Touristi per caso: Da Pau a Parigi

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Touristi per caso: Da Pau a Parigi

23 Luglio 2012

Si sapeva. Primo Wiggins, secondo Froome, terzo Nibali. Sagan velocista in maglia verde e Voeckler che con la pois da scalatore è ancor più sosia di Jack Lemmon. Ma se Evans e Van Den Broeck si coalizzavano con Nibali, se liberavano Froome in salita, se c’erano meno crono e più montagne? Così è se vi pare. A Parigi vince, pardòn, trionfa Bradley Wiggins. Poche le montagne e lontane dagli arrivi, 100 km a cronometro e lui è il più forte, il team Sky è una corazzata e Froome che fa secondo è il suo gregario… Sarà anche un Tour super-light, ma pure questo si sapeva: a metter più montagne con l’olimpica già sabato mezzo gruppo sarebbe andato in Francia solamente per svernare.

Sette vittorie inglesi ci stanno, ma le cinque dei francesi non si vedevano da un pò. All’arrivo di Pau passa primo nasone-Fredigo. L’anno scorso sei mesi a letto per un’infezione da puntura di zecca, vince mentre al traguardo ancora si parla del sabotaggio del giorno prima. Bilancio ufficiale: 71 forature tra i ciclisti e più di 30 tra auto e moto. Dopo il ”Ne courez pas à coté des coureurs” (non correte accanto ai corridori), servirà un “Ne cloutez pas à coté des coureurs” (non lanciate chiodi accanto ai corridori).

Giorno di riposo ancora a diversivo doping, dopo Di Gregorio va via mestamente pure Frank Schleck: positivo a un diuretico sabato a Cap d’Agde. A Bagneres de Luchon invece è il trionfo di Voeckler, tappa e maglia a pois. “In fuga con altri 37 al km 22, pedala e fa le facce, pedala e fa le smorfie, pedala e parla da solo, pedala e incita se stesso, pedala e passa in testa su Aubisque, Tourmalet, Aspin e Peyresourde, pedala e vince, da solo, l’ultimo chilometro come una marcia trionfale” (Marco Pastonesi, La Gazzetta dello Sport). La gloire di Voeckler e gli attacchi di Nibali. Sul Peyresourde il primo, poi in discesa; la Sky para i colpi, Evans no: quasi cinque minuti e Tour finito. Passa il traguardo che piange e stringe mani ai suoi gregari.

All’arrivo di Peyragudes è in lacrime pure Valverde dopo i due anni di squalifica dell’operaçiòn Puerto. Deve ringraziare Nibali che prima è con loro e poi li molla e la fuga va al traguardo. Froome alza la cresta ai -3, dà il cambio a Wiggins e poi lo stacca, sbraita, si gira e si sbraccia plateale. Almeno dieci volte. Solo mosse: “Il ciclismo, non da oggi, ha un’organizzazione paramilitare: il capitano, il luogotenente, la bassa forza, la libera uscita, il turno di guardia (…) Ma non ditelo alla compagna di Froome, Michelle, che mi dicono abbia già twittato: «Mi è passata la voglia di andare a Parigi»” (Gianni Mura, la Repubblica).

«Non potreste dedicarvi a un puzzle o fare qualcos’altro?» (Peta, la moglie di Cavendish, alle rispettive di Wiggins e Froome). “Promenade des Anglais” titola l’Equipe il giorno dopo Brive-la-Gaillarde. Lo sprint reale di Cavendish è da cose mai viste: “Sgasa, sgomma e comincia la volata più lunga della vita, una volata così lunga che è insolita, è strana, è un’accelerazione, è uno slalom, è un’avventura, è una storia” (Pastonesi, ibidem). «Tirargli la volata è stato il mio regalo per ringraziarlo per quello che ha fatto qui al Tour per me» (Wiggins).

God save the Tour. La prima volta di un inglese è col sigillo della crono di Chartres e Wiggins che schizza ai 50 di media. A più di tre minuti Froome, a 6’ e 19” Nibali: il Tour è suo. «Questo sport è come un romanzo. Tutti si aspettano attacchi in salita alla Pantani, oppure azioni alla Virenque, partendo a 200 km dall’arrivo. Ma non sono più quegli anni, il ciclismo è cambiato, è più umano. Non si può andare ai ritmi di una volta. Oggi tre aspetti possono fare la differenza: alimentazione, preparazione, concentrazione. Lo dico convinto, tanto ci sarà sempre qualcuno pronto a giurare che siamo tutti drogati». Chapeau

Finale già visto sugli Champs-Élysées: Cavendish fa in tempo a vincerne un’altra, quarta volta consecutiva primo a Parigi, e fanno tre a questo Tour come Greipel e Sagan. Ci si rivede l’anno prossimo col Tour n° 100? Macché: la bella c’è già sabato nell’olimpica di Londra…