Terremoto: scossa 4.8 in provincia di Macerata, sindaci in prima linea
01 Novembre 2016
Nel Centro Italia la terra continua a tremare: ieri mattina un’altra forte scossa di terremoto, di magnitudo 4.8 secondo l’INGV, si è registrata in provincia di Macerata a una profondità di 10 chilometri. Dopo l’evento del 30 ottobre, la scossa di magnitudo 6.5, sono stati registrati più di 1.100 eventi sismici. La scossa del 30 ottobre ha provocato una deformazione del territorio che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati e il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm, localizzato nei pressi dell’area di Castelluccio.
Il premier Matteo Renzi ieri è stato a Preci, uno dei paesi umbri colpiti dal terremoto, per una visita privata, partecipando alla messa di Ognissanti, celebrata dal vescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo. Con lui, la moglie Agnese, la governatrice umbra Catiuscia Marini e il sindaco di Preci, Pietro Emili. “Ci vorrà tempo ma ce la faremo. Faremo le cose in modo serio, faremo le cose in maniera veloce”, ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo che “tra giovedì e venerdì ci sarà il decreto legge”.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di anticipare il rientro in Italia per far visita alle popolazione delle zone colpite dal terremoto, prima di tornare al Quirinale. Dal punto di vista economico, sono circa 3mila le aziende agricole a rischio nei territori dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo che hanno subito danni strutturali gravi nelle campagne dove c’è un’elevata e significativa presenza di allevamenti, l’allarme è stato lanciato da Coldiretti. Almeno diecimila gli occupati interessati.
I sindaci sono comunque il presidio più importante in questa fase di emergenza. Devono tenere insieme le comunità, pensare agli sfollati (25mila persone si sono dirette verso la costa), denunciare le lentezze della burocrazia, come ha fatto il primo cittadino di Amandola. Il presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) Antonio Decaro, sindaco di Bari, accompagnato dai sindaci di Ascoli Piceno e di Senigallia (Ancona), ha detto “Questo è il momento dell’esodo, poi verrà il momento della ricostruzione”.
“E’ importante che i sindaci tengano unita anche in un luogo diverso la comunità, che è fatta di case, di scuola, di chiesa, ma la cui anima è lo stare insieme delle persone. E questo il terremoto non se lo porta via”. Il primo cittadino di Ascoli, Guido Castelli, vicepresidente Anci, chiede al premier Renzi di “cambiare l’impostazione dei decreti” sul terremoto, rendendo più veloci ed efficaci le procedure e affidandosi di più alle autonomie locali.
“Alcuni edifici storici del mio paese potevano essere salvati dal terremoto del 26 e del 30 ottobre se dopo quello del 24 agosto la Sovrintendenza ci avesse dato l’autorizzazione a puntellarli. Ma la burocrazia e’ troppo lenta, il sisma e’ stato piu’ veloce”, l’accusa del sindaco di Amandola. Ieri sera il commissario alla ricostruzione Vasco Errani ha riunito 40 sindaci del Maceratese: si conta su di loro per le schede per assegnare i container agli sfollati e sui lavori d’urgenza nelle scuole danneggiate.