Tra divisioni e toto candidati, a Isernia si preannunciano Comunali infuocate

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Tra divisioni e toto candidati, a Isernia si preannunciano Comunali infuocate

29 Febbraio 2012

Più si avvicinano le elezioni, più le cose si complicano. Per ora sono sei i candidati a sindaco alle Comunali di Isernia. Ma il numero potrebbe salire ancora, finendo per frazionare ulteriormente i due principali schieramenti. 

Uno degli ultimi nomi, spuntato un po’ a sorpresa, è quello di Gianni D’Uva. L’ex assessore regionale è sponsorizzato da una lista civica che si dichiara distante dai partiti, dalla destra e dalla sinistra, che si affida direttamente alla gente per dare un futuro a Isernia. Per D’Uva, fuori dai giochi da un decennio abbondante, si tratterebbe di un clamoroso ritorno sulla scena. Ma non sarà facile per lui ritagliarsi un posto al sole nella cosiddetta società civile. La concorrenza è agguerrita. Come noto, da qualche in mese in rampa di lancio c’è Giuseppe Laurelli, affermato ginecologo (ed ex assessore comunale): è il candidato sindaco del movimento “Isernia Viva”. Vicino al centrosinistra, si è chiamato fuori dai giochi delle primarie. Le ha ritenute superflue perché a suo avviso le scelte erano state già fatte. I fatti gli hanno dato ragione. Ma c’è anche un altro candidato che ha preso le distanze dai partiti: è l’avvocato Ennio Mazzocco, anche lui con un’esperienza amministrativa alle spalle. Sabato scorso ha presentato il suo gruppo, “Coscienza civica”, facendo sapere di essere disposto ad aprire le porte solo ad una eventuale alleanza con i “grillini”. Ma i leader del “Movimento Cinque Stelle”, almeno per ora, ci vanno più che cauti: non escludono un’intesa con Mazzocco, a patto che il candidato sindaco venga individuato attraverso le primarie. In parole povere anche i fan di Beppe Grillo potrebbero scendere nell’arena con un proprio candidato, ingarbugliando ulteriormente la matassa.

Certo è che tutte queste candidature finiranno per creare serie difficoltà ai partiti tradizionali, già alle prese con la (scarsa) tenuta delle due coalizioni. Nel centrodestra la situazione al momento è frammentata. Da una parte, sembra ormai imminente l’investitura ufficiale per l’ex presidente della Provincia, Raffaele Mauro. Ex esponente di An e candidato nel Pdl alle ultime Regionali, sarà sostenuto con ogni probabilità da Futuro e libertà, da La Destra del segretario regionale Giovancarmine Mancini e dagli scontenti del Pdl. Potrebbe dargli manforte anche l’ex senatore Alfredo D’Ambrosio, leader di Iniziativa democratica. Bocce ferme, invece, in casa del Popolo della Libertà, anche per via dell’ormai imminente congresso provinciale. Da mesi circola con una certa insistenza il nome di Rosa Iorio, assessore comunale uscente. La sua candidatura è stata proposta da Molise Civile e Progetto Molise, da uno schieramento civico nato nelle borgate e – seppur indirettamente – dall’Adc. Ma sarà davvero lei il candidato del centrodestra? Non è poi così scontato: da un lato la diretta interessata non ha ancora sciolto le riserve, dall’altro il Pdl non ha ancora ufficializzato la propria posizione. Solo questione di tempo? O c’è da aspettarsi qualche sorpresa per certi versi clamorosa? In politica tutto può succedere, è vero. Ma al momento all’orizzonte non si vedono alternative. Comunque vada, il centrodestra probabilmente correrà diviso.

Le cose non vanno tanto meglio nel centrosinistra. La scelta di  candidare Ugo De Vivo, cancellando le primarie, ha avuto l’effetto di un terremoto. Sulla carta, il presidente dell’ordine forense isernino è sostenuto dal Partito democratico, da Italia dei valori, dalla Federazione della sinistra e da Sinistra ecologia e libertà (che in verità ha fatto buon viso a cattivo gioco). Nella realtà, l’improvviso dietrofront, a due giorni dalla presentazione dei candidati alle primarie, ha fatto infuriare quasi tutti. In effetti non si è fatta una bella figura nell’annunciare in pompa magna una competizione “democratica” e rimangiarsi la parola con uno stringato comunicato stampa. Ma, soprattutto, si è dimostrato nei fatti ciò che parecchi teorizzano: le primarie sarebbero in molti casi uno strumento per far credere che le scelte le fanno i cittadini, quando in realtà sono state già fatte a tavolino dai partiti. A Isernia è stato fin troppo lampante. Ma la frittata, ormai, è stata fatta. E ora tocca correre ai ripari e cercare di ricomporre i cocci. La decisione ha fatto infuriare la base del Pd, che avrebbe gradito una candidatura di Carlo Veneziale. E ha fatto infuriare anche l’Italia dei Valori. Franco Capone e Maria Teresa D’Achille non le hanno mandate a dire: hanno informato Antonio Di Pietro e – come per incanto – è stato convocato d’urgenza il direttivo provinciale dell’Idv per valutare l’ipotesi di rimettere in piedi le primarie. Ma a questo punto il rimedio sarebbe peggiore del male. Ragion per cui forse la strategia migliore sarebbe confermare l’appoggio a De Vivo, pur tra tanti mal di pancia.

Neanche il movimento del Guerriero Sannita l’ha presa bene: il presidente Giovanni Muccio ha parlato di “incapacità organizzativa da parte di due mediocri maestri d’orchestra”, riferendosi evidentemente a due esponenti di spicco del Pd e dell’Idv. Massimo Romano, leader di Costruire democrazia,  è andato dritto al punto: “Senza primarie si va incontro a divisioni laceranti. La zuffa che si sta creando rischia di indebolire la coalizione. Il metodo delle primarie è l’unico in grado di creare le condizioni per l’unità, a condizione che siano primarie vere, condivise e aperte a tutti, e non invece uno strumento per risolvere o per nascondere problemi interni ai partiti, nel qual caso si trasformano in un inevitabile suicidio”. I partiti hanno risposto col silenzio. Ma Romano non demorde. Proprio ieri ha lanciato l’ultimo appello all’unità. Riproponendo le primarie e aprendo ai candidati provenienti dalla società civile: “I nomi che sono in campo, avendo già offerto una disponibilità a concorrere alla carica di sindaco, sono tutte figure di assoluto rilievo e di comprovata autorevolezza, oltretutto provenienti dalla società civile, dal mondo delle professioni forensi e da quello della scuola, dalla realtà aziendale oltre a medici di fama nazionale. A fronte di tale disponibilità di queste figure che con generosità mettono a disposizione la propria esperienza al servizio della collettività, la politica non può assumersi la responsabilità di inceppare il percorso e pregiudicare pertanto il risultato attraverso scelte di vertice che non tengono conto – conclude Romano – delle istanze provenienti dalla società civile”. Con queste premesse, c’è da aspettarsi una primavera elettorale molto calda.