Torture ai migranti, per Amnesty le prove sono un optional
09 Dicembre 2016
Secondo Amnesty International, alcuni dei centri che ospitano i migranti che arrivano in Italia sono una sorta di lager dove si pratica la tortura. Un rapporto diffuso dalla Ong offre una serie di testimonianze a sostegno di questa accusa, che se fosse vera ci renderebbe un Paese degno dei peggiori regimi sudamericani. Ma a supporto delle testimonianze raccolte da Amnesty, come sottolinea il Gatestone Institute, non ci sono referti medici precisi, non ci trovano versioni o documenti di qualche tipo, né soprattutto prove certe su quanto viene raccontato. Eppure accuse così infamanti rivolte da una organizzazione tanto importante dovrebbero essere blindate da evidenze inconfutabili.
Il fatto che ciò avvenga comunque, e che magari i media amplifichino queste denunce senza riscontro, riporta alla mente i dubbi sulla moralità delle Ong mossi a suo tempo dallo scrittore Salman Rushdie, come pure le accuse del Wall Street Journal sul “fervore” di Amnesty che, in altri casi, prende di mira altri paesi occidentali come Israele o gli Stati Uniti. Israele, unica vera democrazia dell’area, viene instancabilmente accusato di “crimini di guerra“. Sempre il Gatestone Institute ricorda che, nel 2005, l’allora segretario generale di Amnesty definì il carcere americano di Guantanamo un “gulag”.
Certo Guantanamo non è il paradiso terrestre, ma è legittimo paragonarlo ai campi di lavoro forzato sovietici? Nei gulag tre milioni di persone sono morte di fame, freddo e per le persecuzioni del sistema totalitario sovietico. Insomma, il rischio è che in nome della tutela dei diritti umani si tenda a giustificare tutto, anche le ‘ragioni’ di chi è finito nel supercarcere speciale, tra cui gli architetti dell’11 Settembre. “Jihad difensiva”? Quando si inizia a fare distinzioni del genere, si capisce che dietro la battaglia per i diritti umani si nasconde un occidentalismo senza freni, e cioé l’idea che l’Occidente, di per sé, è qualcosa di malato, criminale e persecutorio, e per questo va condannato.
Che poi è quanto ha scritto l’Economist “Amnesty dedica più pagine alle violazioni dei diritti umani in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, che in Bielorussia e in Arabia Saudita”.