Torna l’annuncite renziana ma il “tesoretto” da 47 miliardi è solo fuffa

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Torna l’annuncite renziana ma il “tesoretto” da 47 miliardi è solo fuffa

29 Maggio 2017

“Adesso ci sono i soldi per ripartire”. Così il premier Gentiloni ha salutato la firma “simbolica” che ripartisce i 47 miliardi previsti per il “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese”, stanziati dalla scorsa legge di bilancio, il famoso “tesoretto” da spendere nel 15ennio 2017-2032 rivendicato più volte da Matteo Renzi che rispunta puntualmente ogni qualvolta qualcuno prova a ricordare all’ex premier che il suo governo dei mille giorni è stato quello che ha portato il debito pubblico a 135 miliardi di euro. Il piano, guarda caso, rispunta proprio quando il voto in autunno si profila sempre più vicino.

Gentiloni, con tanto di scena solenne per la firma del decreto nella cornice della sala dei Galeoni di Palazzo Chigi, ha elencato i settori in cui il fondo verrà diviso: infrastrutture, trasporti, scuole, sicurezza, ambiente, ricerca. “Uno Stato che investe in opere pubbliche a lungo termine è uno Stato che investe in sicurezza e spero che avvicini il lavoro e le tasse dei cittadini alla vita delle nostre comunità con una migliore qualità diffusa del nostro territorio”, sottolinea il premier. Oltre 20 miliardi sono destinati a strade e ferrovie, trasferimenti locali e porti. Poi la messa in sicurezza delle scuole e degli uffici pubblici per un totale di 8 miliardi. Acqua e sanità, periferie, il settore della difesa, l’informatizzazione della giustizia gli altri ambiti interessati dal decreto.

Tutto molto bello e interessante, ma la domanda è: questi 47 miliardi da dove arriveranno? Quali coperture sono state previste per il fondo? Se Padoan per riuscire a trovare i famosi 3,5 miliardi di euro della manovrina ha dovuto fare i salti mortali, ora da dove salta fuori questo “tesoretto”? Come avevamo già anticipato, i 47 miliardi previsti per il “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese”, sono stati solo “assegnati” dal 2017 al 2030. Per cui, si tratta di fondi virtuali da trovare di anno in anno. La verità purtroppo è la solita: riparte, alla grande, la campagna elettorale, e riparte sul modello referendum: promesse, promesse e soltanto promesse. Ma vedendo com’è andata a finire il 4 dicembre scorso, gli italiani ormai hanno capito con chi hanno a che fare.