Touristi per caso: da Besançon a Foix
16 Luglio 2012
La crono perfetta e le vittorie dei francesi, il ritorno di Millar e le furbate di Sanchez, Greipel che fa tris e il nostro Nibali all’attacco. Pure il francese Di Gregorio pizzicato per doping nel giorno di riposo… Quasi finisce già prima d’iniziare questa seconda settimana di Tour, con la generale già segnata dal lunedì. Jacques Anquetil con una coppa di champagne sulla schiena non ne faceva cadere neppure una goccia, come Bradley Wiggins con una pinta di birra: cronometro da postura perfetta. Nella Besançon di Victor Hugo a 41,5 km, 48,4 di media: Evans a 1’43”, Nibali a 2’07”, tutti gli altri, Miserables. Fa sul serio e fa il serio ormai, Wiggins: “Undici chili. Alle Olimpiadi di Pechino pesavo 82, adesso 71 – una cascina tra Manchester e Birmingham il suo buen retiro – e quando mi chiedono cosa faccio lì rispondo che spalo merda. Come in tutte le cascine del mondo”.
Giorno di riposo a diversivo doping (hotel Cofidis perquisito, Di Gregorio in caserma), l’ombra che s’allungava pure sull’Europcar prova a spazzarla Thomas Voeckler: primo a Bellegarde-sur-Valserine. S’era fermato otto giorni a giugno in piena preparazione-Tour per un’infiammazione al ginocchio e non doveva neppure partecipare. E invece. “C’era mio figlio sulla strada, e l’ho sentito piangere, voleva che io vincessi”. Sarà… Ripartiti dall’Albertville di Carlo Alberto di Savoia (fondata a suo nome nel 1836), all’arrivo a La Toussuire è doppietta francese: primo Rolland, secondo Pinot. “Per i vecchi suiveurs cresciuti a pane, formaggio erborinato e attacchi in salita, non è facile abituarsi a un ciclismo capovolto, in cui le salite vengono retrocesse a trampolino per le discese” (Gianni Mura, la Repubblica). Che il miglior attacco è la discesa, dove attacca Cadel Evans (che però va in crisi), poco dopo attacca pure Nibali, e pure se Wiggins regge, salta al 3° posto a 2’23”.
Annonay è la città dei fratelli Montgolfier, e lì vola pure Millar, l’ex dopato Cofidis dei due anni di squalifica e mondiale a cronometro ‘03 ritirato. All’inferno e ritorno: “Non c’è solo l’epo. Prendete i corticoidi, un’iniezione di kenacort e perdete due chili in una settimana-dieci giorni. A questo livello è una differenza enorme e in corsa sei più forte. Li avevo presi per la prima volta nel 2001 dopo la Vuelta. E in una cronometro avevo talmente forza che mi facevano male tutti i tendini” (dall’autobiografia Riding in the dark). Nato a Malta, cresce a seguire il padre pilota della Royal Air Force, Scozia e poi Hong Kong, ciclismo e bella vita, oggi vive a Biarritz. “Sono un ex-drogato ma il ciclismo è bello quando è pulito. Si può vincere essendo puliti: oggi sono 45 anni dalla morte di Tom Simpson sul Mont Ventoux e c’è un inglese in maglia gialla e uno che vince una tappa. Coincidenze impressionanti”. Il monte calvo del Petrarca, dall’occitano “che si vede da lontano”. La tomba di Tom Simpson al Tour ’67. Caldo torrido in corsa, doping e fatica. “Chi muore ha sempre torto” (Gianni Mura, La Gazzetta dello Sport, 16 luglio 1967). Rocce bianche, nemmeno un filo d’erba, una fornace lunare. “E già discutevano se era morto bene o male e già cominciava il girotondo delle verità e l’interrogativo era: omicidio o suicidio? Come se morire non fosse abbastanza e non fosse ovvio che chi muore ha sempre torto. Per il semplice fatto di essere morto (…). Morire è come aprire una porta e chiudersela dietro. Chi è senza chiave non entra. «Le jardin reste ouvert pour ceux qui l’ont aimé», come disse un poeta. Simpson l’ha trovato aperto, è passato” (Mura, ibidem).
A Le Cap d’Agde Greipel fa 3-3 con Sagan, gruppone tirato in volata ai -1 addirittura da Wiggins e Nibali che non ci crede: “Velocità folle, settanta all’ora, ho sentito la bicicletta scivolare. No, io una cosa del genere per lanciare Sagan non l’avrei fatta”. A Foix tocca a Luìs Leon Sanchez, furbata di gran classe, e scatta dal gruppetto in fuga giusto mentre Sagan addenta un panino. Dietro, il caos: 30 forature in 10 km. Un imbecille che in discesa getta chiodi sulla strada, a 80 km/h i tubolari scoppiano e si rischia la vita. Alla faccia dei dieci milioni di inglesi collegati per la finale Wimbledon e solo 400mila per il Tour: «Non scherziamo, non si possono paragonare una cosa enorme come il Tour e una cosetta come il tennis, dove in due ore cominci e hai finito. Al massimo ho sentito di tennisti coi crampi, qui si fa molta più fatica e si rischia la pelle» (Wiggins).
E pure se ci prendiamo il suo «Fucking wankers», (fottuti masturbatori, a chi gli chiede un paragone tra la Us Postal di Armstrong e la sua Sky), visti i tempi manteniamo il sacrosanto beneficio del dubbio di Gian Paolo Ormezzano. Che per cautelarsi chiudeva le sue cronache con l’acronimo SAP: Salvo Antidoping Positivo…
Tratto da CometaNews