Thailandia. Esplosioni a Baghdad: morte 3 persone e ferite oltre 70

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Thailandia. Esplosioni a Baghdad: morte 3 persone e ferite oltre 70

22 Aprile 2010

Almeno tre persone sono morte e una settantina sono rimaste ferite, tra cui uno straniero, nell’esplosione di cinque bombe – granate secondo l’esercito e diversi testimoni – che in serata hanno scosso l’ingresso della Silom Road, nel centro finanziario di Bangkok, proprio nel punto in cui le barricate delle "camicie rosse" fronteggiano un esiguo ma crescente gruppo di manifestanti filo-monarchici e la prima linea delle forze di sicurezza, dispiegate a protezione del quartiere del business. Non risultano al momento, ha detto la Farnesina, italiani coinvolti.

La situazione rimane estremamente tesa: l’esercito fa capire di essere pronto all’azione di forza, le "camicie rosse" – i fedelissimi dell’ex premier Thaksin Shinawatra – se la aspettano da un momento all’altro, e la crescente presenza di esasperati manifestanti "senza colore" – sostenitori del governo di Abhisit Vejjajiva e dalla retorica identica a quella delle vecchie "camicie gialle" anti-Thaksin – moltiplica le potenziali scintille.

L’impressione è che sia ormai dimenticato lo shock collettivo per le violenze che il 10 aprile hanno causato 25 morti e 800 feriti. Gli ordigni sono esplosi in rapida successione intorno alle 20 (le 15 in Italia): quattro di questi tra i filo-monarchici, uno un centinaio di metri più indietro, non lontano dal crescente contingente di soldati posizionato a qualche isolato di distanza dagli agenti di polizia che separano i due gruppi di manifestanti. Non è chiaro chi – e da dove – abbia lanciato gli ordigni, ma la piccola folla di «senza colore» si è scagliata contro un tassista e una sospetta camicia rossa: i due sono stati salvati dal linciaggio grazie all’intervento della polizia.

Il governo thailandese in tarda serata ha affermato che le granate esplose sono state lanciate dal campo della "camicie rosse". In contemporanea i manifestanti "senza colore" hanno attaccato con una fissa sassaiola la polizia che ha reagito con cariche e alcuni arresti. In mattinata l’esercito aveva esortato i "rossi" a interrompere la protesta in corso dal 12 marzo, minacciando un intervento per disperdere le decine di migliaia di dimostranti che ormai popolano una "città nella città" nelle arterie che si diramano dalla Ratchaprasong Intersection, nella zona dello shopping, occupata dal 3 aprile.

Non risultano però defezioni tra le camicie rosse, che hanno invece rafforzato le barricate erette con bastoni appuntiti e pneumatici, dietro i quali sono nascoste migliaia di sassi e altre armi artigianali. Alcune delle loro guardie di sicurezza sono munite con protezioni e manganelli abbandonate dai militari nella precipitosa ritirata del 10 aprile. L’atmosfera è decisamente più tesa rispetto al clima euforico delle prime settimane di manifestazioni.

I leader del movimento, che ufficialmente continuano a rifiutare l’opzione del negoziato con il governo di Abhisit Vejjajiva, mostrano chiari segni di stanchezza e nervosismo. Sperando di cautelarsi contro una repressione militare, hanno chiesto oggi l’intervento dell’Onu, con una petizione in cui si auspica il dispiegamento di una forza di peacekeeping. Mentre le voci di un imminente intervento dell’esercito si moltiplicano, la Silom Road è ormai completamente militarizzata. Dopo i brevi tafferugli di ieri sera, quando i "rossi" e i "senza colore" si sono affrontati con un lancio di bottiglie e sassi, la presenza dei soldati è ulteriormente aumentata, e lo stesso sta avvenendo dopo le bombe di stasera.