Terremoto, il “5 per mille” di Tremonti piace agli italiani ma non al Pd

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Terremoto, il “5 per mille” di Tremonti piace agli italiani ma non al Pd

14 Aprile 2009

La reazione del Pd alla proposta del ministro Tremonti di destinare una parte del “5 per mille” alla gestione del post-terremoto è stata una levata di scudi preventiva. Eppure un sondaggio di Sky Tg24 dice che l’84 per cento degli italiani pensa di usare forme di solidarietà come questa. Mentre il 73 per cento ha detto no all’introduzione di nuove tasse ad hoc per la ricostruzione.

Com’era prevedibile l’idea di Tremonti è stata aspramente criticata dal mondo dell’associazionismo, del volontariato e del non profit. Per primo Marco Granelli, presidente del Coordinamento dei centri per il volontariato: “è una proposta inopportuna. Tremonti toglierebbe soldi all’assistenza agli anziani, ai disabili e ai tossicodipendenti”. Senza fronzoli i giudizi di Giampaolo Concari (Peacereporter) e Paolo Beni (Arci). “E’ una trappola”, “un’idea inutile e dannosa”.

Il vicepresidente di Emergency, Carlo Garbagnati, sostiene che “se si fosse indicata la destinazione all’assistenza ai terremotati dall’8 per mille certamente si sarebbe approdati a delle cifre molto superiori a quelle del 5 per mille, ma si sarebbero attivate gelosie e risentimenti di altri potentati”. Quali sono questi potentati lo spiega l’europarlamentare socialista Pia Locatelli: “Il governo, per compiacere le gerarchie cattoliche, tace sull’8 per mille. Sarebbe più giusto ricordare ai cittadini che, al momento di compilare la dichiarazione dei redditi, possono indicare anche lo Stato e non solo le fedi religiose”.E per ribadire il concetto: “Se il contribuente non sceglie, automaticamente quella quota di Irpef andrà quasi integralmente alla chiesa cattolica che ne utilizzerà solo una minima parte a fini umanitari”. Ieri però il cardinale Bagnasco ha dichiarato che la Cei destinerà altri 2 milioni di euro all’Abruzzo (5 in tutto fino adesso). “Dall’anno prossimo grazie all’8 per mille sarà possibile ricavare ulteriori fondi per l’emergenza sismica”.  

Il Pd si è accodato alla protesta. Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei, ha definito Tremonti “uno sceriffo di Nottingham che viola la sussidiarietà, il federalismo solidale e il buon senso”. E’ scesa in campo la vicepresidente della Camera Rosy Bindi che ha scritto sul suo blog: “destinare il 5 per mille alla ricostruzione in Abruzzo è una scelta del tutto inadeguata. Bisognerebbe mettere in campo un’idea di sviluppo sostenibile, ancorato alla tutela ambientale e alla salvaguardia del patrimonio artistico”. Archiviati lo sviluppo sostenibile, il turismo e la cultura, resta la proposta di Linda Lanzillotta: colpire “gli sprechi veri”, i manager che accumulano “guadagni imbarazzanti”, le amministrazioni pubbliche che dovrebbero operare “un taglio dell’1 per cento delle loro spese di consulenze e di acquisto di beni e servizi”. Secondo i calcoli della deputata del Pd, con un’operazione del genere il governo potrebbe mettere insieme 3 miliardi di euro senza nuove tasse.

Scontata la ricetta di Angelo Bonelli, ex capogruppo dei Verdi alla Camera: “Centotrentuno cacciabombardieri Joint Strike Fighter verranno acquistati dall’Italia per un costo di 15 miliardi di euro. Invece di levare soldi al volontariato si riducano le spese militari”. Il presidente dell’Associazione delle Ong Italiane, Sergio Marelli, va oltre augurandosi “una riduzione del 10 per cento delle spese per gli armamenti, che producono morte e che invece potrebbero essere efficacemente destinate a situazioni come quelle dell’Abruzzo”. In cambio chiede a Tremonti di mettere “una tassa sulle speculazioni finanziarie”.

Se il “5 per mille” divide governo e opposizione, c’è una certa convergenza sulla proposta di accorpare le elezioni europee, il voto amministrativo e quello per il referendum sulla legge elettorale. Il senatore del Pdl Lucio Malan aveva chiesto di abolire il doppio turno alle elezioni amministrative e di rinviare il referendum (80 milioni di euro per il 2009 e altri 360 milioni per i prossimi 15 anni la cifra che lo stato potrebbe destinare alla ricostruzione dell’Abruzzo). Risponde Federica Mogherini della segreteria Pd: “il nostro partito chiede da settimane di accorpare elezioni europee, amministrative e referendum per risparmiare quasi 500 milioni di euro, che potrebbero essere destinati immediatamente alla ricostruzione”.

Ognuno ha la sua soluzione. Le associazioni dei consumatori benedicono l’idea del ministro della difesa La Russa di devolvere ai terremotati il montepremi del Superenalotto (44 milioni di euro). Per il  socialista Riccardo Nencini “sarebbe giusto, corretto, educativo”. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di usare i soldi incassati dallo Stato con uno “scudo” per i capitali che rientrano dai paradisi fiscali. L’UDC, per bocca di Casini e Cesa, ha abbozzato un sì, ma gli esponenti dell’Italia dei Valori insorgono. “È indecente – dice  Antonio Borghesi, vicepresidente dell’Idv alla Camera – siamo contro nuovi condoni per finanziare la ricostruzione”. Borghesi definisce la proposta “una forma di sciacallaggio pari a quella di chi ruba nelle case abbandonate”. Lo scudo “permetterebbe a chi ha già derubato lo stato italiano, di rubare una seconda volta pagando un’inezia per far rientrare i capitali”.

In una nota diffusa del ministero per la pubblica amministrazione, il portavoce del ministro Brunetta ha definito “sconcertanti” le parole di Borghesi, negando di aver mai avanzato proposte in tal senso. Brunetta se mai preferirebbe introdurre anche in Italia l’assicurazione contro le calamità naturali, i terremoti, le inondazioni e le frane. Servirebbe a responsabilizzare sia le amministrazioni pubbliche sia i cittadini. Nel nostro Paese molto spesso siamo disposti a pagare migliaia di euro per architetti, ingegneri e geometri, lasciando solo qualche spicciolo ai rilievi dei geologi.

Ieri sera a "Ballarò" il ministro degli Interni Maroni ha detto che serviranno "12 miliardi di euro per ricostruire l’Abruzzo". L’ABI, l’associazione che riunisce le banche italiane, fa sapere che verranno sospesi i pagamenti delle rate dei mutui e degli altri tipi di finanziamento bancari, incluso il credito al consumo, per chi vive nelle zone colpite dal sisma. “Le banche – dice Rinaldo Tordera di Carispaq – si impegnano a favorire la rinegoziazione delle operazioni di mutuo attraverso l’allungamento della scadenza e la conseguente rimodulazione della rata, salvo altre modalità di rinegoziazione”. Fra mille proposte almeno una buona notizia.