Torino: prigioniero dei debiti, uccide la moglie a martellate e poi s’impicca

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Torino: prigioniero dei debiti, uccide la moglie a martellate e poi s’impicca

22 Ottobre 2016

Sono stati i debiti contratti per aiutare i parenti e che ormai lo angosciavano a far sprofondare nella disperazione un uomo che ha deciso di farla finita: prima ha ammazzato a martellate la moglie, poi si è impiccato in cantina.

E’ accaduto in un palazzone di nove piani alla periferia Sud Ovest di Torino, non lontano dallo stabilimento Fiat, dove vivono molti anziani e qualche straniero.

Francesco Tonda, 69 anni, ha legato al letto la moglie, Natalina Montanaro, 72 anni, e l’ha colpita ripetutamente con un martello per poi finirla strozzandola. Quindi ha tentato di togliersi la vita nella stessa stanza. Senza riuscirci. Allora è sceso in cantina, ha appeso una corda al soffitto e l’ha fatta finita.

Pochi istanti prima ha inviato un sms al figlio, poche parole, per dirgli addio. Tonda ha lasciato sul tavolo di casa un biglietto indirizzato a chi avrebbe trovato il cadavere della donna: “il mio corpo lo troverete in cantina”, ha scritto.

Quando sono arrivati gli agenti delle volanti e i medici del 118, per i due coniugi non c’era piu’ nulla da fare. “Erano persone splendide – raccontano, increduli, i vicini – Mai una lite, mai uno screzio. Una coppia semplice, che salutava sempre quando qualcuno li incontrava per strada”.

La donna era una casalinga originaria di Bossolasco, in provincia di Cuneo, lui un ex custode della piscina di via Filadelfia, con la passione per il giardinaggio. “Nessuno di noi avrebbe mai pensato a una tale tragedia. Sembravano felici, ma forse non lo erano”, dicono i vicini.

Tonda aveva contratto numerosi debiti con alcune finanziarie e, probabilmente all’insaputa della moglie, non riusciva più a restituire i soldi. “Cercava di star dietro alle richieste di alcuni parenti. Li voleva aiutare, non sapeva dire di no”, mormora la consuocera. “Noi siciliani siamo più chiacchieroni, ma Francesco, da buon piemontese, si confidava poco”.

“Non sappiamo né cosa dire né cosa pensare”, il commento della figlia Emanuela, che preferisce mantenere il riserbo su questa tragedia che si è consumata nel silenzio delle mura di casa.