Thorpe torna alle gare ma più dell’atleta aspettiamo il ritorno dell’uomo

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Thorpe torna alle gare ma più dell’atleta aspettiamo il ritorno dell’uomo

02 Febbraio 2011

A volte ritornano. E almeno nel caso di lan Thorpe, bisogna riconoscerlo, è un gradito ritorno. Il campione olimpico australiano ha annunciato il suo rientro nelle gare nel corso di una conferenza stampa a Sidney, ponendo fine a mesi di voci sul suo possibile rientro. Si apre così una nuova fase nella carriera di “torpedine”, che torna finalmente a far parlare la platea di sé e del nuoto in generale. Bentornato.  

Thorpe, 28 anni, lasciò le gare nel 2006 dopo una carriera impreziosita da 9 medaglie olimpiche (5 d’oro, 3 d’argento e una di bronzo) e 11 titoli mondiali, il ritorno è quindi esclusivamente in previsione delle Olimpiadi di Londra del 2012.Thorpe ha detto di aver preso la decisione nel settembre scorso e di essersi allenato in segreto in 8 piscine diverse per non farsi scoprire, chiedendo agli amici di “mentire sfrontatamente” alle domande sui suoi progetti. Per non correre rischi si sarebbe poi consultato sugli allenamenti via sms con il tecnico della nazionale australiana Leigh Nugent. Una storia particolare, che merita di essere raccontata per intero. Il cannibale della vasca mosse le prime bracciate in piscina al seguito della sorella cui, dopo la rottura del polso, fu consigliato il nuoto. Curiosamente, fino a 7 anni non poté gareggiare a causa di un’allergia al cloro e quando lo fece la prima volta non poteva immergere il capo in acqua ma riuscì lo stesso a vincere la competizione.

Dopo un paio di tentativi falliti nel gennaio 1997 agli assoluti Statali il ragazzo fermò il cronometro sul 3’59"43, tempo inferiore di 8 secondi rispetto al precedente primato personale sui 400 stile libero; tale prestazione lo rese il primo 14enne nella specialità ad aver abbattuto il muro dei 4 minuti su territorio australiano. Appena pochi mesi dopo, All’età di 14 anni e 5 mesi, divenne dunque il più giovane nuotatore selezionato dal team australiano, superando così nella speciale classifica il record di John Konrads. Di lì in poi il decollo definitivo.

Ai Giochi Olimpici di Sidney 2000 vinse 3 ori e 2 argenti, stabilendo in solitaria il record del mondo nei 400 stile libero e contribuendo  al primato mondiale anche nella staffetta 4×100. L’anno dopo, nel luglio 2001, ha partecipato ai Campionati Mondiali di Fukuoka, vincendo 6 medaglie d’oro e infrangendo 4 primati del mondo. Dopo i già citati successi il suo dominio si ampliò anche ai 200 e agli 800 metri stile libero. Alle Olimpiadi di Atene 2004 fu la stella assoluta della piscine anche se dovette confrontarsi con due dei suoi più acerrimi rivali, l’olandese Pieter Van den Hoogenband e lo statunitense Michael Phelps, che gli hanno dato del filo da torcere. Ian conquistò un bronzo, un oro ma soprattutto ebbe la meglio in quella che, a tutt’oggi, viene definita la gara del secolo, ovvero i 400 metri stile libero, gara di grande fascino e intensità che ha visto l’australiano precedere di misura i due contendenti.

Da un immagine sportiva tanto vincente non poteva che venir fuori un marchio perfetto ed esportabile in tutto il mondo per gli sponsor. Negli anni è diventato un personaggio popolarissimo in Australia quanto nel resto del mondo. Nonostante gli scarsi guadagni che si realizzano nel nuoto indagini di marketing confermarono che Thorpe fosse lo sportivo più ricercato per offerte di sponsorizzazione nel territorio australiano, surclassando anche i calciatori. Tra i marchi per cui è stato testimonial vanno ricordati Qantas, Telstra e Seven Network, oltre che Adidas (lo sponsor tecnico).

Ma la parte più divertente fu quella riguardante la moda. Thorpe si è sempre dimostrato molto interessato al mondo delle sfilate tanto da essere preso da Giorgio Armani per promuovere il brand, arrivando addirittura ad avere una propria linea di gioielli e di biancheria intima. Questo forte interesse alimentò in quegli anni i sospetti sulla sua omosessualità, tanto da costringerlo a smentire i rumours nel 2002 dichiarando la sua eterosessualità attraverso un’intervista, di cui riportiamo un brano per non mutarne il significato: “ You know, I’m a little bit different to what most people would consider being an Australian male, that doesn’t make me gay. I don’t understand why people are like that. I think it’s because when I speak, I try to speak as well as I possibly can. I try to be articulate, I don’t put on a slang, I don’t try and sound macho just for the sake of having it “.

Spesso negli Usa per impegni di lavoro assunse a seconda patria New York, che gli restituì l’11 settembre 2001una delle più grandi vittorie, la sua vita. Invitato come ospite al Tonight Show di Jay Leno si trovava al World Trade Center pochi minuti prima degli attentati, sfuggendo al crollo delle torri per aver dimenticato nel suo alloggio la macchina fotografica.

Ma la stella di Thorpe non brillava solo in America. Molto apprezzato in Asia, soprattutto in Giappone, fu eletto dall’emittente TV Asahi “nuotatore di probabile maggior successo” ancor prima che cominciassero i Mondiali a Fukuoka, e decise quindi di designarlo uomo-immagine della manifestazione. Il successo fu naturalmente notevole, circa l’80% degli spettatori nipponici sintonizzò il televisore per osservare le gare che lo videro tra gli sfidanti.

Nel momento di maggior successo neanche il piccolo schermo se lo fece sfuggire e nel 2002 fece una comparsata nella sitcom Friends. Nello stesso anno partecipò a una serie televisiva dal titolo Undercover Angels, parodia del telefilm Charlie’s Angels, che vide Thorpe nei panni del boss Charlie. Dopo qualche anno di “gigioneggiamento” intraprese l’attività umanitaria inaugurando la Ian Thorpe’s Fountain for youth, associazione che raccoglie fondi per la ricerca sulle malattie infantili e patrocinando un istituto pechinese per bambini orfani disabili. Oltre a ciò, si occupa degli australiani aborigeni, collaborando con la fondazione Fred Hollows per il progresso delle loro comunità.

Qualche ombra sulla sua figura arrivò solo poco prima delle Olimpiadi di Sydney, quando il capitano e l’allenatore della squadra tedesca lo accusarono di doping. Nel 2007 invece L’Équipe si concentrò sui “valori anomali” di due sostanze proibite rilevati in un controllo antidoping, tesi questa che venne prontamente respinta dal nuotatore con il supporto dell’Australian Sports Anti-Doping Authority (ASADA).

Insomma, una carriera corta ma intensa, costellata di successi e simpatie sempre crescenti. Dispiacque nel 2006 quando annunciò il ritiro e oggi, a 4 anni di distanza, non può che far piacere il ritorno. L’unica perplessità riguarda le motivazioni: uno con il suo palmares e un paio di medaglie australiane (una “del centenario” per i servizi resi alla società australiana attraverso lo sport del nuoto e una dell’Ordine dell’Australia “per i servizi resi allo sport, in qualità di medaglia d’oro ai Giochi della XXVII Olimpiade”) rischia la reputazione e la brutta figura, un po’ come accaduto a Michael Schumacher in F1. Per il suo bene gli auguriamo un esito migliore del tedesco, per il nostro che torni ai suoi livelli per goderci la sfida con lo “squalo di Baltimora”, quel Phelps che ne ha preso il posto nell’olimpo del nuoto. In bocca al lupo.