gradi in Kamchatcka hanno fatto temere il peggio anche in queste regioni del mondo. Secondo il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Enzo Boschi “non esiste alcun nesso di causa-effetto fra i due terremoti”. Anche i due sismi in mezzo al Pacifico e quello in Indonesia sarebbero indipendenti uno dall’altro, una mera coincidenza. Sulle teorie avanzate da alcuni geologi americani, secondo cui gli sconvolgimenti degli ultimi giorni si ripercuoteranno sull’equilibrio dell’intero pianeta, Boschi afferma: “Arrivano tardi. Lo dissi già dopo il tragico maremoto del 2004 in Indonesia. L’equilibrio della terra è sempre in evoluzione: tra un’ora il mondo sarà già diverso da com’è ora”.