Terremoto. Fini richiama l’esigenza di accertare le responsabilità

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Terremoto. Fini richiama l’esigenza di accertare le responsabilità

19 Aprile 2009

Il presidente della Camera Gianfranco Fini sceglie la Festa nazionale dei piccoli comuni nella patria del Morellino per richiamare istituzioni, amministratori e cittadini al rispetto delle regole nella edificazione pubblica e privata, in mancanza delle quali si registrano tragedie come quelle accadute a causa del terremoto in Abruzzo.

Parlando nel teatro Castagnoli ad una manifestazione dedicata alla valorizzazione dei piccoli comuni e dei territori, Fini ha detto che "la vicenda abruzzese deve indurre gli amministratori, i comuni più piccoli e le istituzioni fino al Parlamento a ricordare che chi è chiamato a governare e a amministrare non deve transigere sul rispetto delle regole decise. Altrimenti – ha proseguito Fini – le conseguenze sono angoscianti e c’è un giusto sentimento volto ad accertare eventuali responsabilità".

Fini che ha aderito all’invito del presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci, responsabile Ambiente del Pd, ha sottolineato l’importanza che i piccoli comuni hanno nella tutela del territorio e nella preservazione ambientale in un Paese come l’Italia sottoposto a forte rischio idrogeologico.

"Il dolore per i morti a causa del terremoto abruzzese e l’onore che si deve loro ci devono ricordare che la prevenzione in questo Paese non può più essere un optional", ha detto Ermete Realacci, responsabile Ambiente del Pd e presidente onorario di Legambiente che a Scansano ha promosso l’edizione della Festa nazionale dei piccoli comuni, cui ha preso parte anche il presidente della Camera Gianfranco Fini. Realacci ha sottolineato l’importanza delle regole antisismiche nell’edilizia ricordando che "le regole salvano la vita e non devono essere abbassate, anche se rispettarle può essere difficile". Per l’esponente ambientalista del Pd, inoltre, "se le regole vengono fatte rispettare" il vantaggio è anche per il sistema economico nel suo insieme perché "la sicurezza porta con sè innovazione e competitività".

Una nuova scossa di terremoto è stata avvertita, questa mattina, in provincia dell’Aquila. Come fa sapere la Protezione civile, la scossa, registrata alle ore 6.52, è stata di magnitudo 2.8. L’epicentro è stato a Fossa, Poggio Picenze e San Panfilo d’Ocre.

È un pluripregiudicato per reati contro il patrimonio, R.R., 65enne dell’Aquila, l’uomo arrestato nella serata di ieri dalla polizia, nell’ambito dei servizi predisposti dal Questore della provincia dell’Aquila, Filippo Piritore, dopo il sisma del 6 aprile, per scongiurare azioni antisciacallaggio. Una "volante" è arrivata nei pressi di un palazzo crollato a seguito del sisma dove aveva trovato la morte una signora, sottoposto a sequestro da parte dell’Autorità Giudiziaria, dopo la segnalazione di un cittadino residente che poco prima aveva visto una persona con barba e capelli bianchi che aveva oltrepassato le strisce rosse e bianche usate per delimitare la zona sottoposta a sequestro prelevando delle grondaie in rame che aveva caricato su un furgone bianco allontanandosi velocemente.

Le Volanti della Questura dell’Aquila, con il personale del Reparto Mobile di Genova, aggregato per l’emergenza sisma, sono riuscite a intercettare il mezzo, all’interno del quale sono stati rinvenuti circa 25/30 Kg. di rame nonchè delle tronchesi ed attrezzi vari per il taglio di materiale ferroso. La perquisizione estesa anche al domicilio dell’uomo ha portato al rinvenimento di altre grondaie in rame nonché di alcuni bidoni contenenti fili e pezzi di rame per un peso complessivo di circa 700/800 Kg. L’uomo è stato tratto in arresto per il reato di furto aggravato. A disposizione del Sostituto Procuratore Picuti. Il pm probabilmente disporrà che il processo venga celebrato per rito direttissimo.

"In tutta sincerità, non credo che Silvio Berlusconi volesse attaccare il nostro lavoro. Comunque io, come magistrato, non posso fare altro che andare avanti con la mia inchiesta e accertare i fatti. Tutti i fatti". È quanto afferma in un’intervista a ‘la Repubblicà il procuratore capo dell’Aquila Alfredo Rossini, commentando le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi sulle inchieste relative ai crolli per il terremoto in Abruzzo. "L’inchiesta sul terremoto non è certo una perdita di tempo, anzi – sottolinea Rossini – In Italia, come si sa, c’è l’obbligatorietà dell’azione penale. Di fronte ad un evento drammatico come questo, cosa avremmo dovuto fare, lasciar perdere?".

Il procuratore capo si dice "certo che ci consentiranno" di portare avanti le indagini "con la massima serenità". Sulle parole del premier, secondo il quale prima di tutto bisogna pensare alla ricostruzione, Rossini afferma: "Credo che Berlusconi veda la vicenda da un altro punto di vista, quello degli aiuti e del ritorno alla vita e alla normalità dell’Aquila. Per questo lo rispetto, ci mancherebbe altro. Ma ritengo che queste cose, al momento e per quanto mi riguarda, non abbiano nessun punto di contatto con il nostro lavoro. Sarò più chiaro: non vedo quale nesso possa esserci, almeno per quanto mi è dato sapere, con le indagini che abbiamo avviato subito dopo la sciagura".

L’opinione del premier, prosegue il procuratore capo, "è rispettabilissima, ma io ho la mia, ed è questa: ritengo che la stampa stia svolgendo un ruolo fondamentale. La tv informa gli abruzzesi, vittime del terremoto, su tutto ciò che accade. I giornali, con il loro lavoro di approfondimento, di ricerca e di ricostruzione dei fatti, ci hanno aiutato e continuano ad aiutarci per scoprire cosa è successo in alcune zona dell’Aquila".

"Dire no alle inchieste è criminogeno. Berlusconi ha pronunciato parole gravissime che sono un ostacolo all’accertamento delle responsabilità ed un invito a delinquere perché favoriscono l’impunità. Mentre il presidente della Repubblica ha pronunciato ancora una volta parole condivisibili e dense di significato sulle responsabilità, Berlusconi continua nella sua opera di smantellamento del senso civico degli italiani". Lo afferma il capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera, Massimo Donadi, in merito alle polemiche sul terremoto in Abruzzo.

"Vi esorto a tenere duro e guardare avanti". FirmatoPaolo Nespoli, astronauta Esa, Mosca aprile 2009, Missione Sts-120. È il caloroso invito rivolto dall’ingegner Nespoli "agli amici dell’Università dell’Aquila" dalla capitale russa, dove attualmente si trova, in una lettera. "Con dispiacere ho appreso le notizie sul terremoto che vi ha causato tanti lutti e dolori eche ha sfigurato la vostra città – scrive il cosmonauta in forza all’Agenzia Spaziale Europea – Sebbene mi trovassi negli Stati Uniti al momento del terremoto e adesso in Russia, tutti mi chiedono se ho familiari o parenti nella zona".

"Rispondo sempre di non aver parenti, ma molti amici coi quali ho prima conversato dallo spazio e poi visitato di persona. Aggiungo di aver molto apprezzato la vostra splendida città e goduto della vostra generosa ospitalità – ricorda poi Nespoli nella missiva rivolta a docenti e studenti dell’ateneo abruzzese – Da tutti ricevo le più sentite condoglianze e la richiesta di farvi sapere che in tanti nel mondo vi sono vicini e vipensano. Mi unisco anch’io a loro e vi esorto a tenere duro anche di fronte a tanti sconvolgimenti,a guardare avanti con forza e speranza e a continuare con la stessa energia e perserveranza che avete dimostrato nei secoli". Quindi l’astronauta conclude la lettera con "un caldo abbraccio".

Fingendo di avere un mandato dalla protezione civile, ha tentato di truffare la Vodafone Italia chiedendo, a titolo gratuito, 1.000 telefoni cellulari con altrettante sim card da destinare alle popolazioni abruzzesi vittime del terremoto. Il truffatore, un italiano di 64 anni titolare di una società che opera nel campo dell’informatica e dell’elettronica, è stato smascherato e denunciato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma.

L’uomo, giorni fa, si era presentato presso gli uffici della società telefonica dichiarando che la sua domanda rientrava nel quadro di iniziative promosse dalla Protezione Civile per gli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma. Come fanno sapere i carabinieri, gli addetti della società telefonica hanno prima finto di acconsentire e poi hanno chiamato i militari. Al successivo incontro, combinato, i carabinieri, dopo le dovute verifiche, si sono presentati negli uffici della società ed hanno atteso e smascherato il truffatore mentre insisteva nell’ottenere la consegna dei telefoni e delle schede richieste, esibendo una lettera di autocertificazione a sua firma con cui attestava di agire in nome e per conto della Protezione Civile. L’uomo dovrà rispondere di truffa.