Tomassini: “I clandestini non perdono il diritto alle cure”

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Tomassini: “I clandestini non perdono il diritto alle cure”

05 Febbraio 2009

Il Senato ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza che ora passa all’esame della Camera, passa l’emendamento relativo al divieto imposto ai medici di denunciare gli immigrati irregolari che ricorrono all’aiuto del personale sanitario. Una norma in vigore dal 1999 e che se verrà approvata dalla Camera cadrà definitivamente. Ma è scontro, tra la maggioranza e il Pd, anche alcuni esponenti del Pdl hanno espresso perplessità in merito al provvedimento.

Senatore Tomassini,  cosa cambia dopo l’approvazione dell’emendamento in termini di cure mediche per i malati clandestini?

Non cambia assolutamente nulla. Il diritto alla cura rimane garantito come prevede l’articolo 32 della Costituzione. Tutte le persone quindi potranno essere curate nelle strutture sanitarie pubbliche. E voglio chiarire una cosa, la facoltà di denuncia è una misura che tutela meglio il malato. Le faccio un esempio, una donna clandestina che partorisce un bimbo prematuro, se non venisse denunciata farebbe perdere le sue tracce, e già poche ore dopo il parto sarebbe fuori dall’ospedale. Stessa cosa per chi deve essere seguito nel tempo con cure particolari. Si tratta di una riforma che va nella direzione di tutelare maggiormente e complessivamente la salute di queste persone.

Il Pd ha usato parole come persecuzione e degrado culturale. Non c’è il rischio che un immigrato non entri in un ospedale per paura di essere denunciato?

No, lo escludo. Se viene paventato questo rischio è colpa del clima di mistificazione dettato proprio da quelle dichiarazioni. Se la norma violasse o impedisse la possibilità di accedere al servizio sanitario nazionale allora sarebbe un mancato rispetto della persona umana.

I suoi colleghi medici come hanno vissuto questo obbligo che vietava loro di denunciare i clandestini?

Malissimo. Si viveva e lavorava tra mille disagi, e glielo dico io che sono stato direttore sanitario. Non esiste un controllo, non esistono identità dei pazienti, non si possono seguire una volta usciti. Ci sono polemiche perché non si pensa alle conseguenze pratiche che comportava non denunciare un clandestino.

Tettamanzi sostiene che i medici debbano osservare una legge più profonda, "quella dentro al nostro cuore". E’ un invito a disobbedire?

Non credo. Certo si possono dare varie interpretazioni a quanto sostiene il cardinale, per me è un appello al buon senso. Un medico è con la coscienza a posto se cura un paziente, clandestino o meno, ma sarebbe un atto di omissione se questo paziente fosse portatore di una malattia epidemica e lui non lo denunciasse.

Ha sentito Galan? Parla di pericolo epidemie perché nessuno si farebbe più curare in ospedale.

Galan parla come uno che non è medico. Ed infatti medico non è. Proprio lui dovrebbe ricordare l’epidemia di meningite che ha colpito il Nord. Ecco questo provvedimento mira proprio a cercare di evitare il ripetersi di situazioni come queste.