Torino Musei: Appendino sfiducia Asproni, scontro a distanza con Fassino

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Torino Musei: Appendino sfiducia Asproni, scontro a distanza con Fassino

24 Ottobre 2016

Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, sembra sempre più convinta nel chiedere le dimissioni di Patrizia Asproni, la presidente della Fondazione Torino Musei. “Questa giunta vuole fare la mostra di Manet, ma non sa se ci siano ancora le condizioni per farla”, sottolinea la prima cittadina, ritenendo al tempo stesso che “non ci siano le condizioni per continuare a lavorare” con la Asproni. 

Nessuna “questione personale”, chiarisce Appendino, ma la convinzione che avrebbe dovuto informarla prima – e non a mezzo stampa come spiegato nei giorni scorsi – delle criticità emerse nella realizzazione dell’esposizione. La dura presa di posizione della prima cittadina ha diviso la Sala Rossa, con il Pd che ha difeso l’operato di Fassino, invitando la nuova amministrazione a fare altrettanto.

“Colpisce che si rimproveri al sindaco Fassino di aver messo a disposizione della città il suo patrimonio di relazioni, quando se mai questo è stato un vantaggio per Torino”, sostiene l’ex primo cittadino, ricordando che le “relazioni sono sempre state gestite a livello istituzionale”. Per la Lega Nord, invece, la Appendino “combatte il ‘sistema Torino’ a parole e nei fatti ci va a cena nel grattacielo di Intesa SanPaolo”. Per questo motivo il Carroccio ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti della Asproni, a cui la sindaca ha annunciato il proprio sostegno. 

“Sono stupita dal clima d’odio. Mi dispiace per Torino che non merita un trattamento di questo genere”, e’ la reazione della presidente della Fondazione, che gestisce il patrimonio artistico della città. Un ente “autonomo”, ricorda una nota, il cui presidente può essere revocato “solo” dal Consiglio direttivo, nel quale per altro conclude la città non ha ancora nominato il suo rappresentante.

Ci si chiede quindi come andrà a finire la vicenda sul possibile annullamento della mostra di Manet. Chiara Appendino ha comunque ribadito senza troppi giri di parole la sua posizione: nessuna contrarietà a prescindere sui grandi eventi, come qualcuno temeva portando ad esempio il no della Roma pentastellata alle Olimpiadi, ma l’idea di un modello in cui “capacità, competenze e relazioni siano della città e non del sindaco di turno”. 

La mostra, che doveva tenersi nell’autunno 2017 per completare il ciclo dei grandi impressionisti dopo Degas e Renoir, “non si basava su solide relazioni tra il museo d’Orsay proprietario delle opere e la Galleria d’Arte Moderna di Torino che le doveva ospitare – ha ricordato l’assessore alla Cultura Francesca Leon – ma su un rapporto privilegiato fra l’ex sindaco Fassino e il direttore del museo parigino” Guy Cogeval. Un modello “basato su relazioni personali che indebolisce la città”, secondo il sindaco Appendino.