The dark side of Macondo
20 Aprile 2014
di Ron Sokal
Lo scrittore Gabriel Garcia Marquez è morto a 87 anni e viene ricordato per il Premio Nobel nei primi anni Ottanta e per romanzi e racconti che lo hanno reso celebre al pubblico di cultura ispanica e latinoamericana al pari di Cervantes.
Garcia Marquez divenne celebre con il romanzo Cent’anni di solitudine e la critica letteraria prese a elogiare il "realismo magico", la sua capacità di combinare elementi fantastici ad uno stile realista (il contrario di Tom Wolfe e della letteratura che parla del mondo e di com’è fatto realmente).
Del resto nelle finzioni di Garcia Marquez giusto e sbagliato, vero e falso, sono intercambiabili, anche se ciò che passa chiaramente leggendo la sua opera è che l’autore sta dalla parte dell’ingenuo e virtuoso mondo degli indigeni contro la spettrale presenza degli Usa (disse una volta di esprimere una "opposizione di principio allo status quo globale degli Stati Uniti").
Le dittature sono un capitolo dell’opera di Marquez che si presta particolarmente bene a questa intercambiabilità: schierato contro Pinochet e il regime militare in Cile, come se i Castro non avessero anche loro le mani sporche di sangue. Il fatto che il presidente Obama e il suo omologo russo Putin si siano uniti al coro della critica letteraria e accademica dimostra quanto la internazionalizzazione dell’antiamericanismo ormai sia andata avanti.