Terrorismo, 007: pericolo da Balcani. “Rischio zero non esiste”

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Terrorismo, 007: pericolo da Balcani. “Rischio zero non esiste”

02 Marzo 2016

Il rischio terrorismo in Italia c’è e non va sottovalutato: al Qaeda, Stato Islamico, anarchici e insurrezionalisti, brigatisti, terroristi informatici. L’elenco delle minacce registrate e potenziali fatto nella relazione dei nostri servizi segreti al parlamento mette in guardia politica e governo da una situazione che presenta molte minacce. I conflitti internazionali come quello in Siria e il ruolo che si appresta a svolgere l’Italia in Libia, dove dovremmo guidare la missione di state building d’accordo con il governo locale, insieme alle incursioni dei pirati informatici, alla crisi economica, al Giubileo, sono tutte questioni aperte per chi lavora alla difesa delle sicurezza del Paese.

 

“Il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori, che quanto alla direttrice nordafricana, nonostante ricorrenti warning, non ha trovato specifici riscontri, si presenta più concreto lungo l’asse della rotta balcanica”, dicono i servizi, denunciando “le vulnerabilità di sicurezza legate all’imponente flusso di profughi provenienti dal teatro siro-iracheno; la centralità della regione quale via di transito privilegiata bidirezionale di foreign fighters, oltre che quale zona di origine di oltre 900 volontari arruolatisi nelle file del jihadismo combattente; la presenza nell’area di realtà oltranziste consolidate, in grado di svolgere un ruolo attivo nella radicalizzazione dei migranti”. I Balcani insomma continuano a svolgere un ruolo di primo piano nelle rotte del terrore jihadista. I servizi denunciano anche “sodalizi brindisini” con le mafie balcaniche intenti a trasferire profughi e rifugiati magari verso la Puglia, scafisti esperti e in grado di attraversare rapidamente lo stretto braccio di mare Adriatico che divide Albania e Italia.

 

La minaccia di nuovi attentati in Europa c’è ancora, secondo la intelligence italiana e può “concretizzarsi per mano di un novero diversificato di attori”, rendendo quindi il cosiddetto “’rischio zero’ oggettivamente impossibile”. Secondo gli agenti della nostra sicurezza “c’è un elevato rischio di nuove azioni in territorio europeo, ad opera sia di emissari, inviati ad hoc, inclusi foreign fighters, sia di militanti eventualmente già presenti (e integrati/mimetizzati) in Europa, che abbiano ricevuto ispirazione e input da attori basati all’esterno dei Paesi di riferimento”. E quindi la "possibilità” che in Europa vengano condotti nuovi “eclatanti attacchi sullo stile di quelli di Parigi”, “ma anche forme di coordinamento orizzontale tra micro-cellule, o azioni individuali sommariamente pianificate e per ciò stesso del tutto imprevedibili”. Secondo la intelligence, l’Italia è un “target potenzialmente privilegiato sotto un profilo politico e simbolico/religioso, anche in relazione alla congiuntura del Giubileo straordinario; terreno di coltura di nuove generazioni di aspiranti mujahidin, che vivono nel mito del ritorno al califfato e che, aderendo alla campagna offensiva promossa da Daesh, potrebbero decidere di agire entro i nostri confini”.

 

“Le acquisizioni informative raccolte dall’intelligence, così come le valutazioni condivise in sede di collaborazione internazionale, non consentono, peraltro, di ritenere superato il pericolo riferibile a formazioni terroristiche collegate ad al Qaeda” si legge nella relazione che mette in evidenza la ‘concorrenza’ tra i terrorismi islamici, “anche se queste ultime risultano segnate da defezioni individuali a favore di Daesh, esse hanno continuato a far registrare una certa effervescenza tanto sul piano del reclutamento quanto su quello operativo, e proprio la competizione con Daesh potrebbe rafforzare la determinazione qaidista a intervenire sulla scena globale con atti eclatanti”. “Nel contempo, resta il pericolo di un’autonoma attivazione di estremisti homegrown che, individualmente o in microgruppi, potrebbero porsi in chiave emulativa sulla scia dei fatti di Parigi, concretizzare propositi violenti in relazione ad aspirazioni frustrate di raggiungere i teatri di jihad o comunque raccogliere gli appelli all’azione lanciati da Daesh e da altre organizzazioni terroristiche”. I servizi dedicano infine un intero capitolo alle “donne del jihad combattente" e grande attenzione alle forme di proselitismo combattente islamista nelle carceri.

 

L’altra minaccia secondo la intelligence è quella del terrorismo cibernetico che, dicono i servizi, appare ormai una “pratica sempre più diffusa”  soprattutto contro le aziende per acquisire un vantaggio competitivo da parte di altre società di settore. I servizi mettono in guardia da virus e altre forme di attacchi informatici , che i normali sistemi di sicurezza non riescono a bloccare. Malware sempre più avanzati che permettono ai pirati informatici di entrare nei sistemi altrui penetrando i punti deboli prima che si possano mettere in atto azioni di contrasto. Dal cyber terrorismo agli anarchici, "permane elevata la minaccia rappresentata dai settori più determinati dell’anarchia insurrezionale,” scrivono i servizi nella loro relazione, “laddove gli obiettivi privilegiati di iniziative di carattere violento rimangono legati al comparto della repressione e ai settori militare, tecnologico e delle nocività. In prima fila nel novero dei possibili bersagli rimangono altresì i poteri economico-finanziari, i media di regime e le strutture/figure rappresentative di Stati stranieri e di istituzioni transnazionali, senza poter escludere il Vaticano e la Chiesa, anche in considerazione della vetrina rappresentata dal Giubileo straordinario”.