Thailandia. Trenta attacchi nel sud musulmano
06 Settembre 2010
di redazione
Sono oltre 30 gli attacchi perpetrati in appena 24 ore dai ribelli islamici nel sud musulmano della Thailandia. Ma per l’Esercito l’intenzione dei combattenti è attirare l’attenzione e non uccidere.
"I ribelli volevano creare turbolenze prima della fine del Ramadan in modo da attirare l’attenzione – ha detto Udomchai Thammasarorat, vice comandante del distretto militare nella regione, citato dal sito web del ‘The Nation’ – Con gli attacchi volevano danneggiare edifici e non ferire o uccidere". Gli attacchi sono stati sferrati ieri in sei distretti della provincia di Narathiwat, che insieme alle vicine Yala e Pattani costituisce il cosiddetto ‘Deep South’, la zona a maggioranza musulmana e teatro del conflitto islamico-separatista in atto sin dal gennaio 2004. Alcuni edifici sono stati dati alle fiamme e altri sono stati bersagliati da colpi di arma da fuoco.
Secondo uno studio del ‘Southern Border Province Police Bureau’, l’istituzione governativa incaricata di trovare una soluzione alla questione meridionale thailandese, ci sono stati quasi ottomila attacchi attribuibili ai ribelli nelle tre province dall’inizio del conflitto. Il numero delle vittime di circa 4.150. Le tre province erano unite nel sultanato di Patani fino al 1902 quando, in una spartizione di territori tra Inghilterra (allora potenza coloniale della vicina Malaysia) e Siam (l’attuale Thailandia), passarono sotto il controllo di Bangkok.