Tra Forza Italia sì o no, nelle file aennine c’è chi pensa a un piano ‘B’

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Tra Forza Italia sì o no, nelle file aennine c’è chi pensa a un piano ‘B’

16 Luglio 2012

Il nome del partito, il candidato premier. Tutto in pochi giorni, una ‘rivoluzione’ che agita il Pdl. Sono bastate alcune frasi, poi corrette, del Cav. alla Bild sull’ipotesi di tornare a Forza Italia che nelle file aennine si sono alzate subito le antenne del ‘chi va là’. Berlusconi per ora preferisce studiare la strategia elettorale: a Villa Gernetto con Martino e un pool di economisti lavora alle ricette anticrisi.

La correzione in corsa dopo l’intervista alla Bild e il passaggio sul probabile ritorno a Fi che nella versione finale diventa ‘è solo una proposta che discuteremo negli organi di partito’, la dice lunga su cosa si è scatenato dentro il partito, specie versante ex An. Nessuno strappo, per ora, ma in tanti nelle file dell’ex partito di via della Scrofa sono saltati sulla sedia sentendo parlare di ritorni al passato. Non tutti per la verità. Il distinguo più netto, ad esempio lo rimarca Altero Matteoli che ha già detto di non essere della partita tra chi sta accarezzando ipotesi di scissioni o gruppi autonomi: no, lui resterà accanto a Berlusconi e ad Alfano. E tuttavia, non è un mistero che altri big e tra questi il sindaco di Roma Alemanno, stiano valutando le contromosse: dall’idea di una lista civica a quella della rinascita della Destra.

Una nuova Destra? Alcuni auspicano la prospettiva, altri ci pensano, altri ancora preferiscono attendere e capire. Il cosiddetto piano ‘B’, dove ‘B’ non sta per Berlusconi, riguarderebbe proprio questa opzione: un ressemblement con Storace e i futuristi di Fli che non digeriscono la virata di Fini al centro, ad esempio. Opzioni in campo: compresa quella di un gruppo parlamentare autonomo, magari alla ripresa dell’attività parlamentare che in qualche modo coaguli attorno a sé gli anti-montiani del Pdl. Altra ipotesi: un ticket Berlusconi-Meloni potrebbe ricomporre il quadro (ma non è detto). Molto, anzi moltissimo dipenderà dalla legge elettorale.

Certo è che il ritorno a Fi non è il massimo e La Russa lo fa capire chiaramente quando dice di non credere che “ci sia una decisione in tal senso, che per me sarebbe sbagliata. Il progetto del Pdl è stato voluto da Berlusconi e deve continuare. Discuteremo non con un’intervista ad un giornale straniero ma di persona e negli organi di partito”. Stessa chiarezza dal presidente dei senatori Maurizio Gasparri, pronto a sostenere la candidatura a premier di Berlusconi ma contrario a qualsiasi ipotesi di “scomposizioni del Pdl o ritorni a sigle del passato”. Perché, ammonisce, il ritorno a sigle “note gloriose, quali esse siano è un ritorno al passato che non dà quel senso di coesione e di prospettiva che invece il Pdl deve confermare. Credo che sia abbastanza chiaro a tutti, ne discuteremo negli organi di partito, ma è evidente che sarebbe un fallimento un ritorno al passato. Bisogna guardare avanti”.

Alemanno non usa giri di parole e avverte: “Un ritorno al passato non è digeribile. E Berlusconi deve accettare le primarie. Un anno fa abbiamo eletto Alfano con la chiara indicazione di una successione a Berlusconi. E un mese fa l’ufficio di presidenza ha deciso di svolgere le primarie. Adesso non possiamo dire che abbiamo scherzato”. Chiude con la richiesta di un “chiarimento negli organi ufficiali del partito”.

E il Cav.? Per ora si affida alla nota in cui corregge il tiro per frenare le fibrillazioni interne ma procede spedito a lavorare sul progetto politico da mettere in campo nei prossimi mesi. Ieri a Villa Gernetto si sono gettate le basi per quello che potrebbe essere uno dei temi-chiave della campagna elettorale: le ricette anticrisi. Summit blindato e rigorosamente a porte chiuse promosso da Antonio Martino, tra i fondatori di Fi, con pochi altri eletti: un pool di economisti (pare anche un premio Nobel) e alcuni forzisti della prima ora. 

E il fatto che il summit cada nel giorno in cui lo spread sfiora quota 500, rafforza il convincimento nel Cav. che si debba puntare decisamente sui grandi nodi economici: come uscire dalla crisi, l’euro, una nuova Europa ‘meno tedesca’ e le misure per la crescita. Primo step di un’analisi più articolata da riprendere tra un mese. In attesa di capire cosa succederà in Europa.