Tra D’Alema e Vendola la pace davvero non s’ha da fare

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Tra D’Alema e Vendola la pace davvero non s’ha da fare

16 Marzo 2010

Massimo D’Alema ha perso. Il leader maximo del Pd nazionale ha piegato la testa innanzi al momentaneo vincitore Nichi Vendola. I due si sono incontrati e confrontati a Bari durante una manifestazione organizzata dal Pd pugliese. Ma pur ammettendo che Vendola è stato più bravo del Pd D’Alema non si pente di aver appoggiato durante le primarie regionali il cavallo sbagliato (Francesco Boccia).

Infatti dice il leader del Partito Democratico: “Non mi pento di ciò che ho fatto. Come Don Giovanni non mi pento e mi faccio inghiottire dalle fiamme”. Quello degli ultimi tempi è un D’Alema che non ti aspetti, per certi versi sembra addirittura rabbonito dagli eventi, anche se non rinuncia a qualche “consiglio” al Presidente Vendola: “ La stima e la fiducia in Nichi non sono mai venute meno, però non si faccia cucire addosso immagini scomode. Attenzione a cercare l’anti-D’Alema perché, lo dico da meridionale, oltretutto porta jella”. Come dire “il primo round lo hai vinto tu, ma adesso palla al centro e si ricomincia sempre da me!”.

Addirittura è Massimo D’Alema che attende Vendola all’ingresso della manifestazione e gli porge la mano in segno, probabilmente, di resa incondizionata e, quando inizia il dibattito, riconosce “che Vendola è stato più bravo nel costruire un progetto politico”. Crolla così il sogno di allargare lo schieramento del Pd pugliese all’Udc di Pierferdinando Casini. Altra stoccata al Governatore della Puglia da leggere sotto le righe: “Dalla Puglia Nichi affermerà una leadership meridionale”, quindi sarà un leader territorialmente “intrappolato” nei confini del sud Italia. 

D’Alema prova, poi, anche a chiedere a Vendola di far confluire la sinistra extra Pd nel partito, ma l’invito viene rispedito immediatamente al mittente “posso invece pensare che sia il Pd ad entrare in Sinistra Ecologia e Libertà”. Vendola, galvanizzato anche dall’ottimo risultato di applausi ottenuto durante la manifestazione di piazza a Roma, chiede ai partiti della coalizione di litigare meno e di discutere di più, ergendosi a leader indiscusso dell’intera coalizione e non solo del suo partito o della sua Regione come D’Alema vorrebbe.

La possibilità di far nascere un laboratorio di centrosinistra, con l’asse spostato verso l’Udc diviene impraticabile ed anzi sembra più plausibile l’affermazione di un laboratorio di sinistra molto più vicino ai partiti dell’estrema sinistra, che a quelli del centro. Un nuovo contenitore che si liberi delle “mummie” e che si formi su una classe dirigente fatta principalmente di giovani pensanti. Non c’è la necessità di una ri-Unione, ma della costruzione di un’alternativa credibile per il Paese. Ma intanto D’Alema avverte: “Dopo Milano e Napoli aprirò una sede della Fondazione italiani europei anche a Bari: sarà utile per parlarci, cosa che non abbiamo fatto in questi cinque anni e per costruire un progetto politico comune”.

Ciò significa che l’ex Ministro degli Esteri farà di tutto per riprendersi il suo feudo pugliese che per ora è nelle mani del suo acerrimo nemico Vendola.