Terrorismo. Decimo anniversario della morte di Massimo D’Antona

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Terrorismo. Decimo anniversario della morte di Massimo D’Antona

20 Maggio 2009

Sono in corso in tutta Italia manifestazioni in ricordo di Massimo D’Antona. 10 anni fa, precisamente il 20 maggio 1999,  il giuslavorista fu assassinato dalle Brigate Rosse mentre usciva di casa per andare al ministero del Lavoro, di cui era consigliere. Professore di riconosciuto prestigio, aveva messo competenza ed esperienza al servizio dello Stato. Occorre ricordare come, qualche anno più tardi, la stessa sorte toccò a Marco Biagi, anche lui impegnato, come D’Antona, nella riforma del mercato del lavoro. Numerose le esternazioni di personaggi del mondo politico e non che lo ricordano.

Nel giorno del ricordo, “la Presidenza del Consiglio dei Ministri – riporta un comunicato di palazzo Chigi – ricorda la figura e l’opera del professor D’Antona per riproporne l’esempio all’opinione pubblica in un momento difficile della vita nazionale e come monito contro la violenza e contro ogni tentativo di attentare alla coesione sociale”. E lo fa con l’ausilio del libro che a D’Antona ha dedicato la moglie Olga, oggi deputato al Parlamento.

“Troppo spesso le storie di terrorismo sono state raccontate dagli autori del crimine, io ho voluto raccontare che cosa succede dalla parte di chi il crimine lo ha subito con una perdita incolmabile e irreversibile”. A scriverlo Olga D’Antona, accompagnando le copie del libro che oggi saranno consegnate nelle scuole e nelle carceri italiane. “Proprio tra gli studenti e tra i detenuti – prosegue – ho trovato l’ascolto più attento, la condivisione più sentita: per questo è nato in me il desiderio di far sì che la biblioteca di ogni scuola e di ogni penitenziario disponga di una copia di questo libro”. “Con questo spirito – conclude D’antona – la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha diffuso il libro di Olga D’Antona nelle scuole e nelle carceri italiane, per rendere omaggio alla memoria di un servitore dello Stato e per riproporne a tutti l’attualissima lezione”.

Alla commemorazione bipartisan si è unito il segretario del Pd Dario Franceschini, che si è recato in Via Salaria sul luogo dove avvenne l’omicidio. Il segretario era in compagnia di una delegazione del partito composta da Cesare Damiano, Tiziano Treu, Rosa Calipari e Giulio Santagata. “La delegazione – si legge in una nota del Pd – ha deposto una corona di fiori accanto alla targa in cui si ricorda la tragica uccisione”.

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ricordando il giuslavorista ha ricordato che il terrorismo è un fenomeno “non ancora sradicato” e che “anche adesso dobbiamo tenere alta la guardia”. “Non vogliamo solo ricordare il modo odioso con il quale ci è mancato – ha detto Sacconi ricordando D’Antona -, ma la sua opera e la sua intelligenza. Le sue intuizioni – ha sottolineato il ministro – sono straordinariamente attuali”.

Il presidente della Camera , Gianfranco Fini, l’ha ricordato con affetto: “un uomo mite e coraggioso” che cercò “risposte nuove nell’unica sintesi possibile che concilia l’efficienza della pubblica amministrazione e la garanzia della dignità dei lavoratori che è un pilastro di una delle migliori culture politiche e sindacali del secolo scorso”. Fini ha poi sottolineato come “per tutta la Camera dei deputati è un dovere morale e istituzionale essere qui per ricordare uomini come D’Antona per il loro impegno, e non solo per il supremo sacrificio”.

Massimo D’Antona come Marco Biagi sono “le vittime di un’Italia che crede nella democrazia e che vuole cambiare”. Così l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni ricorda il giuslavorista aggiungendo “solo una società solidale non è violenta”. Veltroni ha partecipato, insieme al già citato presidente della Camera Gianfranco Fini, all’anniversario della morte di Massimo D’Antona, celebrato in via Salaria, dove a pochi passi dalla sua abitazione il professore fu ucciso mentre andava al lavoro. L’ex leader del Pd ha concluso “una tragedia prima di tutto per la famiglia, per la moglie Olga e la figlia Valentina, ma poi di tutti gli italiani che ancora oggi ricordano che stavano facendo quando D’Antona, uscendo con le borse da lavoro di casa, incontrò i suoi carnefici”.