Toti e Carfagna, i consigli non richiesti
25 Giugno 2019
di Asterix
Un nuovo abitante – e che abitante! – arriva nel villaggio dell’Occidentale. Inizia oggi, a firma di Asterix, una nuova rubrica, “Sogno o son destro”, che tra incanto e disincanto proverà a capire se il centrodestra del futuro è solo un sogno o può diventare realtà.
Silvio Berlusconi, nel corso della sua carriera imprenditoriale, ha fondato città dalla parte del privato (e non dello Stato come era accaduto nella prima metà del Novecento) e ha portato in Italia la televisione commerciale. Nella successiva stagione politica ha inventato il centrodestra di governo e avuto grandi successi, anche se forse inferiori a quelli conseguiti nella prima parte della sua vita.
Fin qui ha però fallito l’appuntamento con la successione sicché il suo partito, Forza Italia, si è trasformato in un “partito biologico”: resistente come resistente è la tempra del suo fondatore ma inevitabilmente destinato a finire come è destino per ogni essere umano.
La storia sembrava già scritta quando, la scorsa settimana, Berlusconi ha “sparigliato” nominando Giovanni Toti e Mara Carfagna – due persone esterne al “cerchio magico” – coordinatori di Forza Italia: sull’orlo del burrone, con i sondaggi a picco, il Cav ha dimostrato di esserci e ha praticato l’ultimo recupero possibile.
Qual è il mandato dei due neo-coordinatori? Organizzare un congresso; determinare una modalità per eleggere dal basso gli incarichi a tutti i livelli; rompere l’orizzonte fin qui chiuso e oltrepassare Forza Italia, portandosi con sé la storia di Forza Italia, per riconquistare un futuro che sembrava smarrito.
Compito arduo, che qualcuno può legittimamente ritenere impossibile. Nel caso in cui i due prodi condottieri decideranno tuttavia di provarci, ci permettiamo di dare loro pochi, essenziali consigli non richiesti:
1) Ricordarsi che le cosiddette primarie sono un mezzo; il fine è quello di stabilire che nel nuovo partito cerchi e cerchietti più o meno magici siano abrogati.
2) Ricordarsi che la riuscita del tentativo non dipende dalla competizione interna ma dal dimostrare che in Italia c’è ancora lo spazio politico per una forza che riesca a tenere insieme la conservazione dei capisaldi di una civiltà con la propensione a modernizzare il Paese valorizzando competenza e merito.
3) Ricordarsi che, in questo sforzo, i nemici interni portatori di piccoli o grandi interessi saranno assai agguerriti e che, dunque, non si può correre il rischio di dividersi (o farsi dividere) anzi tempo. Prima si realizza insieme il cambiamento, poi si dà corso alle proprie propensioni politiche.
4) Ricordarsi che mentre a determinare l’avvento del secondo tempo della Repubblica è stata anche la “questione settentrionale”, il terzo tempo è nato invece dalla disperazione del Sud che, tributando un successo inimmaginabile al Movimento 5 Stelle, ha fatto fallire la logica bipolare.
Se i “prescelti” sapranno non scordare queste semplici regole, l’esperimento potrà andare avanti con beneficio non solo per il loro partito (comunque esso si chiamerà) ma per il sistema politico tutto, che potrà contare su un centrodestra anziché su una destra in cerca di alleati occasionali. In caso contrario, come in altre stagioni, vedremo Berlusconi percorrere nuovamente i corridoi del teatrino della politica con la campanella in mano per dichiarare, urbi et orbi, che la ricreazione finita. A quel punto lui – a differenza di tanti altri – potrà dire, quanto meno, di averci provato.